No alle gasiere: la battaglia unisce Portoscuso e Piombino
21 Luglio 2022[Aldo Lotta]
Quanto accaduto la sera del 17 luglio nella accogliente piazza Chiesa di Portoscuso costituisce un importante segnale di un risveglio di coscienza, consapevolezza, di un’intera comunità della nostra isola nei confronti di politiche sciagurate e selvaggiamente distruttive che la politica nazionale impone e vorrebbe continuare ad imporre con sempre maggiore arroganza, ad interi territori della nazione.
Le dimensioni dell’impianto di rigassificazione che il ministro Cingolani e la SNAM hanno deciso di installare dentro il porto della cittadina, a 800 metri dell’abitato e a fianco di complessi industriali già gravemente impattanti (tra cui la centrale dell’ENEL) sono tali da comportare un potenziale di rischio dirompente (definito, sulla base di valutazioni internazionali, “rischio strage”).
Il processo di rigassificazione necessita di enormi quantità di acqua marina che, dopo una clorazione, è impiegata nel processo di riscaldamento del gas trasferito nel rigassificatore dalle navi gasiere a temperature di -160° C. Acqua che, una volta rigettata in mare, causa una devastante alterazione dell’ecosistema marino sia per la presenza di sostanze tossiche (soprattutto cloro, ma non solo), con formazione di schiume, sia per la drastica riduzione della temperatura del mare.
Il rigassificatore è un impianto “a rischio di incidente rilevante”. In caso di falla ciò che può verificarsi è una immane catastrofe. Il gas liquefatto, infatti, riscaldandosi, passerebbe allo stato gassoso e si espanderebbe molto velocemente. Mescolandosi con l’aria circostante, produrrebbe una miscela infiammabile. L’esplosione potrebbe provocare danni immani fino a svariati chilometri dal punto di sversamento.
E’ del tutto evidente che la presenza di un rigassificatore nelle immediate vicinanze di altri impianti industriali e di una centrale elettrica rappresenta un azzardo difficilmente accettabile da un comune essere pensante.
Per questo, in situazioni analoghe (per esempio, a Livorno in Italia o a Miami in Florida) è stato imposta dalle autorità locali di controllo la collocazione di impianti analoghi ma di dimensioni molto più piccole a decine di chilometri al largo, in mare aperto e con una interdizione alla navigazione di vasta portata. Inoltre, a Trieste la comunità civile si è già mobilitata bloccando la messa in atto di una iniziativa simile.
Ma oggi i nostri governanti mostrano di considerare tutto questo (e le agghiaccianti prospettive per l’intera umanità derivanti dall’ intestardirsi a sfruttare combustibili fossili climalteranti) un male minore rispetto all’ipotesi di opporre un netto rifiuto alle strategie Nato e USA, volte a imporci il loro costosissimo gas di scisto ottenuto con la devastante procedura del fracking. E scelgono a tale scopo Portoscuso e Piombino, due località destinate quindi a rinunciare, oltre tutto, alle loro prospettive di rivalutazione turistica e naturalistica.
Nella piazza di Portoscuso erano presenti almeno duecento persone, ad ascoltare ed applaudire gli interventi del sindaco, del vicesindaco, del parroco, dei rappresentanti regionali di Italia Nostra e Lega Ambiente, di attivisti delle associazioni Verde Sardegna Pulita e Donne Ambiente Sardegna.
In questa importante azione collettiva di alto valore civico, appena avviata, è coinvolta più di una decina di altre realtà sociali tra movimenti per i diritti costituzionali, del lavoro e universali, partiti, sindaci e rappresentanti di altri comuni della zona.
Ma ciò che più conta è il coordinamento, in una stretta stretta integrazione di intenti e di azioni con un’analoga mobilitazione ancora più vasta che coinvolge tantissime comunità locali e la società civile della Toscana a favore di Piombino. Gli sforzi comuni si rivolgono contro uno scellerato, fuori dai tempi e della realtà, attacco ai territori, all’ambiente e alle popolazioni che lo abitano, in un momento storico drammaticamente segnato da un’emergenza climatica ed economica globale.
Giova rilevare a questo proposito due dati eloquenti:
- Il 6 luglio la pagina europea del quotidiano internazionale online Politico, nel ricordare la prevalenza in Italia degli interessi economici su quelli ambientali e l’incuranza del nostro governo rispetto ai moniti della Commissione Europea, afferma che “oggi Taranto è ancora la patria di uno dei peggiori casi di inquinamento d’Europa – a cui i medici locali collegano la riduzione dell’aspettativa di vita locale al di sotto della media italiana e un’elevata prevalenza di cancro tra i lavoratori degli impianti e gli abitanti dei quartieri circostanti, compresi i bambini”.
- Il 12 luglio Il Fatto definisce la Sardegna la “nuova terra dei fuochi”, precisando che la nostra è la regione più contaminata d’Italia, con un tasso di tumori “fino al 244% in più”.
Non c’è dunque più tempo: abbracciare subito e fattivamente, tutti insieme, delle cause comuni, superando anche confini regionali e nazionali (ma abbattendo soprattutto le barriere mentali del particolarismo e dell’individualismo) è quanto di meglio oggi si possa e debba fare per contrastare le minacce altrimenti inarrestabili provenienti da scellerate alleanze di governi e lobbies energetiche, finanziarie, militari, della cui lugubre e scellerata presenza la nostra isola porta da tempo ferite sanguinanti.
La manifestazione del 17 luglio a Portoscuso è stata sicuramente di buon augurio, ma dire No a questa e altre follie è solo l’inizio, una partenza per un viaggio collettivo, duro ma avvincente.
E questo treno non può essere perso.
Per approfondimenti sui rigassificatori:
- La pericolosità dei rigassificatori di Giacomo Costa e il video dell’intervista con l’ing. Marino Valle
Nell’immagine: Il rigassificatore OLT di Livorno (foto Regione Toscana)