Libertà o morte

8 Marzo 2021

[Gianfranca Fois]

Libertà o morte, esclama Sophie, eroina di una commedia di Olympe de Gouges. E queste due parole racchiudono la vita della stessa autrice.

Siamo nella Francia della Rivoluzione e de Gouges si batterà con tutto il suo ingegno e con la forza delle sue idee per difendere la Rivoluzione, i suoi valori e i diritti delle donne sino a quando verrà ghigliottinata nel novembre del 1793 dopo una condanna per alto tradimento.

Contemporanea della più famosa Mary Woollstonecraft è rimasta sconosciuta ai più sino a tempi relativamente recenti, in Italia poco numerosi sono gli studi a lei dedicati. Se andiamo a cercare notizie su di lei in Wikipedia la troviamo con la definizione commediografa. Per questo è opera meritoria quella di Annamaria Loche che ha proprio in questi giorni pubblicato un libro a lei dedicato: La Liberté ou la mort. Il progetto politico e giuridico di Olympe de Gouges edizione Mucchi.

Si tratta di un testo estremamente interessante anzitutto perché fa conoscere a un pubblico più ampio una donna che può essere sicuramente considerata una dei più importanti punti di riferimento teorico del femminismo, in secondo luogo perché accende i riflettori su una donna che si è spesa sino alla morte per le sue idee e ne ricostruisce le tappe della vita, dell’esperienza filosofica e politica, dell’impegno a favore delle donne, dei neri, dei poveri e dei malati.

Importanti sono state nel suo percorso le commedie che risentono del clima illuministico che si respirava allora in Francia e attraverso le quali diffonde le sue idee, una sorta di teatro civile in cui vengono discussi argomenti politici e sociali come, per esempio, il problema della schiavitù nell’opera Zamor et Mirza ou L’esclavage des noirs. Questa commedia le attirò l’ostilità delle classi più abbienti che infatti boicottarono la sua rappresentazione.

Se in campo strettamente politico de Gouges ebbe posizioni moderate, monarchica prima poi, dopo la fuga del re nel 1791, repubblicana girondina, nel campo sociale fu radicale con aspetti di modernità notevoli e innovativi, dalla difesa degli oppressi e degli indigenti alla posizione contro la pena di morte, la guerra e l’uso della violenza nella lotta politica.

Nella sua opera più famosa, Déclaration des droits de la femme e de la citoyenne, ci ricorda Loche, demistifica l’universalismo che tende a utilizzare in modo neutrale il termine maschile homme anteponendogli il termine femme. In questo modo però, continua Loche, de Gouges non intende contestare l’universalismo giusnaturalistico dei rivoluzionari ma correggerlo e reinterpretarlo ricordando che non bisogna ignorare la specificità femminile.

Ma è soprattutto alle donne che si rivolge, niente può giustificare l’oppressione delle donne da parte degli uomini ma nello stesso tempo la donna sarà libera solo se prenderà in mano il proprio destino e si batterà in prima persona per conquistare i propri diritti, si potrà in questo modo realizzare un profondo rinnovamento dei costumi di cui beneficeranno tutti indistintamente.

La conquista dell’autonomia economica le consentirà anzitutto di essere indipendente e di partecipare attivamente ai diritti e doveri su un piano di uguaglianza all’interno della società.

Nella Déclaration dopo una dedica, alla regina Maria Antonietta, e un preambolo, inizia il raffronto con la Déclaration des droits de l’homme, articolo per articolo con un

sapiente gioco che mette in evidenza le sue idee e gli argomenti a sostegno. Loche li analizza dando conto della complessità del pensiero di de Gouges ma pure degli spunti innovativi, che interessano anche le donne e gli uomini dei nostri giorni che troveranno nella lettura questioni che ancora, più di due secoli dopo, vengono dibattute.

Scaturisce così da una parte un’uguaglianza fra i due sessi dall’altra una posizione di superiorità della donna basata sulla bellezza e sulla sua capacità di generare, quindi la capacità di sopportare grandi sofferenze.

Molto interessante e attuale è l’osservazione che de Gouges fa a proposito delle donne dell’ancien régime, per le quali distingue le appartenenti alle classi più elevate da tutte le altre destinate a una sorte molto diversa. Alle prime riconosce di aver avuto un ruolo importante nella società ma sempre all’interno di un’ottica maschile che ne ha determinato comunque ruoli tutto sommato subalterni.

La figura di Olympe de Gouges è estremamente affascinante e Loche ci restituisce la sua immagine coraggiosa ma soprattutto capace di una forte autonomia intellettuale: è autonoma quando assume una posizione diversa da Jean Jacques Rousseau che pure è il filosofo, insieme a Helvetius, cui fa maggiormente riferimento, ma che sosteneva l’inferiorità delle donne.

È autonoma quando vede lucidamente che la Rivoluzione nella sua evoluzione rischia di annullare quanto le donne hanno saputo conquistare nella fase girondina e in particolar modo la possibilità per una donna di essere proprietaria, di avere un lavoro e di poter quindi partecipare alla vita economica.

Sino alla fine nell’epoca del Terrore Olympe de Gouges sosterrà consapevolmente le sue idee anche di fronte a Robespierre e a Marat che saranno oggetto di pamphlet dai toni accesi sino a quando la ghigliottina metterà fine alla sua vita.

Se Annamaria Loche ci rimanda la storia intellettuale e politica di de Gouges, Thomas Casadei, nella sua postfazione, coglie e tratteggia la sua figura dandole corpo e parola e inserendola nel clima di disprezzo e calunnie creato nei confronti di una donna che non ha voluto stare zitta, in silenzio, ma ha preso la parola con determinazione, audacia e anche con ironia.

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