Arte di governo
16 Luglio 2010Giovanni Dettori
Beato quell’uomo che scende nella mia casa,
Cipselo, figlio di Eezione, re della illustre Corinto
lui e i suoi figli, ma non i figli dei figli.
(Oracolo di Delfi)
… racconta Erodoto nel libro delle storie
che divenuto tiranno dei Corinzi
Cipselo
molti perseguitò e rese nudi
delle loro ricchezze molti più della vita
regnando a lungo fino a quando chiuse
felicemente la sua opera e i giorni
gli succedette il figlio – come vide
l’oracolo di Delfi – un figlio mite ancora
poco esperto dell’arte di governo
nella sua orfania
cercò un maestro che nei segreti del potere
superasse il re suo padre
messaggeri e domande
trovarono a Mileto
il giusto tiranno che cercavano
a lungo tacque Trasibulo
dentro di sé sorridendo dell’ingenuo domandare
si limitò a condurre
fuori le mura l’araldo di Corinto
sussurrava al vento orientale
il grano maturo di un campo
e ogni volta che vedeva
una spiga più lunga
una spiga più piena
la recideva il tiranno e la buttava
fino a quando
nessuna spiga svettò più sull’atra
e la parte più alta della messe
venne rasa
licenziò l’araldo
senza aggiungere parola
né altro consigliare su come al meglio
governare la città
quale mai saggezza – di ritorno
si stupiva l’araldo –
poteva essere quella di distruggere
la ricchezza di un campo
quale sensato consiglio poteva
venire da uno stolto
ma a Corinto
al figlio di Cipselo fu chiaro come luce
il messaggio.
17 Luglio 2010 alle 13:24
Tatiana Cossu, L’arca del tiranno. Umano, disumano e sovrumano nella Grecia arcaica, Cagliari, CUEC, 2008.
Questo vasto saggio poggia su una tradizione secolare, se non millenaria, di attenzione erudita per un oggetto votivo del mondo greco arcaico: la cosiddetta Arca di Cipselo, che nel titolo del libro è l’arca del tiranno. Esso utilizza e osa andare oltre i risultati di quella tradizione erudita e ne propone di suo una rilettura, un’interpretazione, una riconsiderazione anche generalizzante, di tipo antropologico culturale. E ricolloca i risultati di quella lunga tradizione negli orizzonti interpretativi dei nostri tempi, con la sensibilità dei nostri tempi, anche con le preoccupazioni dei nostri tempi, senza trascurare la contestualizzazione e l’individuazione storica e avvalendosi di rigore analitico ed ermeneutico nel formulare le sue ipotesi interpretative.
Acribia documentaria, precisa individuazione storicistica, generalizzazione anche comparativa tra forme di vita a volte molto distanti e diverse sono qui scelte evidenti e messe a frutto. Tatiana Cossu colloca il suo discorso in un orizzonte analitico e interpretativo dove campeggia il problema delle diverse e ricorrenti modalità di dare sempre, dappertutto e necessariamente forma varia o ricorrente all’uomo in società, prestando particolare attenzione ai modi in cui il potere politico, la sua formazione, il suo esercizio e il suo mantenimento, sono strumenti
17 Luglio 2010 alle 21:22
Il potere ha bisogno di bonzi, sia nei “piccoli” luoghi, nelle scuole, negli uffici, ecc., che nei “grandi”: governo, ministeri, regioni… La salvezza se non ci si vuole vendere a costoro? Guardarsi allo specchio e riconoscervi il più debole, ma con purezza.