Folclore e folclorismo: la lezione di Gramsci

1 Marzo 2019
[Francesco Casula]

La Sardegna spesso è stata “folclorizzata” dagli stessi sardi, in una sorta di ripiegamento su se stessi, o nella esibizione di una straripante diversità.

Per non parlare degli “stranieri” che si sono affacciati a guardarla e ne hanno subito il fascino, segnando talvolta nei loro taccuini cose inesistenti: a questo riguardo rimando al bel romanzo Assandira di Giulio Angioni o a Tarquinio Sini, noto soprattutto come pittore e caricaturista dai tratti rapidi ed essenziali (Sassari 1891 – Cagliari 1943), che – in un romanzo dal titolo A quel paese… Romanzo moderno -ad imitazione di molti altri- per uso esterno (Ed. S.E.I. Cagliari, 1929) – si diverte ironicamente a rivelare ai non sardi l’immagine di quella che essi ritengono sia la vera Sardegna, quella infestata da terribili banditi pronti a sparare e a uccidere, con indosso il classico costume sardo: con la berretta infilata sulla testa che non ha mai conosciuto le forbici del coiffeur, il sottanino di orbace e le brache bianche… i turisti davanti a questi ceffi, dai barboni arruffati, passano da una emozione all’altra… chi viene in Sardegna in cerca di emozioni e prova tutto ciò può chiamarsi fortunato, scrive Sini. E questa è la Sardegna che vogliono i turisti, sembra dirci. E quando l’Isola non risponde alle aspettative dei vacanzieri, magari ricchi ed annoiati, la si “maschera” riportandola al passato o a un’immagine che tale si ritiene abbia avuto.

Ecco a questo proposito un passo del romanzo, in cui il maître dell’albergo: dopo una notte insonne, una di quelle notti che portano consiglio, impartisce ordini e contrordini al suo personale. Questa siepe di fichi d’india di qua! Quest’altra di là, più su più giù! Questi asinelli? In ordine sparso: un po’ ovunque. Via fatemi sparire quel camioncino! Al suo posto un carrettino… bravo! Il somaro più rognoso. Adesso incominciamo ad andar bene! Il Nuraghe lassù: sulla collina al centro. Oh benissimo!… E il paesaggio sardo prende subito quel caratteristico aspetto della vera Sardegna, di quella Sardegna che tutti conoscono senza aver mai visto e che soltanto i trucchi del modernismo invadente tentano occultare.

Ma manca ancora qualche cosa: ecco allora che “bisogna far passare qualche numeroso gregge da queste parti…” afferma ancora il maître. “E dopo qualche istante… ecco il colore locale. E anche l’odore. La Sardegna – signori miei – dopo tanti anni si risveglia e senza lavarsi la faccia si rimette in cammino. Così la vogliono i poeti e i curiosi di là dal mare. Sia fatta la loro volontà!.

È questa la conclusione, fra l’ironico e il melanconico e l’amaro, del romanzo di Sini. Siamo nel 1929 ma pare che le cose oggi non siano cambiate granché. Il tema è stato analizzato anche da Gramsci segnatamente nelle Lettere dal carcere: in cui distingue e separa nettamente il folclore dal folclorismo.

Sì, le tradizioni popolari: le canzoni sarde che cantano per le strade i discendenti di Pirisi Pirione di Bolotana … le gare poetiche… le feste di San Costantino di Sedilo e di San Palmerio … le feste di Sant’Isidoro”. Sai – scrive dal Carcere in una lettera alla mamma il 3 Ottobre 1927 – che queste cose mi hanno sempre interessato molto, perciò scrivimele e non pensare che sono sciocchezze senza cabu nè coa.

In altre opere Gramsci ribadirà che il folclore non deve essere concepito come una bizzarria, una stranezza o un elemento pittoresco, ma come una cosa molto seria. Solo così – fra l’altro – l’insegnamento sarà più efficiente e determinerà realmente una nuova cultura nelle grandi masse popolari, facendo sparire il distacco fra la cultura moderna e la cultura popolare o folclore. In altre occasioni sottolinea ancora che folclore è ciò che è, e occorrerebbe studiarlo come una concezione del mondo e della vita, riflesso della condizione di vita culturale di un popolo in contrasto con la società ufficiale.

Quello che invece Gramsci critica è il “folclorismo“, ovvero: l’abbandono all’isolamento storico e a una cultura arbitrariamente privata di ogni residua mobilità, che definisce, malattia mortale di una cultura disattenta ai significati progressivi della esperienza popolare e invece esaurita nel rispecchiamento della vita passata,nella celebrazione di quei «valori» che disturbano meno la morale degli strati dirigenti e rendono in questo senso più facili tutte le «operazioni conservatrici e reazionarie», legando viepiù il folclore «alla cultura della classe dominante » .

In altre lettere – per esempio in quelle del Novembre del 1912 e 26 Marzo del 1913 alla sorella Teresina – chiede notizie su parole in sardo logudorese e campidanese e alla madre – nella lettera del 26 Febbraio del 1927 – si figura di rinnovare una volta libero e tornato al paese il grandissimo pranzo con culurzones e pardulas e zippulas e pippias de tzuccuru e figu siccada. In un’altra lettera del 27 Giugno 1927 le chiede di mandargli la predica di fra Antiogu a su populu de Masullas. E al figlio Delio che parlava russo e italiano e cantava canzoncine in francese avrebbe voluto insegnare a cantare in sardo: lassa su figu, puzzone.

Ma il “Sardo“ di Gramsci non si ferma qui: alle pardulas e ai bimborimbò delle feste paesane, pure importanti. Il suo rientrare insistente nella lingua materna non è un fatto solo sentimentale. Va ben oltre. Voglio ricordare che nei primi mesi di vita studentesca nella Facoltà di Lettere a Torino i suoi interessi si rivolgono in modo particolare agli studi di glottologia, di qui le sue ricerche sulla lingua sarda e il suo proposito di laurearsi, con il suo grande maestro Matteo Bartoli, proprio in glottologia. O basti pensare che si fa scrivere da due bolscevichi della “Sassari“ lo slogan della futura rivoluzione in Sardegna:” Viva sa comune sarda de sos massajos, de sos minadores, de sos pastores, de sos omines de traballu” (“Avanti”, edizione piemontese del 13 Luglio 1919).

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI