Israele e Palestina, quale libertà di stampa?
13 Novembre 2023[Roberto Mirasola]
Il ritorno violentissimo della guerra nel piccolo lembo di terra che gli arabi chiamano Palestina — e i sionisti chiamano Israele — ha di nuovo messo a dura prova le nostre coscienze.
Cerco di scegliere adeguatamente le parole che possano esprimere correttamente il mio pensiero: non voglio scrivere a caso, voglio essere preciso. Perché sionismo e non ebraismo? Per il semplice motivo che il sionismo contraddice il pensiero ebraico, che non prevede la necessità di avere una sua terra con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Per chi volesse, poi, approfondire il tema, si consiglia la lettura di “Strade che divergono — Ebraicità e critica del sionismo” di Judith Butler. Ora, questa considerazione, opinabile se volete, ma supportata da lunghi studi, non si può più fare perché è uso comune parlare di Israele come di Stato Ebraico.
Ho scritto che la guerra ha messo a dura prova le nostre coscienze, e non ho parlato di orrore di fronte alle immagini ricorrenti che ci giungono, e a scanso di equivoci ci metto pure la strage iniziale causata da Hamas. L’orrore in quanto tale non prende in considerazione la nazionalità ma le atrocità perpetrate alle persone, chiunque siano le vittime.
Perché dunque coscienze e non orrore? Non sono certo indifferente alla violenza, come potrei esserlo, ma di quest’argomento si è parlato in maniera esaustiva, del secondo no.
Coscienza nell’accezione di comprendere e valutare i fatti. E allora quanti effettivamente stanno valutando i fatti? Pochi, molto pochi. Chi avrebbe titolo a farlo? Io penso tutti ma, a maggior ragione, la stampa, non fosse per altro per il ruolo informativo che dovrebbe svolgere.
La stampa italiana ha, ad esempio, da tempo preso le difese e le ragioni di Israele; abbiamo, colpevolmente, dimenticato la conoscenza che ci apparteneva, diplomaticamente e politicamente. Abbiamo cancellato Pertini, Craxi e persino Andreotti, che comprendevano la causa palestinese. Avete dei dubbi al riguardo? Fatevi una ricerca su YouTube e troverete il riscontro di quanto dico. Si potrebbe obiettare che oggi c’è Hamas, un’organizzazione terroristica. E perché, negli anni Ottanta l’OLP non utilizzava la lotta terroristica? L’abbiamo forse dimenticato? O se vogliamo andare ancora più a ritroso, alzi la mano chi conosce l’operato dell’Haganah? Per i più distratti, mi permetto di ricordarlo io. Si trattava di un’organizzazione paramilitare terroristica ebraica attiva durante il mandato inglese in Palestina.
Come vedete, l’azione terroristica non è nuova in quelle terre. È giustificabile? No. I problemi si risolvono sempre a livello politico, ma ci deve essere una volontà tra le parti. Ecco, ora la politica tace e la guerra prolifera. La responsabilità è anche del blocco Anglosassone (USA e Inghilterra) e dell’UE. Mi chiedo come si possa giustificare il diritto di Israele a difendersi seguendo il criterio della proporzionalità. Mi dite, in questo massacro, dove sta la proporzionalità? Semplicemente non esiste. Solo Guterres denuncia, e non è un caso che è tacciato di antisemitismo con apparizione all’ONU delle delegazioni Israeliane con tanto di stella di David al petto, di hitleriana memoria. Un’infamia alle vittime dell’olocausto, perché la Shoà è una responsabilità tutta europea, estranea al mondo arabo.
Ecco, il punto chi scrive e parla fuori dal coro è tacciato di antisemitismo. È capitato anche a me, reo di aver invitato nella sala consiliare del comune di Cagliari il Prof. Ilan Pappè. La verità è che chi si esprime fuori dal coro rischia. “Addirittura!”, mi direte. E allora cosa ne pensate di questa storia? Un giornalista che scrive delle sue opinioni personali senza coinvolgere nessuna testata giornalistica, visto che uno può scrivere sui social, ebbene, questo giornalista viene sospeso dal suo giornale, su segnalazione della classe di funzionari al servizio dell’attuale Governo, perché il suo pensiero non è in linea. Ma non è in linea con chi? Con gli israeliani e gli americani. Lascio a voi le considerazioni. Io, da parte mia, ribadisco la mia solidarietà al giornalista che lotta anche per me, visto che la libertà di stampa è prevista dalla nostra Costituzione.