Il grande inganno
2 Settembre 2024[Roberto Mirasola]
L’anno 1989 è stato quello che ha illuso gran parte del mondo occidentale. La caduta del muro di Berlino e la successiva implosione dell’Unione Sovietica nel 1991, che di fatto poneva fine alla guerra fredda, avevano creato un’aspettativa per un lungo periodo di pace.
Come ben sappiamo le cose non sono andate secondo i nostri desiderata, alla pace si son sostituite guerre sino ad arrivare ai giorni nostri dove l’incertezza la fa da padrone. Ma come è potuto accadere? Tante sono state le analisi tanti i perché ma a nostro parere è sempre opportuno aggiungere ulteriori riflessioni se vogliamo continuare a perseguire una prospettiva di pace. La pace, infatti, può sopraggiungere se alla volontà si accomuna una giusta lettura della storia.
Il secondo dopo guerra ha avuto la sua pace perché le nazioni vincitrici hanno costruito a Yalta le condizioni per un nuovo ordine mondiale che ha tenuto per tanti anni. Gli Stati Uniti invece pur avendo vinto la guerra fredda hanno mancato di capacità di analisi e ragionamento in merito alle condizioni necessarie per la creazione ed il sostentamento di un nuovo equilibrio mondiale. Non si è compresa la transizione “democratica” in Russia e neanche ciò che accadeva nelle ex repubbliche sovietiche così come si è sottovalutato ciò che accadeva in quegli anni con la dissoluzione della Jugoslavia.
Si è pensato, erroneamente, che gli USA potessero assumere la leadership del pianeta ma i fatti hanno dato loro torto. Belgrado è stata bombardata dalla NATO, dopo anni di massacri che regolavano vecchi conti con il passato in particolare tra serbi e croati. La guerra tornava in Europa dopo tanti anni. Il pensiero che si potesse esportare la democrazia a suon di bombe con l’infausta invasione dell’IRAQ, ha avuto il solo risultato di incrementare le divisioni all’interno delle comunità sunnite e sciite lasciando il paese nel totale caos. Anni di umiliazioni del mondo arabo hanno portato all’identificazione di buona parte delle popolazioni con la religione, unico strumento che potesse riconoscere loro una identità.
Ciò ha portato il crollo delle leadership politiche di quei paesi che avevano pensato di portare al loro interno idee socialiste. Muʿammar Gheddafi in Libia, Fatah in Palestina, il partito Baath di Iraq (Saddam Hussein e in seguito gli ex sostenitori del passato regime) e Siria (Hafiz e Bashar al-Assad) e, in passato, il nasserismo in Egitto.
Non stiamo certo parlando di stati democratici ma non possiamo neppure ignorare che quel mondo aveva un suo equilibrio che oggi manca. Il risultato di tutto questo è stata la nascita di movimenti islamici integralisti ed il mondo occidentale dopo esserne stato l’artefice evoca la lotta al terrorismo islamico. Oggi in questi Stati l’ordine fatica a tornare e il Mediterraneo è diventato la frontiera dell’U.E., capace di vedere il mare nostrum solo come un problema migratorio e non una opportunità.
Proviamo a dare un’altra lettura all’invasione Russa in Ucraina e all’ attacco palestinese del 2023. Le mancate vittorie Statunitensi in Iraq e Afghanistan portano con sé delle ritirate disordinate che denotano la debolezza di quel paese e incrementano incertezza in Europa. Trump sostiene esplicitamente che la Nato è superata e non più utile. Questi due fatti fanno si che Putin decida che è il momento giusto per passare dalle parole ai fatti. L’implosione dell’Unione Sovietica che portava con sé problemi di confini mai risolti a causa della presenza di minoranze etniche all’interno di quei territori, è stato un argomento mai trattato con la dovuta e necessaria attenzione.
La guerra non ha riguardato solo l’Ucraina, ma le tensioni si sono fatte sentire in Georgia, Cecenia, Armenia e Azerbaigian. Così come non sono da sottovalutare le preoccupazioni dei paesi Baltici. Nel frattempo, il mondo è cambiato, gli scambi commerciali derivanti dalla globalizzazione e le delocalizzazioni nei paesi a basso reddito, hanno comportato che anche questi ultimi potessero accedere alla tecnologia. Non più una leadership ma diversi paesi ritengono di poter dire la loro sul piano politico globale.
Cina e India in primis. Il mondo non si suddivide più in occidente e oriente ma in un Nord ricco e un Sud povero stanco di subire le contraddizioni che sinora hanno caratterizzato le politiche dei paesi più ricchi. In particolare, si fatica ad accettare il cosiddetto “doppio standard” che vede un pieno sostegno all’Ucraina ma di fatto ignora ciò che accade in Palestina. Da una parte si accusa Putin dall’altra si giustifica Netanyahu. Ed è proprio la debolezza della politica estera statunitense convinta di poter gestire il conflitto Israelo-Palestinese che alla fine ha perso il controllo. Gli Stati Uniti non riescono più a fermare le folli iniziative di Israele con il rischio concreto di un allargamento del conflitto su scala regionale.
In un contesto come quello descritto le organizzazioni mondiali nate all’indomani della Seconda guerra mondiale hanno ben poco potere. È necessario costruire un nuovo ordine mondiale che sia riconosciuto da tutti, con nuovi organismi che sostituiscano quelli oramai obsoleti non più funzionali alla pace. Quest’ultima si può raggiungere se iniziamo a comprendere che il mondo è cambiato e che le moderne democrazie devono dimostrare la loro maturità imparando a dialogare con le autocrazie dei paesi non occidentali.