Vogliamo una città in cui nessunə è stranierə

1 Aprile 2024

[Giovanni Fancello]

Il 28 marzo si è tenuta, nella sede della Società degli Operai a Cagliari, la prima assemblea di Cagliari Popolare – Alternativa di classe, la lista attraverso la quale Potere al Popolo e il Partito Comunista Italiano presenteranno non solamente le proprie candidate e i propri candidati, ma soprattutto il proprio programma in vista delle elezioni comunali di giugno.

Le e i militanti delle due organizzazioni, così come le e i partecipanti dell’assemblea che hanno animato la discussione, sono perfettamente consapevoli che la battaglia non sarà facile, considerata la sproporzione in termini organizzativi e materiali rispetto ad altre forze.

Ma lottare, unitɜ, è necessario.

Lavorare a un’alternativa realmente antagonista rispetto all’idea di città che si è affermata in questi ultimi anni (ma, potremmo dire, in questi ultimi decenni), attraverso lo sdoganamento di una concezione deteriore di “decoro” e sulle politiche che ne sono conseguite, è indispensabile per almeno tre ragioni fondamentali.

La prima è che l’evoluzione subita dalla città in questi anni ha relegato vasti settori della popolazione cittadina ai margini del dibattito su cosa deve essere e a chi deve servire uno spazio urbano, escludendo quindi i diritti, le aspettative, i bisogni di chi lo vive quotidianamente dalla considerazione delle amministrazioni comunali. La “valorizzazione” della città, onnipresente nel discorso politico, è stata intesa sempre e solo nei termini di una “messa a valore” di tipo economico – che ha imposto, da un lato, la marginalizzazione dei quartieri popolari e periferici a vantaggio di poche aree del centro storico; dall’altro, la metamorfosi di queste stesse aree in zone di sfruttamento economico totalmente assoggettate alle necessità del consumo (in primis turistico, ma non solo). È preciso dovere della sinistra anticapitalista lavorare instancabilmente per ribaltare questa impostazione, che parametra il diritto alla città sulle capacità di spesa di ciascunə, imponendo un costo della vita sempre più insostenibile a chi nei quartieri ci abita, e cercando di relegare il disagio sociale e la marginalità lontano dalle vie della movida e dello shopping.

La seconda ragione del nostro impegno sta nelle condizioni politiche e istituzionali che fanno da sfondo a questa campagna elettorale. La comprensibile soddisfazione per la fine di un’esperienza amministrativa tra le peggiori che si ricordino non giustifica alcun ottimismo: l’impoverimento del tessuto sociale e civile del capoluogo sardo è la conseguenza anche delle scelte compiute dalle maggioranze consiliari e dai sindaci che hanno preceduto la disastrosa giunta guidata da Paolo Truzzu. In questo quadro, peraltro, è bene ricordare quale destino tocchi alle sconclusionate soluzioni da “terza via” come quella proposta da Renato Soru alle ultime elezioni regionali; la sua coalizione, sostenuta da una compagine raccogliticcia che andava da Rifondazione Comunista ad Azione, da Vota Sardigna a +Europa (tutte forze che, a loro volta, hanno potuto presentarsi solo grazie al disinteressato soccorso di consiglierɜ della maggioranza uscente), si è tenuta lontana dalla soglia che le avrebbe garantito una presenza, pur risicata, in Consiglio Regionale, malgrado la notorietà del suo capo carismatico e le ingenti risorse organizzative di cui ha potuto disporre. Questo dimostra che abdicare ad una riflessione politico-programmatica autentica per sottomettersi a sordidi tatticismi, non è solamente prova di una estrema povertà ideale, ma anche di imperdonabile stupidità. Le e i comunistɜ di Cagliari Popolare non possono certo prevedere quale risultato numerico scaturirà dalle urne a giugno, ma possono dire fin d’ora che non prostituiranno mai i propri simboli a squallidi utilitarismi personali. Perché sanno che non ne va del destino di due partiti, ma della vita delle donne e degli uomini che vogliamo rappresentare, e che da tanto, troppo tempo hanno perso fiducia nel senso profondo del voto.

E questo mi porta al terzo elemento fondante della nostra proposta: l’urgenza di ribadire che la presenza di un polo realmente alternativo allo stato di cose presente è l’unica strada per iniziare a raccogliere le istanze che provengono dalle fasce sociali che hanno pagato più pesantemente l’affermazione, a ogni livello, dei modelli ideologici e gestionali del neoliberismo. Da anni assistiamo a un inesorabile arretramento dell’attore pubblico nella vita delle nostre comunità – dalla sanità alla scuola, dalle politiche abitative a quelle dei trasporti, dai servizi alla persona alle politiche del lavoro. Tutti territori che gli interessi privati cercano di colonizzare solo se e fino a quando gli conviene, mentre allo Stato compete la tutela di quegli stessi interessi attraverso il foraggiamento delle spese militari e la repressione del dissenso. Potere al Popolo e Partito Comunista Italiano oppongono a queste dinamiche un lavoro incessante di analisi teorica e militanza, di collaborazione con altre soggettività associative e politiche, così come l’organizzazione dal basso di iniziative mutualistiche e di socialità alternative a quelle dell’estrazione di valore capitalistica: questo è il cuore della nostra attività politica.

A queste pratiche aggiungiamo, come loro naturale continuazione, il tentativo di accedere alle istituzioni rappresentative, ma sempre nella consapevolezza che esso è solo una parte del nostro lavoro; un lavoro – è bene ribadirlo – che sarebbe utile anche qualora non portasse a eleggere nostrɜ rappresentantɜ in Consiglio, perché ci permette comunque di entrare in contatto con altre persone, di discutere pubblicamente, di mostrare a tutte e a tutti che non è vero che non c’è alternativa alla sottomissione e alla sconfitta.

La nostra candidata a sindaca, Claudia Ortu, assieme a candidatɜ e militanti di Potere al Popolo e del Partito Comunista Italiano, nelle prossime settimane lavoreranno per raccogliere non solo le firme necessarie a presentare la lista Cagliari Popolare – Alternativa di classe alle prossime elezioni comunali, ma anche e soprattutto gli spunti, i suggerimenti, le richieste di chi pensa che Cagliari debba cambiare, e di chi crede davvero che possa farlo in meglio per la maggioranza delle e dei cagliaritanɜ, non solo per pochɜ. Una città in cui nessunə si senta stranierə.

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