Cosa dicono le madri contro la repressione
7 Maggio 2021[red]
Pubblichiamo il resoconto della conferenza stampa organizzata ieri mattina davanti al Tribunale di Cagliari dalle ‘Madri contro la Repressione e contro l’Operazione Lince’, un gruppo composto dalle madri dei giovani coinvolti nelle udienze e dagli attivisti e dalle attiviste contro l’occupazione militare in Sardegna, la produzione di armi e la repressione.
Mentre plaudiamo all’iniziativa della candidatura al riconoscimento da parte dell’Unesco del patrimonio nuragico, non possiamo non pensare, tuttavia, alla contraddizione della contestuale permanenza delle basi militari che con i loro mezzi solcano la terra, il mare e il cielo della Sardegna e il patrimonio nuragico viene preso come bersaglio durante le esercitazioni (leggere Unione Sarda 8 settembre 2014 “A Capo Teulada bombardati 13 nuraghi).
Abbiamo voluto indire come Madri contro la repressione – contro Operazione Lince questa Conferenza stampa per comunicare ciò che stiamo portando avanti da circa due mesi, ogni giovedì e, cioè, informare le cittadine e i cittadini della Sardegna, ma non solo, su quanto sta avvenendo nella nostra Isola in tema di repressione delle manifestazioni del dissenso verso la presenza, da più di 60 anni, delle installazioni militari in Sardegna e contro le relative devastanti esercitazioni che avvengono in questo territorio. Vogliamo informare che 45 persone non possono manifestare legittimamente il loro dissenso per le Basi militari. Non si tratta qui di una difesa dell’operato di questi figli, che sono figli anche di madri ideali e non solo biologiche, si tratta di informare e destare le coscienze su ciò che succede ogni giorno in certe zone della Sardegna, in particolare, ma, si può dire, in tutta l’Isola.
A parte le decennali contestazioni della presenza delle servitù militari (ricordiamo il Presidente della Regione Mario Melis), più di recente un nuovo ciclo del dissenso da parte del movimento anti Basi si può far coincidere con diverse iniziative tra cui:
– Settembre 2014 -l’imponente manifestazione svoltasi a Capo Frasca, organizzata dal movimento indipendentista-antibasi, spinta e supportata dall’Unione Sarda, appoggiata da una grande fetta di popolazione sarda di varia appartenenza ed estrazione sociale, anche sull’onda dell’incendio causato a Capo Frasca durante le esercitazioni militari di qualche settimana prima.
-Autunno del 2014 nasce il Comitato studenti contro l’occupazione militare che, nel giugno 2016, promuoverà A Foras.
–2 giugno 2015 manifestazione indetta dalla Rete No Basi “Nè Qui Nè Altrove”.
-11 Giugno 2015 manifestazione presso la base di Decimomannu contro esercitazione militare STAREX. Tale esercitazione fu però annullata in maniera preventiva.
-3 novembre 2015 a Teulada, iniziativa contro la Trident Juncture con cui vengono bloccate dal Movimento le esercitazioni internazionali più imponenti dalla 2^ guerra mondiale.
-In precedenza furono emessi, preventivamente, numerosi fogli di via a persone che fecero sopralluoghi x chiedere poi le autorizzazioni per la manifestazione di Teulada).
– 4 Marzo 2016 perquisizione di case e locale di un Circolo Culturale a Cagliari, con nulla di fatto.
– 2 giugno 2016 da questa data ogni anno migliaia di persone hanno manifestato a Cagliari in grandi manifestazioni di piazza che si concludevano con lo spettacolo di artist* sard* contro l’occupazione militare.
– 28 aprile 2017 (Sa Die e sa Sardigna) viene chiesta e ottenuta l’autorizzazione per una manifestazione a Quirra ma il corteo non partì perché venne bloccato con circa 500 persone.
Numerosi Campeggi con tavoli di lavoro specifici e approfondimenti, diverse centinaia di assemblee, presentazioni di studi sulle conseguenze delle basi nei territori espropriati, proiezioni, concerti e manifestazioni sono una piccola parte dell’”armamentario” di cui il movimento contro l’occupazione militare si è dotato.
Questa premessa è necessaria per affermare che si è trattato sempre di manifestazioni organizzate e preparate con assemblee pubbliche e alla luce del sole con lo scopo di coinvolgere, informare e sensibilizzare alle problematiche delle occupazioni militari ampi strati di popolazione. E, purtroppo, non tutti i Sardi sono a conoscenza di ciò che avviene nel territorio della propria Isola. C’è in giro molto sopore, non conoscenza, disinteresse, profondo individualismo.
I vertici militari si sono, però, evidentemente infastiditi per le legittime contestazioni e la condanna delle conseguenze della presenza delle Servitù Militari. In questo contesto sono iniziate le indagini della Procura di Cagliari la cui chiusura ha portato ad accuse, verso 45 persone, che vanno, in un crescendo spropositato, da reati connessi alle manifestazioni di piazza, fino alle accuse gravissime di associazione con finalità di terrorismo per 5 degli accusati.
Questa è l’Operazione Lince. Si evoca da una parte il terrorismo, che ha connotazioni ben precise, inesistenti nell’attività del movimento e, d’altra parte, altre accuse mosse cozzano invece con l’equiparazione ai terroristi.
Evidentemente si vuole tenere sotto controllo un certo numero di persone attive, libere e pensanti, perseguendole nel loro manifestare la forte contrarietà alla presenza e alle attività di basi militari e di particolari esercitazioni. Ma questa non è libertà. E’, quanto meno, sconcertante e paradossale definire terroristiche le manifestazioni di legittimo dissenso nei confronti dell’occupazione militare, quando l’impegno e il peso delle basi militari in Sardegna evidentemente è enorme:
– Circa l’1,5% della superficie della Sardegna è interessata dalla presenza di servitù militari ma, si può dire che, per il tipo di esercitazioni aeree condotte, in determinati periodi dell’anno , ne è interessata pressocché l’intera isola.
– In Sardegna è presente il 65% circa del totale delle servitù militari presenti in Italia.
– Tra le attività dei diversi poligoni in Sardegna vi è quella dello scoppio dell’ l’80% di tutte le bombe esplose nel territorio nazionale-
– La scarsa densità di popolazione ha consentito la sperimentazione di svariate tipologie di armamenti bellici senza la minima preoccupazione di eventuali ricadute per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente in generale, con scenari tipici da guerra;
– Le Servitù militari hanno portato solo inquinamento, devastazione del territorio e danni alle popolazioni.
L’ Operazione Lince non è un’operazione isolata ma si tratta di un disegno nel tempo (ricordiamo le gravi affermazioni e rivendicazioni di Cossiga e di Pisanu-complotto insurrezionalista) e nello spazio (da nord a sud dell’Italia) per incutere paura nella popolazione e fiaccare il dissenso e le manifestazioni di opposizione all’occupazione militare.
C’è la pretesa che il singolo cittadino non pensi e si ritiri nel proprio privato senza guardarsi intorno e senza giudicare ciò che viene fatto nel territorio e del territorio della sua regione, della sua nazione o dell’intero pianeta: ciò che succede qui in Sardegna può avere ricadute nello Yemen, come ciò che succede a Fukushima ha ricadute anche da noi attraverso l’aria, l’acqua o la catena alimentare.
La pretesa che il singolo cittadino non pensi e si ritiri nel proprio privato non può più appartenere al tempo presente e tanto meno a quello futuro. Non si può reprimere e sopprimere la necessità di contestare legittimamente installazioni, basi o servitù militari che dir si voglia che si esercitano nel nostro territorio in scenari di guerra.
Nella situazione dei 45 accusati potrebbe trovarsi chiunque provi a protestare e a chiedersi perché, ad esempio, ora, in primavera, a Cabras, a Capoterra o comunque lungo la costa sudoccidentale della Sardegna si sentono bombardamenti qui e là. La prossima udienza di Operazione Lince sarà il 14 settembre 2021 ma noi Madri saremo qui davanti al Tribunale di Cagliari ogni giovedì a sostenere i nostri figli.