Una questione di numeri

16 Luglio 2010

Valeria foto 78

Valeria Piasentà

Bossi rivendica al Nord tre ministeri, perché «Lombardia, Veneto e Piemonte saranno le prime regioni a sperimentare il federalismo fiscale»: il ministero dell’ Economia a Milano, a Venezia il Turismo, a Torino l’Industria; ci avvisa che «la battaglia comincerà in autunno». Ha minacciato una rivolta contro lo Stato «se mi toccano la provincia di Bergamo dobbiamo fare la guerra civile», ora vuole i posti nei CdA delle banche (anticipato da Cota la notte stessa dell’elezione alla Regione Piemonte) perché «Chi è intelligente ha capito che abbiamo vinto tutto e fatalmente ci toccherà anche una fetta di banche…Lo ha detto la gente che adesso tocca a noi». Ma a nome di chi, e soprattutto di quanta ‘gente’ parlano Bossi, Zaia e Cota? Bossi dichiara: «ci sono 10 milioni di persone pronte a battersi per la Padania», ma come ha calcolato il numero dei suoi adepti? secondo un recente sondaggio ISPO solo il 10% degli abitanti del Nord -Emilia compresa -sono favorevoli al federalismo, e il 40% degli elettori leghisti. Inoltre, alle ultime elezioni regionali la Lega ha raccolto un totale nazionale di 2.749.874 voti (erano 2.897.179 nel 2009, con una perdita di 147.305 voti pari ai residenti di una media città italiana, secondo l’analisi di D’Alimonte IlSole24ore 31.3.2010). Manca qualche milione per arrivare ai 10, a meno che Bossi non si annetta d’ufficio i 6.649.352 voti del PdL (9.144.012 nel 2009). In questo caso ne mancherebbero ancora oltre 600mila, più dei residenti in Basilicata. La dichiarazione di Bossi è millantatoria, l’elettorato attivo e passivo italiano alle ultime elezioni sommava a meno di 41ml di votanti. Per una questione di numeri, è particolarmente difficile comprendere le rivendicazioni di Cota in merito ai ricorsi sulla regolarità delle elezioni regionali. Dopo la querelle sulle liste di Rebellino, in cui è sfortunatamente incappata l’attrice Litizzetto, la lista ‘Pensionati per Cota’ pare abbia presentato firme false. Il TAR si esprimerà il 15 luglio e la regione potrebbe tornare al voto con Chiamparino per il centro-sinistra. Intanto il 24 giugno la Lega Nord ha indetto a Torino una fiaccolata «per la difesa della democrazia», sostiene Cota: «Se il Tar annullasse le elezioni sarebbe come un golpe. Vorrebbe dire rubare il voto ai piemontesi», infatti è sfilato un cartello con la scritta «Stasera le fiaccole domani i fucili» (vedi http://www.youtube.com/watch?v=4aJrajE89-g&feature=related e http://www.youtube.com/watch?v=SHvEajYqqWI&feature=related). Come si comprende bene questa non è una mera questione di numeri ma una questione di sostanza; come la politica è certo una questione di numeri, ma di tant’altro ancora: anche di legalità. Nel frattempo il federalismo comincia a dare i primi frutti. Come gli 800mila euro devoluti alla Scuola privata Bosina di Varese, la Libera Scuola dei Popoli Padani fondata dalla moglie di Bossi. Ci informa Il Giornale del 12 luglio: «il Senato, con la commissione Bilancio (di cui la Lega ha la vicepresidenza), ha formalizzato l’elenco di enti beneficiari dei contributi stanziati nel «Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio» creato nel 2008. Un elenco lunghissimo che comprende associazioni culturali, case di riposo, comuni, fondazioni, diocesi, parrocchie, università e appunto qualche scuola (private n.d.r.)….Il provvedimento della commissione bilancio ha anche un nome più popolare, «legge mancia», perché in quel modo senatori e deputati assegnano contributi e fondi a enti o amministrazioni che hanno particolarmente a cuore (per circa 200milioni di euro tra Senato e Camera), ovviamente anche a fini elettorali». Insorge il capogruppo del Pd al Consiglio Comunale di Varese: «mentre si toglie il diritto a migliaia di ragazzini delle scuole pubbliche di frequentare aule decenti e ristrutturate, da altre parti spuntano vantaggi per un’unica scuola … Il sindaco Fontana continua a ricordare che non ci sono soldi ma poi ecco che per qualcuno i soldi il parlamento li trova. Ma allora perché la scuola della Lega sì e le altre no? Sembra un assurdità, una beffa a chi avrebbe diritto a frequentare scuole pubbliche, moderne e laiche, e non magari scuole che hanno una ispirazione di partito… E’ stata fatta una scelta scellerata e partitocratrica». E dopo il federalismo demaniale, nei prossimi giorni il Governo deciderà in merito a una proposta di legge della Lega sul trasferimento delle partecipazioni ANAS dal ministero dell’Economia alle regioni. L’aria tremontiana è favorevole alla formazione di nuovi centri di potere al Nord, di enti spesso doppi o inutili cui spartirsi i posti, arte praticata dai rappresentanti della Lega che sommano più incarichi politici, amministrativi e societari: come i loro sindaci; i presidenti delle provincie di Brescia, Bergamo e Biella; l’ex sindaco di Novara ora assessore regionale allo Sviluppo economico, Industria, Piccola e media impresa, Ricerca, Innovazione, Artigianato, Energia, Telecomunicazioni e egovernment che contestualmente siede nel CdA di Finmeccanica; Cota e Buonanno, costretti ad alcune dimissioni dopo i ricorsi al tribunale di Torino promossi dai radicali e malgrado la minaccia di Cota: «la gente non prenderebbe bene una vittoria dei ricorsi». Questione morale e conflitto di interessi non preoccupano la nuova classe dirigente padana – qui dove la ‘ndrangheta ha infiltrato i massimi livelli politici, imprenditoriali, finanziari e amministrativi fino a influire sulle elezioni -mentre la Lega si radica metodicamente nel territorio occupando tutti i centri di potere al fine di costituire una granitica casta di intoccabili anche nel caso di future sconfitte elettorali, una classe dirigente che già ora ha un potere sul territorio che l’esprime di gran lunga superiore all’effettivo peso numerico. In questo contesto perché mai i due presidenti di regione leghisti Cota e Zaia dovrebbero rimettere le proprie deleghe?

1 Commento a “Una questione di numeri”

  1. Valeria Piasentà scrive:

    Questa notte: il TAR di Torino ha accettato due ricorsi sulle irregolarità che hanno segnato le elezioni regionali piemontesi, disponendo il riconteggio dei voti congiunti delle liste per Cota presidente ‘Consumatori’ e ‘ Al centro con Scanderebech’ (14.000 totali, e Cota ha vinto su Bresso con uno scarto di 9.000 voti). Ha rigettato il ricorso della Federazione dei Verdi e del WWF in merito alla lista civetta ‘Verdi Verdi’ anche per l’uso ingannevole di una sigla WWFF nel simbolo della lista. Ha sospeso il giudizio, in attesa di supplemento di documentazione dei richiedenti, sulla questione penalmente più rilevante: quella relativa la lista ‘Pensionati per Cota’ (ha raccolto quasi 28.000 voti) depositata con tutte le firme false eccetto quella del presentatore e irregolarità di certificazione. I presentatori della lista Michele Giovine – trentasettenne consigliere regionale per i Pensionati – e il padre Carlo imprenditore che partecipa ad appalti pubblici e consigliere comunale, già rinviati a giudizio dalla magistratura ordinaria per falso ideologico, ieri si sono detti disposti al patteggiamento o al rito abbreviato. Il TAR si riunirà il 7 ottobre e Cota ricorrerà al Consiglio di Stato, forte di 20.000 firme di sostegno raccolte negli scorsi giorni in 170 gazebo allestiti in tutta la regione. E finalmente sapremo se il Piemonte tornerà alle urne.

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