Contro la speculazione energetica in Sardegna costruiamo zero emissioni

15 Luglio 2024

[Giovanni Vargiu]

Gli Amici del sole che Ride, circolo culturale composto da esponenti storici del Movimento Ambientalista, Associazioni per la difesa del territorio, cittadini esposti alla speculazione energetica, si sono riuniti presso la Società degli Operai, per esaminare una situazione di transizione energetica purtroppo segnata da gravi fenomeni speculativi che rischiano di segnare per sempre il paesaggio della Sardegna.

Questi fenomeni di speculazione nascono dentro un Europa che sostiene il diffondersi delle Energie alternative, su un mix di azioni rese ancor più necessarie dopo i forti aumenti dei costi energetici   generati dalla Guerra tra Russia e Ucraina, e dal conseguente blocco delle forniture energetiche.

Si è però realizzato un meccanismo distorto, che ha spinto sconosciute SRL, spesso con appena 20.000 € di capitale sociale, all’accaparramento dei terreni dei più poveri, per un affare a bassissimo rischio: se otterrai le autorizzazioni per il tuo impianto eolico/fotovoltaico TERNA quell’energia pulita sarà tenuta ad acquistarla, al prezzo dell’energia fossile (quasi il triplo del costo dell’energia alternativa). Ed ecco, dal Texas, dalla Cina, persino dalla bellissima Val d’Aosta si viene in Sardegna alla ricerca di aree a basso costo, ove installare mega impianti energetici di nessun interesse per le comunità locali, ad altissimo costo per il paesaggio, ma di sicuro guadagno per l’operatore.

E ritornano le proposte di gassificatore, e metaniere: anche a Cagliari, ad appena 300 metri dal villaggio pescatori di Giorgino. Con l’incontro “dalla speculazione energetica al progetto Sardegna Emissioni zero” avanziamo delle proposte, e domande, ad una Amministrazione Regionale comunque impegnata sul blocco della invasione Eolico/fotovoltaica. Portando al centro del dibattito tante soluzioni discusse in passato, spesso colposamente trascurate: soluzioni operative che possono ricondurre l’offerta di energia rinnovabile alle necessità del territorio, favorendo un reale abbattimento dei costi energetici per la popolazione.

Soluzioni a volte immediatamente attuabili, che certamente possono essere finanziate dai Programmi Regionali se sostenute da quel Piano Energetico Regionale che la Coalizione che ora governa la Sardegna è impegnata ad aggiornare (il PEARS del 2014, fondato sulle navi metaniere è decisamente superato).

Certo, in primo luogo occorre chiarire dove termina il fabbisogno della Sardegna, e se davvero la Sardegna debba produrre altra Energia, per l’Italia: al momento la Sardegna vive su una produzione nell’ordine di circa1,5 GW, e destano perplessità i 6,2 GW imposti dal Governo. Solidarietà nazionale?

E certamente, se vogliamo che l’energia Pulita sia davvero funzionale alla crescita della Sardegna vanno aggiornate le regole: sulle aree idonee (Eolico, e Fotovoltaico, nelle aree industriali, nelle aree minerarie, tra cave e discariche, oppure sui bacini idrici) e su quei vincoli paesistici necessari alla tutela dell’incontaminato   paesaggio sardo, che mai potrebbero essere trasformati in paesaggio industriale.

E servono proposte operative, che vorremmo a breve inserite nei Programmi Regionali.

Il programma dei tetti fotovoltaici, realizzabile subito assieme alle comunità energetiche, esteso a tutti gli edifici pubblici e almeno al 15% degli edifici privati, e dei capannoni industriali e agricoli. E l’agrifotovoltaico, quello vero, di supporto ad una azienda agricola esistente (un conto sono 250 ettari di pannelli solari stile Uta, altro sarebbero 250 ha coltivati, col supporto di 50 ha di pannelli sopraelevati, anch’essi coltivabili.

Il progetto pilota dedicato alle Batterie del sale, la sua assenza, nella terra delle saline, ci lascia perplessi, alla luce dei costi e della nota scarsità di un materiale oramai raro, quale il Litio. Sistemi di fotovoltaico galleggiante sugli oltre 50 bacini idroelettrici: l’esempio del Portogallo mostra come questi progetti, realizzabili nell’arco di pochi mesi, possano incidere significativamente sulla autonomia energetica dei territori montani. Ci pare uno dei grandi progetti della Sardegna rinnovabile, a immediata attuazione.

Del Tyrrenian link pare non ci si possa liberare, pena il mantenimento sine die delle inquinanti centrali di Porto Torres e Portovesme. Ma è possibile evitare il sacrificio dei suoli agricoli di Selargius e del villaggio turistico di Marina delle Nereidi a Quartu.  Terna ha valutato la possibilità di localizzare l’approdo del Tyrrenian link tra i moli del Porto canale, o sull’ex pontile Rumianca?  La centrale elettrica di Conversione, e le previste Batterie di Accumulo potrebbero essere realizzate nelle aree industriali del Cacip, a Macchiareddu?  

Il giallo dell’eolico offshore, oltre le acque territoriali a 34 km dalle coste Sarde, la regione che sarebbe priva di competenze, le esagerate richieste per complessivi 58 GW (l’intera Sardegna non arriva a 2 GW). Eppure, si tratta di una tecnologia da guardare con interesse, realizzato con successo nei Mari del Nord, con un impatto significativamente inferiore a quello di una qualunque centrale termoelettrica: la stessa Sarlux, da qui a 15-20 anni potrebbe forse trasferirsi in alto mare, invisibile da terra, alle 18 miglia (34 km). Si dice che non ci sia competenza Regionale.

Ma a noi sembra che la Regione debba intanto chiedere al Ministero di aggiornare le procedure di concessione dello spazio marino, oggi incredibilmente aperte a sconosciute SRL con 20.000€ di capitale. E che si debba procedere, com’è d’uso in Inghilterra, in Olanda, in Danimarca, con una gara internazionale, concordata con le Autorità locali, ove l’intervento viene assegnato sulla base della capacità tecnica, e dei vantaggi riconosciuti alla popolazione, il prezzo del KWh, la compatibilità con le rotte dei grandi cetacei, la creazione di aree di ripopolamento ittico, l’ubicazione delle stazioni a terra.

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