No al deposito delle scorie nucleari in Sardegna. Una partita che si gioca il 25 febbraio, da vincere con una mobilitazione di popolo
20 Febbraio 2024[Fernando Codonesu]
Siamo all’ultimo giro della campagna elettorale. Il 25 febbraio si gioca una partita che può segnare l’inizio di un difficile percorso di nuovo sviluppo o dire l’ultima parola sulla catastrofe più che annunciata e certa della nostra regione.
Se vince Truzzu, lo champagne che la destra promette sarà solo gazzosa e vino annacquato. Di certo, il governo Meloni ci rifilerà subito il deposito delle scorie nucleari con l’acquiescenza totale della destra isolana.
Su L’Unione del 16 febbraio è riportata l’affermazione del tutto falsa del ministro Pichetto Fratin in missione elettorale per sostenere il loro candidato Truzzu: “Sull’eolico l’ultima parola spetta alla Sardegna”, come a dire sull’eolico decidono i Sardi. È falso perché tutto l’iter autorizzativo è centralizzato esclusivamente sul suo ministero dell’ambiente e le competenze della Regione sono state totalmente bypassate a partire dal governo Draghi. Ad oggi nulla è cambiato, anzi la strategia del governo Meloni è quella di concentrare quanti più impianti possibili di energia rinnovabile da parte delle multinazionali in Sardegna e nel suo mare.
Tra tante falsità, un’affermazione del ministro è comunque vera: si farà la dorsale del metano!
Un ulteriore scempio ambientale antistorico e inutile, in sfregio al buon senso, ai reali bisogni energetici della Sardegna e a quella che pomposamente continua ad essere chiamato il processo di defossilizzazione energetica.
Pichetto Fratin ha fatto un giro in avanscoperta, una sorta di inviato speciale per valutare le reazioni dell’elettorato sardo dopo i cinque anni di giunta del leghista-sardo Solinas.
Mercoledì arriva il trio Meloni, Salvini e Tajani, certo per sostenere il fratello d’Italia Truzzu, e probabilmente si esibirà con un repertorio di canto da oratorio, tenendo però ben nascosta la prossima partitura, quella che conta davvero, quella del deposito nazionale delle scorie nucleari in Sardegna.
Ora, se si mette al primo punto questo macabro (si intende per la Sardegna) obiettivo del governo nazionale, anche la denominazione doc o docg del trio muta. Potremmo, per esempio, denominarlo il Trio della Morte e, giacché ci siamo, se aggiungiamo la quarta voce, ancorché ventriloquata, del candidato Truzzu, l’esibizione di mercoledì ventuno febbraio a Cagliari potrebbe essere ricordata come il canto de I quattro dell’Apocalisse.
Altro che canto delle sirene da cui si salvò l’astuto Ulisse!
Certo si dovrebbe fare come l’Odisseo, ma non credo che tale agire sia nelle corde dei sardi destrorsi convenuti a Cagliari per ascoltare le voci incantatrici!
Un vecchio racconto ci dice che le tre sirene incantatrici, Partenope, Leucosia e Ligea non essendo riuscite a fermare Ulisse si gettarono in mare. Per similitudine, non potremmo augurare lo stesso epilogo a questo trio nefasto che non può nemmeno vantare voci altrettanto belle?
Sicuramente e convintamente i candidati Chessa, Soru e Todde sono unanimemente contro l’ubicazione del deposito delle scorie nucleari in Sardegna, altrettanto non si può dire di Truzzu, ancorché abbia lo slogan più azzeccato, Nessuno slogan Solo Sardegna.
Ma non è questione di slogan, bensì di atti, fatti e intendimenti e, per carità di patria, lasciamo perdere la sciagura di questo ultimo anno del traffico di Cagliari che condiziona negativamente la vita e la mobilità di tutta la città metropolitana, ancorché ci sarebbe molto da dire.
La voce ventriloquata di Truzzu dice: “Le scorie nucleari non arriveranno mai in Sardegna. È naturale che tra i siti possibili ci siano i poligoni militari, non si possono mica mettere sotto i parchi archeologici, ma intanto i sardi si sono espressi chiaramente, e poi nella norma c’è scritto che bisogna trasportarle con il minimo spostamento possibile, per una questione di sicurezza.
Inoltre, adesso il governo aprirà alle candidature spontanee dei territori, e anche in questo caso ci sono diversi comuni in Italia che si sono già proposti per ospitare il deposito. Quindi le scorie non arriveranno mai in Sardegna”.
Data la premessa, Truzzu mette insieme alcune frasi per riaffermare la premessa medesima, compiendo strame della logica e mettendo insieme ad alcune affermazioni vere diverse affermazioni totalmente false.
Proviamo ad affrontare la questione che è cosa assai seria e dirimente per tutta la Sardegna.
Con gli ultimi cambiamenti normativi introdotti dal governo Meloni è entrato in gioco il Ministero della Difesa con i suoi poligoni militari che, guarda caso, stanno in Sardegna e non a Monte Citorio.
E’ vero, i sardi si sono espressi plebiscitariamente con il referendum del 2011 NoNucle dicendo un No forte alle ipotesi che allora volevano la Sardegna tra i luoghi destinatari del deposito delle scorie nucleari.
Prima del governo Meloni, il Ministero della Difesa non compariva in nessuno dei vari documenti tecnici e ipotesi di ubicazione del deposito da parte della Sogin SPA, la società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, né di quelli predisposti da ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca e Ambientale. la Protezione
Contrariamente a quanto dice Truzzu, nessun Comune italiano ad oggi ha espresso una propria candidatura per ospitare il deposito nucleare.
L’unico comune che si è autocandidato per ospitare il deposito delle scorie nucleari è Trino Vercellese, già sede a suo tempo di una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica.
Per essere più precisi, però, bisogna dire che l’autocandidatura è stata proposta direttamente dal Sindaco, senza nessun coinvolgimento della popolazione che è contrarissima a questa decisione, così come lo sono tutti i comuni limitrofi.
Quella del sindaco di Trino è una vera e propria follia, tanto più se si tiene conto che la stessa Sogin e l’ISPRA avevano escluso quei luoghi per problemi di natura ambientale legati alla presenza di una falda freatica molto alta, tanto è vero che quelle aree sono destinate alla coltivazione del riso.
In poche parole, l’ubicazione di Trino sulla riva sinistra del Po che ha costituito un prerequisito per la progettazione e realizzazione della centrale nucleare Enrico Fermi a suo tempo, è stata la causa principale di esclusione di quel sito dall’elenco dei comuni potenzialmente idonei.
Esclusione non decretata da un “comitatino del no” o da qualche gruppo ambientalista, ma dalle massime autorità italiane dedicate ad individuare e scrivere i criteri per l’idoneità dei siti: Sogin SPA e Ispra.
Infatti, da un punto di vista tecnico, il deposito va realizzato in luoghi totalmente asciutti che non presentino neanche indirettamente la possibilità di inquinamento della falda freatica e tanto meno di possibile allagamento.
Questo lo sanno tutti, anche i somari, solo i politici sgangherati fanno finta di niente. A
A questo punto nelle menti malate del governo tornerà la Sardegna perché si trova a 300 km dalla terraferma, il territorio asismico, è poco abitata, con abitanti litigiosi e bla, bla, bla.
Soprattutto modificheranno ancora la legislazione dando la qualificazione del deposito delle scorie come “necessario alla sicurezza nazionale” per cui potrà e dovrà essere protetto dalle forze armate.
Da qui l’ubicazione probabile nell’altopiano di Quirra (PISQ) o nel poligono di Teulada.
Non solo, considerato che nei poligoni militari sardi si esercitano tutti i paesi della NATO, è facile prevedere che tale deposito “nazionale” diventi in seguito il deposito definito delle scorie nucleari di tutti i paesi della Nato o almeno di quelli europei.
Allora, guai a votare per la destra, visto cosa c’è dietro l’angolo!
Perché non ribellarsi come sardi, anche quelli di destra stavolta, giacché questa può essere solo una battaglia da vincere con una mobilitazione di tutta la popolazione sarda?
Domenica 25 febbraio rimandiamoli oltre mare e dato che nel trio della morte c’è uno che si occupa di ponti e grandi lavori, ci si chiede perché non si costruisce il deposito delle scorie nucleari sotto il palazzo di Montecitorio e Palazzo Chigi?
Lo spazio sarebbe sufficiente, i suoi “amici del ponte” ringrazierebbero contenti e noi sardi potremmo dormire sonni tranquilli.