Lasciamo da parte il veleno, l’unica possibilità di praticare una transizione ecologica democratica è l’unità del popolo sardo
11 Novembre 2024[Roberto Loddo]
Francesco Casula sbaglia. Avvelenare le parole non servirà a fermare la speculazione energetica.
Sottovalutare la potenza delle parole e la separazione delle opinioni dal contesto e dai dati scientifici e giuridici sulla questione energetica in Sardegna non porterà a nulla di costruttivo. Una proposta di legge complessa non può non passare da un confronto tecnico nella commissione consiliare del massimo organo della nostra democrazia statutaria. Rispettare le leggi che regolano la nostra democrazia statutaria non equivale a blindarsi nel palazzo.
Il mio amico Francesco Casula sbaglia sui numeri della vittoria di Alessandra Todde. Concluse le verifiche sul voto del 25 febbraio, il Campo largo ha preso 334.160 voti e 331.099 sono andati al candidato del centrodestra Paolo Truzzu. Usare il solo dato elettorale del Pd e di Fratelli d’Italia per far apparire i sostenitori della proposta di legge Pratobello 24 più numerosi rispetto agli elettori del Campo Largo è una operazione furbetta, c’è der mestiere come direbbe Franchino er criminale.
Nelle parole di Francesco Casula trovo triste anche questa lettura escludente e binaria del consenso popolare, per cui se sei stato un sostenitore della proposta di legge Pratobello 24 sei un cittadino coraggioso e libero e se al contrario non lo hai fatto allora sei contaminato da incrostazioni ideologiche o da appartenenze a partiti e camarille e addirittura il tuo voto potrebbe essere stato comprato.
Nutro il massimo rispetto per le cittadine e i cittadini che hanno sostenuto questa proposta di legge popolare e ritengo che la straordinaria marea democratica di partecipazione civica dei comitati, delle associazioni e dei presidi permanenti autogestiti contro la speculazione energetica rappresenti una enorme opportunità di domanda di cambiamento per la Sardegna che deve essere tenuta in conto dalle nostre istituzioni democratiche.
La politica non dovrebbe stimolare gli istinti più bassi dei senza potere. La politica dovrebbe avere il compito di organizzare i non organizzati, generando nuove forme di azione collettiva funzionali a permettere ai più deboli di accedere a elementi di benessere e trasformazione sociale come ha teorizzato Saul Alinsky in Reveille for radicals.
Ciò che ritengo inaccettabile è il tentativo di strumentalizzazione della coscienza popolare da parte di vecchie volpi ormai relegate ai margini della politica che nulla hanno a che vedere con la genuina preoccupazione per il futuro della Sardegna. Trovo disturbante il nome della proposta di legge Pratobello, un nome sbagliato per usare le parole di una delle grandi protagoniste di quella lotta, Pasqua Corraine. La lotta del 1969 era una lotta autorganizzata, popolare e rivoluzionaria, non si può paragonare a una proposta di legge frutto del lavoro non disinteressato del gruppo Unione Sarda trasformato in un partito politico funzionale ad alimentare una delle peggiori e sporche campagne contro una giunta democraticamente eletta, proprio come fece l’editore Grauso alla fine degli anni ‘90.
Sul manifesto sardo del 22 agosto Antonio Fronteddu evidenziato bene le contraddizioni dei nuovi sistemi di produzione energetica verde. Passare dal petrolio al sole e al vento, senza modificare l’approccio alla produzione e distribuzione neoliberista significa passare dallo sfruttare i paesi ricchi di petrolio a quelli ricchi di sole e vento, replicando lo stesso modello di estrattivismo e sfruttamento, seppur con risorse diverse. Questo a mio avviso è il punto politico centrale e fondamentale di tutta la lotta contro la speculazione energetica. Il capitalismo.
È vero che questa proposta di legge Pratobello è stata accolta con grande entusiasmo da diversi comitati ed altrettanti gruppi spontanei, che, come ricorda Antonio Fronteddu, vedono in questa proposta uno strumento per fare pressione sull’esecutivo Todde affinché questo impegni ulteriori strumenti contro la speculazione energetica. Ed è giusto e auspicabile che la giunta Todde ascolti e si confronti con questo grande movimento di movimenti.
Ciò che mi allontana dalla proposta di legge Pratobello è nell’Articolo 4 che recita: “Eventuali deroghe al divieto di cui al comma 1 dell’articolo 3 sulla salvaguardia del paesaggio recita che possono essere concesse dalla Giunta Regionale esclusivamente per la produzione di idrogeno e la conseguente generazione di energia elettrica attraverso centrale tecnologicamente innovativa alimentata con idrogeno”. Per questo mi trovo a non condividere e sostenere questa proposta di legge. Perché non voglio la metanizzazione della Sardegna.
Per usare le parole di Tonino Dessì, continuare a sostenere che la proposta di legge Pratobello sarebbe esente da limitazioni costituzionali è un grande imbroglio. Continuare a sostenere che queta proposta di legge sarebbe esente in quanto richiamerebbe l’esercizio della competenza esclusiva della Regione Autonoma della Sardegna in materia di edilizia, di urbanistica e paesaggistica trasferite con le norme di attuazione dello Statuto speciale è una pura illusione. Due leggi di revisione costituzionale, la n. 3 del 2001 e la n. 1 del 2022 hanno attribuito la competenza esclusiva in materia ambientale e paesaggistica allo Stato.
Per questo trovo condivisibile l’azione della giunta Todde con la legge 5 del 2023 che di fatto supera la condizione di anarchia nella quale è stato alimentato il tentativo d’assalto rapace al territorio sardo. Giusto individuare vincoli, regole e aree idonee, come è altrettanto auspicabile la costituzione delle comunità energetiche. È una legge che sta funzionando e ne è prova la prima ordinanza del Tar Sardegna che a fine ottobre ha utilizzato la moratoria della giunta per sospendere per 18 mesi la realizzazione di impianti da energia rinnovabile nell’Isola bloccando la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra per la produzione di energia elettrica in località Moru Nieddu.
Quando parliamo di transizione ecologica sarebbe utile considerare l’intera biosfera nei nostri ragionamenti e non il giardino delle nostre case, per usare le parole di Fernando Codonesu, il presidente della scuola di cultura politica Francesco Cocco che sulle pagine del blog di Vito Biolchini, di Democrazia Oggi e del manifesto sardo pone un’altra importante domanda. Come facciamo a sostituire l’energia prodotta dalle due centrali a carbone che saranno dismesse tra pochi anni? Perché sono stati gli esseri umani a compromettere il nostro pianeta. Lo abbiamo fatto soprattutto negli ultimi tre secoli e sarebbe utile ricordarcelo, anche dopo la vittoria di Trump che mette ulteriormente a rischio noi e le nostre generazioni future con il possibile allontanamento dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Sarebbe utile ricordarcelo per allontanarci da ogni ipotesi di contaminazione con i negazionisti e complottisti del clima e dai portatori di interessi differenti da quelli della transizione ecologica che, sì, in minima parte sono presenti anche tra i sostenitori della proposta di legge Pratobello.
Una medicina possibile contro la speculazione è l’autogoverno della nostra energia insieme ai territori direttamente protagonisti della transizione. Sono favorevole alla creazione di una società energetica sarda, già prevista nel programma della maggioranza del Campo largo e presente nella Legge di Salvaguardia del Paesaggio dove all’articolo 2 si dà mandato per costituire l’Agenzia Regionale dell’Energia al fine di esercitare le competenze che lo Statuto ci dà in materia di “produzione, trasporto e distribuzione dell’energia”. Come ci ha ricordato Franciscu Sedda di A Innantis: “Si tratta di un pilastro fondamentale per attuare una transizione energetica giusta a vantaggio dei sardi. E di uno strumento fondamentale per ribaltare ogni possibile speculazione e trasformarla in un’occasione di prosperità per la nostra gente”.
Sottoscrivo la proposta dell’intellettuale Bachisio Bandinu che preoccupato per il clima di odio e intolleranza che si è generato in questi mesi propone di sanare il conflitto attraverso un confronto assembleare plurale, orizzontale e permanente con tutti gli attori coinvolti, enti locali, comitati, partiti di maggioranza e minoranza insieme alla giunta.
Bonifichiamo lo scontro. Disarmiamo le parole. Trasformiamo tutto questo veleno in una medicina che possa orientarci in una transizione ecologica democratica e che possa salvare la Sardegna dalla speculazione energetica.