Al teatro lirico di Cagliari
1 Gennaio 2008Annamaria Janin
Anche il lirico di Cagliari adesso sfoggia il suo bravo acronimo (MAT – Musica Arte Teatro) e inaugura un progetto nuovo e ambizioso dove le arti visive abbiano un loro ruolo nella programmazione complessiva del Teatro. Così, dopo anni di mostre personali tutte da dimenticare, in questi giorni (fino al 27 gennaio) è stata avviata la prima collettiva del nuovo corso: “Ritratto/autoritratto- declinazioni d’artista”, diciotto partecipanti di estrazione eterogenea, ed eterogenei curricoli professionali, tutti promossi artisti per l’occasione.
Un’infilata magniloquente di grandi quadri, tutti delle stesse dimensioni, sistemati in modo da rifiutare sdegnosamente una visione corretta e qualunque interpretazione critica, in favore di un’accattivante vocazione al consumo distratto.
Ma è davvero così pretenzioso, riduttivo e confuso il panorama artistico isolano, come appare dai quadri esposti nel foyer del teatro cagliaritano? Penso che si possa senz’altro dire di no: è quella mostra – le scelte che propone, e come le propone – a rappresentarlo così.
Ma vediamo perché, a cominciare dall’allestimento. Che, dato lo spazio dispersivo e difficile dovuto alla successione di atrii anditi e vestiboli del teatro, pone in partenza problemi non indifferenti. Tra parentesi non si capisce perché, date queste difficoltà ambientali, cui si aggiungono quelle economiche conseguenti alla riduzione drastica dei finanziamenti, ci si ostini a volervi allestir mostre. Tanto più che Cagliari ha già molti spazi espositivi; fin troppi, considerate le dimensioni della città e considerata la difficoltà che nel tempo si è manifestata nel formulare e mantenere una programmazione decente.
Ma, tornando al Teatro Lirico, dal momento che il nuovo progetto era firmato dalla rappresentante del Governo nella Fondazione, Gabriella Locci – conosciuta per la garbata eleganza delle formule espositive ideate in altre occasioni – si sperava che potesse esser trovata la soluzione giusta anche per quello spazio poco felice. E in un certo senso, o meglio, da un punto di vista complessivo, la curatrice l’ha trovata: raggruppando tutte le opere nel foyer e raccordandole tramite un fondale nero che corre orizzontalmente ad accoglierle, le une poste accanto alle altre senza soluzione di continuità. Di primo acchito innegabilmente un colpo d’occhio appagante: perché è vero che nel suo complesso quel continuum nero, accompagnato dall’alternarsi cadenzato di bianchi pannelli esplicativi, ha una sua eleganza. Ma è anche vero che contraddice ad una delle regole più elementari della grammatica espositiva: secondo cui per fare da sfondo alle opere pittoriche è assolutamente sconsigliabile il nero (che deprime i colori) ma sono auspicabili colori chiari, preferibilmente il bianco.
Venendo alle opere esposte però (senza entrare nel merito della valenza qualitativa di ciascuna, che meriterebbe un discorso a parte) non si può sorvolare almeno sulla scelta delle stesse che sembra ispirata a criteri, per alcune di casualità e per altre di opportunità, più che di pregnanza artistica. E, ancor più, non è il caso di sorvolare sulla sistemazione delle stesse, accostate e quasi addossate le une alle altre senza alcuna pausa che ne permetta una fruizione decente, quasi fossero gigantesche tessere di un improbabile puzzle.
A conclusione di tutto ciò non si può non rilevare il complessivo scarso rispetto manifestato nei confronti delle opere stesse, che stupisce in un’operatrice come Locci, solitamente attenta e consapevole. Se ne deve dedurre che ostinarsi a portare l’arte fuori dai luoghi deputati è un gioco rischioso, che oltretutto non vale la candela: perché voler allargare il pubblico dell’arte è impresa destinata alla sconfitta per una quantità di motivi che non è qui possibile approfondire.
2 Gennaio 2008 alle 13:43
Dell’intervento di A. Janin, sottolineo alcuni passi e aggiungo, per quelli che non potranno andare a vedere l’esposizione, l’elenco degli espositori, così da rendere più chiari i riferimenti ai due ultimi brani sottostanti, estrapolati dal suo testo incontestabile.
N. Condemi De Felice, A. Cuccu, A. Della Maria, M. Alberto Desogus, P. Dessy, A. Fiori, G. Frogheri, G. Ganau, A. Liberati, S. Ligios, A. Mallus, F. Ortu, Ottonello, G. Pintus, R. Rossi, M. Saddi, G. Secchi, P. Tolu,
…-Ma è davvero così pretenzioso, riduttivo e confuso il panorama artistico isolano, come appare dai quadri esposti nel foyer del teatro cagliaritano? Penso che si possa senz’altro dire di no: è quella mostra – le scelte che propone, e come le propone – a rappresentarlo così.-…
…-dal momento che il nuovo progetto era firmato dalla rappresentante del Governo nella Fondazione, Gabriella Locci – conosciuta per la garbata eleganza delle formule espositive ideate in altre occasioni – si sperava che potesse esser trovata la soluzione giusta anche per quello spazio poco felice.-…
…-Venendo alle opere esposte però (senza entrare nel merito della valenza qualitativa di ciascuna, che meriterebbe un discorso a parte) non si può sorvolare almeno sulla scelta delle stesse che sembra ispirata a criteri, per alcune di casualità e per altre di opportunità, più che di pregnanza artistica.-…
…-A conclusione di tutto ciò non si può non rilevare il complessivo scarso rispetto manifestato nei confronti delle opere stesse,-…