Ultima Generazione: DDL 1660, la sicurezza di chi?

25 Settembre 2024

[red]

Mentre le alluvioni colpivano di nuovo l’Emilia Romagna e le Marche, la Camera dei Deputati ha approvato il ddl Sicurezza, che passerà ora al vaglio del Senato.

Una legge, che anziché mettere veramente il paese in sicurezza, vuole tutti zitti e ubbidienti. Provate ad immaginare se fossimo tutti, ma proprio tutti, ubbidienti: non esisterebbero più né la libertà, né la democrazia. La libertà è costituita dalla possibilità di esprimere il proprio dissenso. Il ddl 1660 rappresenta una precisa volontà securitaria contraria allo spirito e alla lettera della Costituzione, che riconosce il diritto e il valore del conflitto sociale nonviolento. L’accanimento penale contro Ultima Generazione e tante altre realtà dimostra l’incapacità del governo di rispondere ai problemi dei cittadini. Quando aumenta la repressione di una giusta protesta che chiede un Fondo Riparazione per le vittime di alluvioni ed eventi climatici estremi, il governo sta di fatto negando verità e giustizia, criminalizzando il dissenso.

Intervento di Eleonora Evi in Camera dei Deputati durante la discussione del ddl 1660: Ho voluto ricordare in aula la vicenda di un giovane di 33 anni di nome Giacomo, membro di Ultima Generazione, incensurato, che in questo momento è sottoposto alla misura assurda della sorveglianza speciale, una misura prevista dal Codice Antimafia per soggetti pericolosi. Eppure Giacomo ha solo partecipato a diverse azioni non violente di disobbedienza civile per sollevare l’attenzione sulla crisi climatica e sulla inazione di questo governo. E la reazione di questo governo è #repressione, repressione e ancora repressione. E lo vediamo ancora di piú con il ddl Sicurezza oggi giunto al voto finale, un mix di propaganda, disumanità e umiliazione del diritto, della Costituzione, della democrazia e delle persone.

Il Disegno di legge contiene una lunga serie di disposizioni specificamente destinate a reprimere il dissenso, spesso palesemente disegnate su uno “specifico” soggetto ritenuto, evidentemente, da reprimere in modo particolare: una vera e propria costruzione di un diritto sanzionatorio speciale d’autore. Già con il decreto ‘ecovandali’, peraltro, questa legislatura ci aveva abituato alla costruzione di reati sugli attivisti ambientalisti e sulle loro modalità di protesta. Tra le disposizioni specificamente dirette alla repressione del dissenso (e degli attivisti ambientali in primis) spicca la circostanza aggravante (e dunque la previsione che la pena sia aumentata) per i reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale (ma anche ad altri reati, come le minacce) nel caso in cui il fatto “è commesso al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”. Qui è chiarissima la volontà di colpire più duramente i movimenti che si battono contro le grandi opere (come, a titolo di esempio, il movimento No Tav, il movimento No Tap, il movimento No Ponte, per citarne solo alcuni). Le disposizioni del DDL 1660 paiono voler disegnare un nuovo assetto nei rapporti tra il potere esecutivo (la cui espressione ultima sono proprio le forze di pubblica sicurezza) e la popolazione, e colpire ogni forma di dissenso, riducendo il cittadino ad un docile oggetto di controllo, in una società che si vorrebbe plebiscitaria. Chi si ribella, chi anche solo protesta (magari rivendicando il diritto ad un ambiente salubre e in ultima analisi ad un futuro) è un soggetto estraneo al modello di società che deve essere punito. E’ un modello di società estremamente pericoloso ed estraneo ai principi costituzionali; se il disegno di legge sarà approvato molte delle sue norme saranno probabilmente dichiarate incostituzionali, ma avranno nel frattempo fatto germogliare nella società le malepiante politiche e culturali che le nutrono (oltre ad aver colpito le persone che ne saranno nel frattempo state vittime).

Il 14 ottobre alle 9.30 saremo davanti il Tribunale di Roma per manifestare la nostra solidarietà a Giacomo Baggio, per il quale la questura di Roma ha richiesto l’applicazione della misura della sorveglianza speciale per due anni.

La nostra richiesta è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari.  Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.

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