Erol Aydemir in sciopero della fame per la liberazione di Ocalan
1 Aprile 2019[red]
Dal 21 marzo, il trentenne kurdo Erol Aydemir, a Cagliari dove si trova in attesa di potersi iscrivere alla Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, ha iniziato il suo sciopero della fame insieme alle centinaia di donne e uomini che nel Kurdistan, in Europa ed in altre parti del mondo rivendicano la fine dell’isolamento e la liberazione di Abdullah Ocalan, imprigionato da vent’anni nell’isola-carcere di Imrali, nel Mar di Marmara.
Per i kurdi, Ocalan è il Nelson Mandela della Turchia, è la guida riconosciuta da milioni di persone, nonché il principale Ispiratore della lotta di resistenza per la libertà, la pace e la democrazia in Turchia, Iran, Iraq e Siria.
Il grande leader di quante e quanti hanno prima resistito agli attacchi dell’ISIS, nel Nord della Siria e poi sconfitto le armate dei tagliagola prezzolati fino a determinarne la cacciata da tutta l’area siriana. Ocalan – dicono i kurdi – è l’anima del nostro popolo, è il popolo kurdo, senza di lui non saremo mai liberi. Erol Aydemir ha seguito le sue compagne e compagni iniziando la sua protesta non a caso il 21 di marzo, il giorno del Newroz, la grande Festa tradizionale che in Kurdistan, da anni è diventata la più grande occasione per esprimere l’orgoglio identitario di quel popolo e la più grande opportunità per gridare le loro rivendicazioni di pace, democrazia e libertà.
E sono proprio le loro rivendicazioni per un modello di società alternativo a quello degli Stai feudali e patriarcali del Medio Oriente ma anche del capitalismo moderno che terrorizzano i despoti di quell’area geografica, in testa il dittatore turco Erdogan. Erol Ayder ha scelto di iniziare proprio a Cagliari il suo sciopero della fame per la “particolare somiglianza tra sardi e kurdi”, la grande solidarietà che i sardi hanno dimostrato e dimostrano verso il suo popolo e la loro capacità di meglio comprendere le ragioni della loro resistenza secondo la filosofia del Confederalismo Democratico di Ocalan.
Procede quindi l’estrema protesta dei kurdi che, vale ricordare, hanno sconfitto il terrorismo dell’ISIS in Siria, nel quasi totale silenzio dei paesi occidentali, tra cui l’Italia condizionata dai rapporti politici, militari e commerciali (anche di armamenti) con la Turchia di Erdogan, grande nemico di quel popolo che, non si stanca di gridare “combattiamo per la civiltà del mondo intero”. Tra le conseguenze della protesta, ad oggi si registra il decesso di cinque persone, una in Germania e quattro nelle carceri turche, in attesa di una risposta dalla comunità internazionale.
7 Aprile 2019 alle 01:09
ciao. Questo ragazzo il mio amico di Toscana.Sono Turco ma lui e mio amico. tanti amici in sardegna. La mia moglie e Toscanese and sono parlo un po l”italiano. please send me regards to Erol.