Cagliari senzatetto, sotto sfratto, rom e non solo. Che fa il comune?
11 Maggio 2024Il murale di Blu su una palazzina abbandonata a Bergamo dedicato agli abitanti del quartiere Celadina a sostegno del diritto alla casa.
[red]
L’Assemblea antirazzista di Cagliari promuove un presidio per il diritto alla casa e contro gli insufficienti progetti di inclusione che si svolgerà lunedì 13 maggio davanti al Municipio di Cagliari in Via Roma alle ore 16.30. Pubblichiamo la loro nota.
Quali effetti ha sortito sul piano abitativo il progetto d’inclusione sociale portato avanti dal comune di Cagliari per una trentina di famiglie all’indomani della chiusura del campo rom sulla 554, avvenuta nel 2012?
La strategia è stata quella di trovare stabili in affitto pagando, con i soldi della comunità europea, canoni pesantemente gonfiati rispetto alle cifre del mercato corrente. Letteralmente una fuga di risorse senza che queste abbiano portato un beneficio stabile sul piano abitativo, ma solo un rimedio che può vanificarsi nel momento in cui le famiglie (che adesso sono diventate una cinquantina) ricevono una ingiunzione di sfratto.
È il caso che si verifica per diverse famiglie con la differenza che adesso il comune, nell’ufficio dei servizi sociali, non si assume più l’impegno di trovare abitazioni in locazione, ma demanda alle stesse famiglie rom la missione impossibile di trovare una casa in affitto, missione impossibile perché l’offerta di case in affitto si è fatta ancora più rara e selettiva che mai, e del tutto introvabile è poi l’affitto di abitazioni a famiglie con figli. Nel frattempo, c’è chi è già senzatetto, e non da poco ma da almeno un anno, con tutte le spaventose difficoltà che conseguono, a partire dalla trafila dei permessi di soggiorno. Parliamo di nuclei familiari numerosi, con figli minori in età scolare e in tenera età. Possibile che il progetto di inclusione debba gettare la spugna?
Eppure, le risorse finanziarie arrivano: dall’UE alla Regione, che le manda ai comuni. Nella determinazione n.2124 del 26.3.2024 firmata dalla Dirigente al Servizio Politiche Sociali leggiamo che il Piano operativo Città di Cagliari (in base al Programma nazionale Metro Plus 2021-2027) comprende il progetto “Servizi per l’inclusione sociale e l’accompagnamento all’abitare per le comunità emarginate” con una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro. Sembra che qualche comune sia riuscito a muoversi diversamente: con i fondi a disposizione i nuclei familiari sono stati messe nelle condizioni di acquistare un’abitazione e in tal modo risolvere in modo duraturo il problema dell’alloggio; altri comuni, come Decimomannu, hanno alloggiato le loro famiglie rom in proprietà del comune stesso.
Il comune di Cagliari che fa? Continuerà a dire alle famiglie rom sotto sfratto e senzatetto “cercati una casa in affitto” nella piena consapevolezza che sta parlando di un bene introvabile? Continuerà a guardare senza muovere un dito famiglie che vivono sotto un albero o dentro un guscio di roulotte senza finestre? Questo è il piano di inclusione? D’altra parte, questi stessi “piani di inclusione” il Comune di Cagliari li applica a tutti i suoi concittadini che per qualche ragione si trovano in uno stato di disagio. Un comune che da decenni non costruisce alloggi di edilizia pubblica non ha nulla da proporre a chi non riesce procurarsi un tetto, vista la scarsità di alloggi e i costi esorbitanti degli affitti.
Qualche posto in un dormitorio pubblico, qualche settimana pagata in una squallida locanda, qualche ricovero in “struttura”, è tutto quello che i servizi sociali hanno da offrire. In queste condizioni un parlare di “progetti di inclusione” è un insulto al disagio di chi non ha un tetto sulla testa e all’intelligenza di tutti. Nell’emergenza suggeriamo una soluzione: che il comune di Cagliari metta a disposizione i suoi immobili chiusi, inutilizzati, sottratti a ogni uso, e li faccia diventare alloggi, non solo per le famiglie rom sotto sfratto e senza tetto, ma anche per tutti quelli che urgentemente cercano soluzioni abitative.
Quella della mancanza di alloggi, in una città in preda alla speculazione turistica selvaggia, non è però solo una emergenza momentanea, è un grave problema strutturale che può essere affrontato solo con un vasto piano di realizzazione e recupero di alloggi di proprietà pubblica, da avviare immediatamente.