Ancora repressione per chi vuole cambiare il mondo

16 Gennaio 2025

[Graziano Pintori]

All’inizio di ogni anno il calendario vecchio è sostituito da quello nuovo. Per molti si tratta di un semplice atto meccanico, nel senso che un anno vale l’altro perché nulla cambia.

Per altri, invece, è un momento di riflessione sul futuro prossimo, di conseguenza diventa un gesto che si carica di attese. Nella realtà ciò che avviene è che nell’anno nuovo si trascinano il bene e il male del vecchio anno, da cui la percezione che il passaggio da un anno all’altro sia privo d’interruzioni.

Infatti, il tempo continua a scorrere liberamente con i suoi conflitti, stermini, genocidi, patologie climatiche con le catastrofi ambientali e umanitarie, da cui il tragico fenomeno delle migrazioni. Costatiamo, quindi, che la continuità degli eventi tragici che coinvolgono l’umanità non conoscono pause, rendendo inefficaci i riti laici e religiosi carichi di auspici per la pace e il bene del mondo, durante il passaggio da un anno all’altro.

Davanti a questo desolante quadro vorrei dedicare l’intervento a tutte le persone ristrette nelle carceri, comprese quelle sofferenti mentali, che perdono il senso del tempo che scorre, diventano esseri “immateriali, privi di speranza e del desiderio di sé”. Le carceri, non a caso, sono definite le nostre discariche sociali, in maggioranza composte da cittadini che appartengono al ceto degli invisibili, quindi maggiormente vulnerabili come i minori, tossicodipendenti, migranti, malati psichici, poveri e via discorrendo.

Scelgo i luoghi della detenzione perché mi danno occasione di poter citare anche il calendario civile del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che in un certo mese, giorno e ora del vecchio anno, in rappresentanza della Repubblica Italiana, si era espresso sui detenuti con questa frase: ” Una gioia non lasciare respiro a chi sta dietro i vetri oscurati nell’auto della penitenziaria”. Se così sono trattati i detenuti trasportati dalle auto della penitenziaria, figuriamoci il trattamento riservato tra le sorde mura carcerarie. Delmastro con quella frase aveva trovato il modo per manifestare l’avversità nei confronti della Costituzione, in particolare degli articoli 3 e 27, essendo convinto che la repressione e la tortura siano gli unici mezzi di correzione per i detenuti. La prova tangibile della cultura violenta e repressiva espressa dal deputato e sottosegretario parafascista Delmastro, è ben tracciata dai dati sulla condizione carceraria diffusi dall’Associazione Antigone.

I detenuti sono 62.153, più di 15.000 della regolare capienza, pari al 132,6%. Nel carcere di S. Vittore (MI) la percentuale si attesta sul 225%, mentre a Canton Monbello (BS) al 205%; altri 59 istituti penitenziari contano il 150% della capienza. I suicidi sono stati i più numerosi di sempre: 88, le cui cause sono da attribuire soprattutto alle condizioni fatiscenti delle strutture, alla mancanza di spazi adeguati, insufficienza di personale ecc. I decessi in generale, esclusi i suicidi, sono notevolmente in crescita: ben 243, nel 2018 con oltre 60.000 detenuti i morti furono 174.

I dati rendono evidente che la situazione odierna delle carceri sono assai vicini a quelli del 2012, quando la Corte Europea riferendosi al sistema carcerario condannò l’Italia per violazione dei diritti umani. Nel frattempo il ministro di Grazia e Giustizia pensa più che mai alla separazione delle carriere dei giudici, piuttosto che interrompere il percorso verso una nuova condanna per violazione dei diritti umani nelle carceri. Il ministro, e la sua sfera politica di riferimento, cioè la destra parafascista, è sordo alla richiesta di un dibattito urgente in Parlamento per discutere di un’eventuale amnistia per i detenuti, in modo da alleggerire l’aria coercitiva che si respira negli istituti carcerari.

La sordità del governo su questo fronte sussiste per rendere più efficace il cantiere della repressione legislativa, dove si lavora per rendere esecutivo il ddl sicurezza, quello che nelle carceri prevede il nuovo reato di rivolta. Per chiudere sarà utile ricordare che gli effetti deleteri di questo ddl avranno riflesso anche all’esterno di queste istituzioni totali, dal momento in cui tutti i cittadini diventano dei potenziali detenuti invisibili. Soprattutto gli attivisti militanti: ecologisti, pacifisti, sodali con gli abusivi che occupano case, gli anti israeliani, gli antifascisti e, in generale, i militanti della sinistra.

In concreto, l’Italia è in linea con le destre che stanno al potere in Europa, le quali rispondono alle proteste degli attivisti, di qualsiasi genere e latitudine, con nuove leggi repressive e arresti indiscriminati, perché bollati per legge come teppisti, eco-terroristi, delinquenti comuni.

Comunque sia il calendario vecchio deve essere sostituito con quello del nuovo anno, perché diventa sempre più difficile vivere in queste società. Il calendario lo dobbiamo cambiare con un motto di speranza rivolto all’idea che un nuovo mondo è possibile, se tutte e tutti ci sentiamo impegnati per cambiarlo con coraggio, con l’unità e la lotta. 

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