Un combattente e medico palestinese amico del popolo sardo

8 Maggio 2020
[Paolo Pisu]

Quasi un mese fa ci ha lasciati Nabeel Khair, medico palestinese, morto a causa del covid 19.  Aveva 62 anni e da poco tempo nominato medico di base a Tonara, dopo essere stato a lungo guardia medica ad Aritzo, Belvì, Gadoni, Laconi e altri paesi delle aree interne. Era benvoluto da tutte le persone che lo conoscevano, ed in particolare dai suoi pazienti, che lo ricordano come un professionista serio, di una umanità straordinaria, sempre disponibile ad ascoltare chi aveva bisogno.

Per questo il cordoglio per la sua scomparsa è stato rimarcato, con tantissimi commenti nei social, anche per non poterlo accompagnare per l’ultimo saluto al suo funerale. Ma già si pensa ad onorarne la memoria quando le ristrettezze poste dalla pandemia saranno superate. Ma Nabeel era conosciuto in Sardegna, da decenni, soprattutto per la sua instancabile attività a favore della causa del popolo palestinese e per la pace.

Io lo conoscevo da quaranta anni, da quando, alla fine degli anni ’70 e poi negli anni ’80, dirigeva i GUPS (giovani universitari palestinesi in Sardegna), poi anche dirigente dei giovani di Al Fatah in Italia, mentre io ero Segretario Nazionale di Democrazia Proletaria Sarda. Vi era in quel periodo una particolare attenzione alle vicende internazionali, alle lotte di liberazione nazionale, alla difesa dei popoli oppressi e senza stato, soprattutto dei giovani.

Inoltre, la violenza dei governi israeliani non aveva limiti e si arrivava ad occupare territori di stati sovrani e limitrofi, ad usare truppe mercenarie per compiere stragi nei campi profughi palestinesi in Libano, come quelle compiute a Sabra e Chatila, nel settembre 1982, dove vennero trucidati oltre 1300 donne, vecchi e bambini. Un fatto che suscitò una grande indignazione nel mondo, con possenti manifestazioni. Senza mai confondere le vicende drammatiche del popolo ebraico con le responsabilità dei governi israeliani, DP Sarda si schierò in difesa dei diritti dei palestinesi a vivere in pace nella loro terra.

Vennero promosse numerose iniziative di ogni tipo : convegni, manifestazioni, sit-in, scioperi della fame, feste con gruppi di bambini e ragazzi dei gruppi folk palestinesi, piantumazione di ulivi per la pace, manifesti e volantini informativi, viaggi per incontrare dirigenti palestinesi e il Presidente Arafat. In tutte queste iniziative era sempre  presente Nabeel e altri palestinesi in Sardegna, con cui mi rapportavo, con i miei compagni, per promuoverle o parteciparvi. Scorrendo il mio archivio, documentale e fotografico, nella parte riservata al popolo palestinese, ho ritrovato tantissimo materiale, che andava oltre la memoria. Ne ricordo alcuni che mi sono rimasti impressi nel tempo : lo sciopero della fame, di oltre cento persone in Italia, nel 1988, per il riconoscimento dell’O.L.P. (organizzazione per la liberazione  della Palestina), come unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese.

Tra i cento che avevano attuato questa grande iniziativa politica vi erano Mario Capanna, Padre Giulio Girardi e anch’io, come rappresentante di DP Sarda. La nostra sede di Cagliari era sempre un via vai di giovani e non mancavano Nabeel, Samir, Fawtzi e altri. Questa forma di lotta non–violenta  durò 11 giorni e servì ad avviare in maniera definitiva il riconoscimento dell’OLP ; altro momento significativo è stato, nel 1983, il viaggio,  di solidarietà ed incontro col Presidente Arafat e il suo straordinario “ Ministro degli esteri “ Faruk Gaddumi a Tunisi,  dopo la cacciata dell’OLP dal Libano, di una delegazione di DP e DP Sarda, composta da Giovanni Russo Spena e da me.

Ci accompagnarono Nemer Hammad, ambasciatore dell’OLP in italia e Alì Rachid, primo segretario. Su questo viaggio ci sarebbe da raccontare tanto, per la ricchezza degli avvenimenti: dai contatti con i servizi italiani e Tunisini, il rocambolesco tragitto notturno, cambiando macchine e furgoni, fino ad arrivare al buio nel rifugio del capo palestinese Arafat, vicino a Cartagine, protetto da ragazzi e ragazze, che ci accolse con grande entusiasmo,  ringraziandoci per essere la prima delegazione che gli faceva visita, dopo il bombardamento del suo rifugio da parte dell’aviazione israeliana, conclusosi con l’uccisione del numero due dell’OLP; un altro momento molto importante, in particolare per il coinvolgimento popolare, è stata la scelta dell’ANCI Sardegna, di cui era Presidente Linetta Serri, di realizzare il progetto Sardegna – Palestina, di cui ero responsabile nell’esecutivo regionale, che consisteva nel contribuire a realizzare una scuola d’infanzia per bambini e la biblioteca.

In questa iniziativa c’era, nel 2001, anche il gemellaggio tra Laconi e Beit Sahour (che noi conosciamo come Villaggio dei Pastori), vicino a Betlemme. Conserviamo una bellissima foto dove col Consiglio comunale in Piazza, la popolazione, il Parroco Padre Giovanni Zedda e i frati del Convento di Laconi dei Cappuccini, vi era il Sindaco di questa cittadina Fuad Kokaly, il primo segretario dell’ambasciata dell’OLP Alì Rachid e Padre Ibrahin Faltas, rappresentante dei Francescani in Terrasanta, che celebrò anche la Messa.

Presente anche a questo incontro (e mio prezioso consigliere), Nabeel, che non intervenne. Questo mi colpì molto, dopo l’impegno che aveva profuso, facendomi capire che a lui non interessava apparire, ma soltanto raggiungere concreti risultati per la causa palestinese, la pace e la fratellanza tra i popoli ;  ancora una ulteriore occasione si presentò dal 9 al 16 settembre 2003, con il progetto dell’Anci nazionale “ Scendiamo in campo…per la pace “, che consisteva nel viaggio della squadra nazionale di calcio dei  Sindaci italiani, che dovevano giocare tre partite di calcio, con israeliani, palestinesi e una mista israelo-palestinese.

Eravamo presenti anche Sindaci italiani che avevano progetti e gemellaggi in Palestina.  In quella circostanza ci furono tanti incontri importanti, con Peres a Telaviv e Arafat a Ramallah, con rappresentanti dei cristiani, ebrei e mussulmani e tanti Sindaci dei due popoli, in tante feste popolari organizzate per la nostra accoglienza. Momenti bellissimi, di straordinaria fratellanza e sincera amicizia. Ci fu anche qualche frizione con alcuni Sindaci e ufficiali oltranzisti israeliani,  a causa di termini poco appropriati nei confronti dei palestinesi e l’arroganza di alcuni ufficiali  ai posti di blocco, tanto da non consentirci di entrare a Gerico, urlandoci che noi italiani eravamo amici dei palestinesi.

Nabeel era nato a Beit Sahour, da dove nei giorni scorsi mi sono arrivati messaggi di tanti amici e di suo fratello, che verrà in Italia non appena possibile. Ci sarebbero tanti altri momenti, politici e personali, da raccontare della lunga e straordinaria amicizia con Nabeel, un vero combattente della causa del suo popolo, da partecipante alle iniziative della Tavola Sarda della Pace, in particolare alle Marce Gesturi – Laconi.  Nabeel è stato un grande  uomo politico, determinato nella lotta ma anche molto equilibrato, tanto da essere nominato Vice presidente delle Comunità Palestinesi in Europa.

Concludo ricordando il dolore di Nabeel e della sua famiglia per la scomparsa, nel novembre 2014, della figlia Jasmine, a causa di un incidente domestico in Giordania. Alla moglie Rita, ai suoi due figli Fuad e Samar, la mia vicinanza e l’impegno a ricordare Nabeel quando verrà superato questo momento di ristrettezze personali, a causa del Covid 19.

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