Che fare dopo l’allagamento di Bosa

30 Agosto 2024
Il Lungo Temo allagato il 19 agosto a Bosa, foto linkoristano.it

[red]

Il Comitato Non Ti Temo e l’Associazione professionale Generazione Mare non si fermano e inviano una nuova nota stampa. Dopo l’allagamento di gran parte del centro abitato di Bosa del 19 agosto, con la massa d’acqua arrivata dalle montagne di Montrestra a seguito delle abbondanti piogge di alcune ore, chiedono un nuovo urgente incontro con l’amministrazione locale e con la Regione Sardegna, nella persona del Commissario per il dissesto idrogeologico e Presidente della Regione, per discutere e trovare una soluzione.

È oramai evidente che il problema non è il fiume Temo, che si vorrebbe “costringere” con opere idrauliche murarie, ma bensì la storica non corretta amministrazione del territorio. “La soluzione” – sostengono – “non può essere la costruzione di un muro e di opere che canalizzerebbero il fiume, creando un ulteriore impedimento allo scorrere e defluire naturale delle acque, causando un ulteriore importante pericolo per la città di Bosa, che potrebbe essere completamente sommersa dalle acque in piena”. Opere che trasformerebbero la città in una sorta di “catino”, aumentando il rischio per le vite umane e creando un serio pericolo le attività economiche di un intero territorio.

Dal sopralluogo che il geologo Tilocca ha effettuato dopo le piogge dello scorso 19 agosto, che hanno interessato la città di Bosa, si evince chiaramente che tra le cause dell’allagamento non sono da ascriversi quelle dovute ad un supposto nubifragio, né tantomeno dalla esondazione del fiume Temo. Infatti, in base alle rilevazioni ufficiali della rete fiduciaria della Regione Sardegna, l’evento pluviometrico del pomeriggio del 19 non ha raggiunto alcuna soglia di criticità.

Inoltre, dai dati si evince che il livello idrometrico del fiume Temo, misurato alla sezione del Ponte Vecchio, si è mantenuto largamente inferiore alla prima soglia Idrometrica di 0,7m. L’origine del grave allagamento ha, quindi, come provenienza la rete minore scolante dai bacini collinari intorno al centro abitato, che ha anche causato un importante trasporto di materiale solido, in particolare provenienti dal Riu e Canale Codulanu. L’intero tratto si presenta straordinariamente e colpevolmente privo di qualsivoglia azione manutentoria sull’alveo.

Esso, pertanto, necessita assai urgentemente e per intero di interventi di manutenzione straordinaria per il recupero della migliore funzionalità idraulica del tratto, in particolare di gestione dei sedimenti. Sullo stesso tratto devono, inoltre, prevedersi periodici, ossia ordinari, interventi di gestione dei sedimenti. Vi è, altresì, la “storica” inadeguatezza della dimensione del canale tombato Codulanu. Le forti piogge hanno provocato il trasporto di crescenti quantità di materiale solido. La spiegazione degli allagamenti del centro storico è quindi data dal progressivo costipamento nel canale sottostante via Lamarmora che ha impedito fortemente il transito di volumi idrici, mandando in pressione il sistema idraulico, con conseguente “scoppio” dei tombini e successivo allagamento stradale.

L’allagamento è esasperato dalle sfavorevoli pendenze delle strade laterali, che fungono da ‘catino’, e dal parapetto del Temo, che impedisce un rapido deflusso delle acque nel fiume. È quindi necessario sottolineare che le esondazioni del Temo non si verificano più da circa 50 anni, cioè dalla realizzazione di ben due dighe. In ragione di ciò si è portati logicamente a concludere che il progetto “Opere di difesa Idraulica della città di Bosa”, dalla cui analisi è iniziato l’approfondimento sul caso di Bosa, sia una “soluzione” tecnicamente fuorviante rispetto alle effettive priorità di rischio idraulico del centro abitato nel suo insieme e di distrazione sia dai rischi reali dell’abitato che delle risorse finanziarie necessarie a prevenirli.

Si pensi, quindi, cosa potrebbe avvenire ove si ripetessero – allo stato attuale – le piogge del 19 agosto o anche più intense, senza alcun intervento straordinario ed ordinario di manutenzione ovvero – ipotesi ancora peggiore – in presenza delle citate “Opere di difesa Idraulica della città di Bosa” che costituirebbero una ulteriore barriera al naturale defluire delle acque verso il fiume.

Il Comitato “Non Ti Temo” e l’Associazione “Generazione Mare” indicono quindi una nuova assemblea pubblica con la cittadinanza per metà settembre, a cui sono invitati anche i rappresentati dell’amministrazione locale e delle istituzioni regionali per un serio e collaborativo confronto che porti, con l’urgenza del caso, a identificare rapidamente concrete ed efficaci iniziative da parte delle istituzioni competenti, per una soluzione risolutiva che prevenga il ripetersi di situazioni di danno alla cittadinanza, come quella dello scorso 19 agosto.

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