Papa Francesco sotto attacco
15 Gennaio 2023[Francesco Casula]
Nei media, ma anche nei grandi giornali, continuano imperterrite le contumelie, le offese e, persino le ingiurie e gli insulti, nei confronti di Papa Francesco: apostrofato con epiteti innominabili, tra cui, i più lievi sono massone, antipapa e via via elencando simili mostruosità e scempiaggini.
Per lo più vengono, tali improperi, da una certa parte culturale e politica, più che conservatrice, reazionaria e retriva. Che non accetta il cambio di rotta che Papa Bergoglio ha voluto imprimere alla Chiesa cattolica.
Di qui lo “scontro” sotterraneo (ma non troppo) con sorde ampie e corpose resistenze alla sua “rivoluzione”, anche all’interno stesso della Chiesa: da cui pure arrivano attacchi vergognosi, come quelli trovati in alcuni appunti del cardinale australiano George Pell (morto qualche giorno fa) secondo cui Il papato di Francesco è “un disastro sotto molti punti di vista” e addirittura una “catastrofe”..
Schematizzando (e necessariamente semplificando) a confrontarsi (o combattersi?) sono due Chiese contrapposte: quella di Bergoglio e quella rappresentata emblematicamente dai “bertoniani”.
Insomma la Chiesa dei poveri e la Chiesa “costantiniana”: una dialettica, un confronto, uno scontro che ha attraversato la sua storia millenaria. E che nella storia, carsicamente, emerge in alcuni periodi, per inabissarsi in altri.
Da quando con l’imperatore Costantino appunto, inizia a mutare “pelle”, DNA: trasformandosi gradatamente, da Chiesa come Comunità di base, povera e solidale, perseguitata e martirizzata, in Chiesa gerarchica, di potere e di dominio: di potere economico e politico: di strumento oppiaceo invece che di liberazione.
Strumento dunque utilissimo per tenere il popolo sottomesso: era questa la concezione che aveva della “religio” lo storico greco Polibio, (Storie, 56), nel secondo secolo a. C.
Ovvero instrumentum regni, che (insegna) e serve ai padroni per dominare e ai servi per servire, come replicheràMachiavelli (Il Principe) nel 1500.
Nel Medioevo al fine di giustificare e “legittimare”, tale potere “temporale”, dei papi e della Chiesa – evidentemente hanno la coda di paglia – gli storici “cristiani” fra l’altro “inventarono” un documento secondo cui l’imperatore Costantino con un decreto avrebbe donato a Papa Silvestro i territori di Roma e del Lazio.
Ci avrebbe poi pensato Lorenzo Valla, umanista brillante e colto, a demistificare e sbugiardare tale falso, tale documento apocrifo, con le armi finissime e scientifiche della filologia, della paleografia e dell’archeologia, con un celebre opuscolo ” De falso credita et ementita Constantini donatione” del 1440.
Ma non solo su questo versante muta la Chiesa: nata per annunziare il messaggio evangelico, diventa “altro”: si dota e costruisce un apparato dottrinale e teologico, di norme, precetti, divieti, dogmi, riti, culti: che di fatto tendono a “sostituire” il messaggio originale cristiano o, comunque, lo “declassano” e, talvolta, lo stravolgono.
Il “fedele” è tale più per l’osservanza della “pratica religiosa” e cultuale o della lettera della dottrina, quasi fosse un’ideologia astratta, che per la “pratica etica” e i comportamenti morali.
Il Papa gesuita invece si ispira al messaggio evangelico primigenio: dandone l’esempio e iniziando a praticarla, la povertà. Così ai sontuosi appartamenti papali preferisce la modesta foresteria di Santa Marta, dove consuma i pasti insieme agli altri.
Di contro la Chiesa “costantiniana” rappresentata in modo esemplarmente paradigmatico da Bertone che – già potente Segretario di Stato – abita in un sontuoso e lussuoso e superaccessoriato attico.
Papa Francesco non riduce la communio e la vita stessa della Chiesa alla struttura ecclesiastica e all’estabilishement: anzi.
Il suo servizio non è un mestiere e, ancor meno una carriera, con privilegi ed emolumenti principeschi, come troppo spesso lo è stato nel passato (e lo è ancora) per molti ecclesiastici: che Bergoglio denuncia con reprimende severe.
Per lui è un ministero evangelico e profetico di salvezza che si dispiega nella situazione storica concreta in cui vive e opera, accettando e incrociando il frastuono dell’esistenza, occupandosi degli uomini e delle donne, quali sono, e non solo delle loro anime.
Egli non è il capo di una setta religiosa: è il fratello e il padre di tutti, ma soprattutto dei diseredati, dei dannati della terra: anche se, formalmente, non appartengono alla Chiesa.
Papa Francesco tali dannati della terra li incrocia, percorrendo le strade del Pianeta, sostando nelle Piazze, stringendo mani, osservando i loro sguardi, leggendo nei loro cuori, ascoltando le loro storie.
Ma non solo.
Papa Francesco – il cui Dio “ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili” (vedi il Magnificat) – mostra simpatia, apertura e sostegno deciso e convinto alle problematiche ambientali (penso alla recente enciclica Laudato si’) e ai nuovi processi di liberazione, in sintonia con i soggetti emergenti delle trasformazioni sociali: alle donne che pur continuando ad essere discriminate, iniziano ad acquisire potere e ruoli; alle culture e lingue native, che una globalizzazione nefasta vorrebbe distruggere; alle comunità indigene che rivendicano le loro visioni del mondo autoctone non soggette alla colonizzazione occidentale; alle comunità contadine che si mobilitano contro il capitalismo selvaggio.
A tali aperture si oppone la Chiesa “costantiniana”, di fatto preconciliare, più legata alla religio superstiziosa, che alla religiosità liberante e liberatrice, e non disposta a rinunciare ai privilegi di casta e al potere. Chiesa “costantiniana” che la parte più retriva della cultura e della società (non solo italiana) non si rassegna ad abbandonare e continua a difendere e sostenere.