A quando una vera politica ambientale a Cagliari?

1 Aprile 2019
[Stefano Deliperi]

Alla fine dell’agosto 2017 un imbecille cafone non ebbe di meglio da fare che imbrattare la cinquecentesca Torre spagnola sulla spiaggia del Poetto con i suoi deliri pseudoartisticiIl sindaco di Cagliari Massimo Zedda, giustamente, interessò la Procura della Repubblica per i reati commessi contro “uno dei simboli di Cagliari” e affermò testualmente: “Faremo in modo, con gli altri enti competenti, di riportare la torre al suo stato originario”.

E’ passato un anno e mezzo e lo sconcio è ancora lì, a deturpare “uno dei simboli di Cagliari”, nonostante più richieste d’intervento. E’ un po’ il motivo conduttore degli 8 anni di politica ambientale dell’Amministrazione Zedda al Comune di Cagliari: spesso ottime intenzioni, ma i fatti più volte han tardato ad arrivare.

Intendiamoci, Cagliari in questi anni ha fatto incredibili (per la sonnolenta realtà kasteddaia) passi in avanti rispetto alla stagnazione brezneviana propria della precedente Amministrazione Floris, naturalmente anche nel campo ambientale, basti pensare al completamento della positiva sistemazione del Poetto comprensiva della riconduzione a legalità dei “baretti”, in precedenza autentico far westBasterebbe questo per connotare come “positivo” un mandato amministrativo, ma l’apprezzamento del miglioramento delle condizioni complessive si avverte dal complessivo clima della città, elemento dato anche dall’aumento esponenziale delle presenze turistiche di italiani e stranieri negli ultimi anni.

Molte comunque le critiche, soprattutto quando si vuole una città a misura propria: “troppe piste ciclabili” per alcuni, “troppo poche piste ciclabili” per altri, “voglio i cassonetti per i rifiuti” per alcuni, “finalmente una migliore raccolta differenziata” per altri e così via. In realtà, il limite più evidente – cioè il limite da superare nei prossimi anni – sembra esser proprio nella lunga gestazione dei risultati dopo annunci, proposte e programmi. Qualche esempio. A Cagliari si attende ancora l’adeguamento del piano urbanistico comunale (P.U.C.) al piano paesaggistico regionale (P.P.R.), in vigore dal 2006: in proposito c’era il nulla fino a quando (ottobre 2017) l’assessore comunale all’urbanistica uscente Francesca Ghirra non ha presentato le linee di indirizzo poi approvate dal Consiglio comunale.

Ciò ha significato continuare a far scorrere i fiumi di cemento tanto cari ai palazzinari cagliaritani nei pochi spazi lasciati liberi, un’eredità mattonara dell’ amministrazione comunale Floris di ben 1.192.935 metri cubi di volumetrie residenziali approvate nella consiliatura 2006-2011, in gran parte nelle famigerate “zone BS3*” del P.U.C. vigente con un vero e proprio massacro di verde pubblico servizi nell’area urbana, ben poco evidenziato da un piano del verde piuttosto carenteE parecchi di questa miriade di interventi edilizi, spesso e volentieri di carattere speculativo, oggi sono invenduti e nemmeno affittati, con buona pace dell’aristocrazia mattonara della Città del sole, che continua a proporre pesanti interventi edilizi persino in centro storico.

A Cagliari manca ancora una seria gestione delle aree naturalisticamente importanti, protette o meno. Basti vedere l’assurda insistenza – foraggiata con parecchio denaro pubblico – per un autentico “parco-minestrone” che avrebbe dovuto mettere insieme la gestione dell’attuale parco naturale regionale di Molentargius, lo Stagno di S. Gilla e la Sella del Diavolo, quando non si riesce a gestire bene nemmeno quanto già esistente (l’area protetta di Molentargius, un “sentiero natura” a S. Gilla) e nemmeno a impedire il degrado della Sella del Diavolo da una fruizione irrispettosa (e illegale) del grande valore naturalistico del promontorio simbolo di Cagliari. A Cagliari si aspetta ancora la concreta valorizzazione della più importante area archeologica sepolcrale punico-romana del Mediterraneo, il Colle di Tuvixeddu.

E’ pur vero che il lungo e perdurante contenzioso fra la Regione autonoma della Sardegna e il Gruppo immobiliare Cualbu, titolare di buona parte dell’area, ritarda ogni azione, ma è anche innegabile che il Comune potrebbe e dovrebbe premere di più per la tanto attesa conclusione dell’accordo di copianificazione Stato-Regione-Comune sul futuro dell’area e, soprattutto, avrebbe dovuto e dovrebbe valorizzare (in senso positivo) a fini turistici un bene assolutamente unico e straordinario attraverso un’adeguata politica di promozione turistica e iniziando, banalmente, con il mettere le necessarie indicazioni stradali.

A Cagliari, insomma, è necessario far seguire i fatti alle parole in tempi ragionevoli, chiunque sia il nuovo sindaco.

Stefano Deliperi coordina il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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