Perché stanno arrestando i giornalisti che seguono le azioni di Ultima Generazione?

26 Maggio 2024

[red]

La strategia del governo è sempre più evidente: trasformare la democrazia repubblicana in una democratura sul modello Orban ungherese, da sempre punto di riferimento politico ed ideale della Meloni.

Non è la prima volta che i giornalisti nell’esercizio del proprio lavoro, documentando le azioni di Ultima Generazione, subiscono intimidazioni e fermi da parte della polizia. A Padova, a Palazzo Zabarella lo scorso 12 aprile e a Messina il 6 novembre 2023. L’episodio di Roma nei confronti dei giornalisti Angela Nittoli de Il Fatto Quotidiano, Massimo Barsoum del Corriere della Sera e il freelance Roberto Di Matteo, segna però il punto di non ritorno di un governo che non ha più niente di democratico ed ha iniziato a praticare i metodi dei regimi autoritari. Al momento dell’identificazione i giornalisti hanno mostrato i documenti e il tesserino dell’ordine.

Nonostante ciò, sono stati condotti in commissariato dove hanno atteso per due ore in una cella di sicurezza, aperta ma sorvegliata a vista, e dove due di loro sono stati perquisiti. Un trattamento ingiustificato, con un chiaro fine intimidatorio. Dalla Questura negano che i tre fermati si siano qualificati come giornalisti. Questo appare più come un tentativo di parare il colpo e di minimizzare l’abuso commesso. L’episodio è stato denunciato anche dalla FNSI (Federazione nazionale stampa italiana) e dall’Ordine dei Giornalisti, i cui rappresentanti, il 10 maggio, avevano partecipato ad un incontro con il ministro dell’Interno Piantedosi, in seguito ai fatti di Padova e Messina.

Nel corso dell’incontro, come si legge nella nota stampa, il ministro aveva dato: “ampia assicurazione sulla tutela dei giornalisti nello svolgimento del loro lavoro nel pieno rispetto del diritto di cronaca.” Ampia assicurazione che però non trova riscontro nei fatti. Anche per denunciare episodi simili, abbiamo lanciato tempo fa una petizione online contro la criminalizzazione dei giornalisti.

A quello che succede ai giornalisti raccontando e documentando i fatti, differentemente dalla stampa e dai media del mainstream governativo, si accompagnano sempre più atteggiamenti violenti della polizia nei confronti delle persone di Ultima Generazione, che manifestano in maniera nonviolenta: minacce, trascinamenti violenti, fino a veri e propri episodi di violenza fisica nelle questure, come accaduto a Giacomo il 13 maggio.

Episodi di questo tipo si sono avuti anche ieri, durante l’azione e dopo. Violenza nel bloccare i manifestanti, con placcaggi, costrizione a terra e manette nei confronti di persone pacifiche e disarmate. In seguito, in commissariato, Samuele, uno dei partecipanti all’azione, è stato tenuto da solo e ammanettato in una cella di sicurezza per ore (la stessa in cui sono stati tenuti i giornalisti) e gli è stato detto – mettendogli – di essere in stato di arresto, senza poter avvisare l’avvocato, accompagnando il tutto con sbeffeggiamenti. Ci uniamo al grido d’allarme lanciato dalla Federazione Nazionale della Stampa, dall’Usigrai e dall’Ordine dei Giornalisti.

La nostra richiesta è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari.  Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.

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