Fedez e diritti

1 Maggio 2021

[Loris Campetti]

Domanda: se Fedez avesse parlato a sostegno dei lavoratori sfruttati e umiliati da Amazon avrebbe riscosso da parte dei media la stessa attenzione di quella ottenuta parlando del disegno di legge Zan?

E avrebbe raccolto lo stesso sostegno trasversale (a parte la destra omofoba) che gli ha garantito il duello ingaggiato con la Rai? Le cose più stupide che può fare la sinistra sono l’inseguimento delle priorità dettate dai media e, soprattutto, la contrapposizione tra diritti sociali e diritti civili, come se si fosse costretti a scegliere tra gli uni e gli altri perché non si può mica battersi per tutti i diritti, sarebbe un’esagerazione. Risultato: a chi viene negato il lavoro, a chi lavora ma gli viene negata una rappresentanza e persino una sponda politica, ora viene tolta persino la rappresentazione perché ai media e alla sinistra del significato del 1° Maggio non frega più niente. Senza rappresentanza, senza rappresentazione. Le cronache sul 1° Maggio 2021 in tempo di pandemia parlano solo del duello Fedez-Rai.

Io non ce l’ho con Fedez, ce l’ho con tanta informazione e tanta sinistra – non solo politica ma anche sociale – che persino il giorno del 1° Maggio riesce a dimenticare i lavoratori. Avete letto cronache sulla giornata a loro dedicata da 123 anni? Avete sentito, l’indomani del 1° Maggio, da parte di chi dovrebbe rappresentare i lavoratori, appassionati appelli a sostegno delle lotte condotte da chi lavora per emanciparsi da una condizione di sfruttamento e di vecchie e nuove schiavitù? Assordante silenzio, in un momento, poi, in cui ai posti di lavoro bruciati dalla pandemia rischiano di aggiungersene altrettanti grazie alla decisione del governo Draghi di riconsegnare ai padroni il diritto di licenziare chi per più di un anno si è battuto per salvare lavoro e imprese mettendo a rischio la propria salute e la stessa vita. Poi ti chiedi come fanno gli operai ad abbandonare in massa un centrosinistra insediato ormai soltanto tra i ceti sociali più agiati.

Non ce l’ho con Fedez, il rapper, l’influencer; lui fa il suo mestiere che è quello di accumulare consenso e ricchezza. Se parla giustamente contro l’omofobia leghista ma non contro lo sfruttamento di Amazon dal palco del 1° Maggio è perché è il più importante testimonial di questa società che fa soldi a palate con la pandemia e costringe gli autisti che consegnano i suoi pacchi a fare la pipì nella bottiglia per non rallentare la catena del profitto. In altre parole, Amazon lo paga e non si può sputare nel piatto in cui si mangia.

Trovo altrettanto indecente chi, a sinistra, se ne fotte dei diritti sociali perché quel che conta è il lavoro e il resto è roba per fichetti e borghesi, perché l’unica contraddizione è quella capitale-lavoro. Come se l’operaio non fosse maschio o femmina, etero o gay o lesbica, bianco o nero o giallo, credente o ateo, giovane o anziano. Come se non avesse a che fare con le conseguenze della devastazione ambientale, così come Greta Thunberg e come tutti.

Ultima domanda: può, oggi, il concertone – e per di più declassato a online, e per di più appaltato – rappresentare i volti, le sofferenze, le contraddizioni, la precarietà del mondo del lavoro, di chi ce l’ha, di chi non ce l’ha più, di chi vorrebbe averlo, di chi l’ha pagato con la vita, di chi lo fa da clandestino?

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