La penisola “delta” deve essere bonificata e non più bersaglio per i giochi di guerra

16 Febbraio 2023

[Graziano Bullegas]

La scorsa settimana Italia Nostra Sardegna, Cagliari Social Forum, USB Sardegna, Cobas Cagliari e Madri contro la Repressione hanno presentato Osservazioni tecniche all’istanza per attivare il procedimento di Valutazione di Incidenza Ambientale denominata “Recupero dei residuati di esercitazione della penisola “delta” del poligono permanente di Capo Teulada”, depositata dal Comando Militare Esercito Sardegna, presso l’ufficio valutazione impatti ambientali delll’ass.to Reg.le alla Difesa dell’Ambiente.

Si tratta della bonifica di un promontorio di circa 2,78 Kmq situato a sud del poligono militare di Capo Teulada chiamato “Penisola Delta”, inserito nel Sito di Importanza Comunitaria denominato Isola Rossa e Capo Teulada. Nell’ordinanza emessa nel 2021 dalla giudice del tribunale di Cagliari dott.ssa Maria Alessandra Tedde si legge che “Fin dagli anni ’50 la penisola è stata bersaglio di tutti i sistemi di arma impiegati per le esercitazioni a fuoco da parte del personale delle Forze Armate italiane e delle Forze straniere alleate (zona di arrivo: dei colpi di mortai e artiglierie, di missili filo guidati, di tiri navali contro costa, di bombardamento e mitragliamento aereo, per sganci di emergenza per gli aerei).” Dalle acquisizioni ambientali disposte dal giudice si rileva che nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016 “… il sito è stato bersaglio di un munizionamento pari a 860mila colpi che equivale a una misura in peso di residui di armamenti pari a circa 556 tonnellate (e, nello specifico, che siano stati sparati un totale di circa 11.785 missili M.I.L.an)”.

Paradossalmente lo scopo dichiarato di questa operazione di bonifica è quello di riprendere le esercitazioni a fuoco sulla penisola destinandola ancora una volta a “zona bersaglio per arrivo colpi”, destinazione palesemente incompatibile con la tutela ambientale dell’area, visto che le indagini della Procura di Cagliari hanno accertato come il suo continuo bombardamento ha provocato un degrado irreversibile degli habitat presenti, con perdita di copertura vegetale ed erosione del suolo.

Purtroppo la incompleta documentazione allegata alla procedura di VINCA non fornisce dati precisi sulla quantità di proiettili e rifiuti militari presenti nell’area, una stima molto approssimata ci porta a considerare una quantità di materiale da recuperare superiore alle 1.200 tonnellate di residui e a 16.000 ordigni inesplosi.

Il recupero dell’area rappresenta un lavoro immane e impegnativo che necessita di un affidabile progetto di bonifica ambientale, che parta da una attenta analisi della situazione sul campo e sappia proporre le giuste soluzioni. Le scarne relazioni che sono state allegate alla richiesta di VINCA non consentono invece di capire quale sia l’attività programmata e, soprattutto, se è intenzione del comando militare bonificare realmente l’area o se invece si tratta di una mera operazione di greenwashing.

Per partecipare attivamente alla procedura di VINCA e contribuire a fare chiarezza i portatori di interesse diffuso e collettivo sottoscrittori delle osservazioni hanno evidenziato una serie di criticità nella procedura chiedendo che venissero superate attraverso atti concreti.

Oltre alla richiesta di fornire ulteriore documentazione sull’attività, si è chiesto di attivare una più precisa valutazione dei materiali e degli inquinanti presenti nell’area (quantità e qualità), compreso l’inquinamento radiologico, del tutto ignorato nella relazione illustrativa. Si è chiesta inoltre una più precisa delimitazione dell’area da bonificare e di conoscere l’entità dei rifiuti e degli ordigni presenti nel mare adiacente la penisola, dato anch’esso inesistente. Non tutti gli habitat e le specie tutelate presenti nell’area sono presi in considerazione dalla relazione illustrativa, che non prevede misure di mitigazione adeguate.

Manca in definitiva un progetto operativo di bonifica cosí come previsto dal D.Lgs. 152/2006, al fine di individuare gli interventi di effettuare nel sito, le tecnologie applicabili, le misure di mitigazione e di compensazione, i costi ed i tempi previsti per la bonifica.

Considerato che si tratta di un Sito di Importanza Comunitaria è stata richiesta inoltre una adeguata valutazione sulle interferenze con le specie faunistiche e su tutte le specie protette presenti nell’area e che, a seguito della bonifica, il SIC ITB040024 ISOLA ROSSA E CAPO TEULADA non sia più interessato da esercitazioni che prevedono l’uso di ordigni e di mezzi militari, ma venga assicurata la sua destinazione definitiva ad area di tutela della biodiversità e conservazione della flora, della fauna e di tutti gli habitat tutelati; come previsto per tutti i siti inseriti nella rete europea Natura 2000.

Nell’immagine: Esercitazioni militari di fronte a Capo Teulada (Foto Facebook / Pili)

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