La Sardegna è sotto attacco, no alla speculazione sulle energie rinnovabili

26 Giugno 2024

[Giancarlo Nonis]

La Sardegna è sotto attacco della speculazione energetica che sfrutta i finanziamenti del PNRR per realizzare nuovi impianti eolici e fotovoltaici.

La normativa che assimila tutte le attività di produzione energetica a siti d’Interesse nazionale Strategico, quali erano le grandi centrali di produzione elettrica da Portovesme alla Sarlux di Sarroch fino ad Ottana e Fiume Santo a Porto Torres, impianti che utilizzano carbone e rifiuti di raffinazione petrolifera.

 A partire dal governo Renzi si sono sottratte alle Regioni, le prerogative in materia energetica. Oggi registriamo l’assalto nelle pianure e sui monti, di torri alte più di 100 metri, e distese di richieste per parchi fotovoltaici. Non è la prima volta: abbiamo già sconfitto nelle campagne di Gonnosfanadiga quegli enormi impianti, così come il solare termodinamico.

Ci sono richieste fino a 58 Gw spalmate a terra e in mare nelle aree più ventose e assolate. Il nostro contributo alla Transizione Energetica è stato previsto dai precedenti Governi Nazionali e Regionali per 6,2 Gw, mentre è assente un aggiornato Piano Energetico Regionale.

Oggi esiste anche il problema del cavo Thirreniam Link che dovrebbe unire la Sardegna alla Sicilia, si sta localizzando a Selargius con le batterie di conservazione della energia prodotta dal fotovoltaico e inutilizzabile la notte, andando dispersa.

 Sito individuato nella piana dove è già presente una grande sottostazione di trasformazione di Terna. I cavodotti o elettrodotti sui tralicci arriveranno sino a Terra Mala nel Comune di Quartu, dove proseguiranno deposti sul fondo marino sconvolgendo le praterie di Poseidonia.

 Crediamo sia un errore sacrificare centinaia di ettari sottoposti a servitù di passaggio e quindi inutilizzabili ai fini agricoli o di trasformazione edilizia agricola. Si può far arrivare dal mare il cavo invece a ponente del porto canale di Cagliari, e ancora meglio sotto il pontile industriale ex Rumianca e proseguire nell’area industriale dismessa di Grogastu-Macchiareddu, così da non consumare nuovo suolo ed utilizzando terreni inquinati da 50 anni e mai bonificati dati i costi esorbitanti per tale operazione.

Sappiamo di trovarci in questa condizione perché il Governo nazionale ha affidato al settore privato la gestione della transizione energetica e ambientale, e i privati hanno usato questa opportunità per anteporre il profitto al bene comune.

La precedente Amministrazione Regionale nulla ha fatto per far conoscere i progetti che venivano presentati, scaricando sui Comuni, già in affanno per le approvazioni amministrative. A Musei stanno innalzando gigantesche pale eoliche autorizzate dal 2015.

Chiediamo alla nuova Giunta della Presidente Todde di discutere pubblicamente tutti gli atti conseguenti all’assalto energetico in Sardegna. Seguiremo ogni singolo atto amministrativo che autorizza gli insediamenti. Per questo motivo la nostra strada non può essere in obbedienza assoluta alla legislazione vigente, dobbiamo puntare alla riscrittura di disposizioni che favoriscono la speculazione selvaggia. chiediamo che tutti i progetti prevedano la opzione Zero e d’impatto minimo e massimo.

Crediamo che una rappresentanza forte delle associazioni ecologiste a livello nazionale possa rafforzare la nostra capacità di influenzare positivamente le decisioni governative. Insieme possiamo organizzarci per avanzare proposte operative e di riforma.

Per questi motivi sarà nostro intento rafforzare la partecipazione attiva delle associazioni territoriali, chiediamo a tutte le forze politiche e partitiche di confrontarsi in sedute pubbliche, Comune per Comune. La domanda che dobbiamo porci è quanta energia ci occorre in Sardegna per la misera produzione industriale rimasta. Quella artigianale è molto più importante e necessaria per uno sviluppo armonioso ed organico. Siamo per le Comunità energetiche nelle aree urbane, e sosteniamo l’agrofotovoltaico nelle aziende agricole e di allevamento animale.

La transizione ecologica è una necessità ineludibile. E non la chiede l’Italia, la chiede il pianeta. La Sardegna vuole fare la sua parte? E se sì, in che modo? 

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