Il bullismo e l´adolescenza rubata
1 Maggio 2008Massimo Mele
Tradizionalmente, nel nostro Paese viene considerato “bullo” un individuo dotato di molto esibizionismo, piuttosto sbruffone, che ama fare il gradasso e che spesso tende a prevaricare, senza mai però raggiungere quelle caratteristiche di cattiveria e di sadismo che invece sono tipici del fenomeno del bullismo così come viene spesso osservato in ambito scolastico. E’ quindi da considerare impropria la traduzione del termine “bulling” con bullismo, anche se ormai tale errata traduzione è ampiamente diffusa nel nostro Paese.
Le cronache quotidiane di “bullismo” ci riportano una storia di vessazioni, sopraffazioni e discriminazioni che spesso sconfinano nella violenza fisica e sessuale, normalmente a danno di studenti/bambini con specifiche caratteristiche mentali, fisiche o comportamentali.
Al “nonnismo” classico dell´etá adolescenziale, dove alcune figure di spicco, per corporatura o carisma, raggiungono con vessazioni varie e sottomissione dei meno remissivi, il posto di “comando” e guida del gruppo, si é sostituito un nuovo rapporto di sopraffazione non sempre finalizzato al leaderismo ma, il piú delle volte, alla pubblicitá che ne deriva. In un paese di veline, amici e tronisti, si comincia ad esistere solo attravesro l´autoaffermazione in un contesto mediatico pubblico che ne decanti le gesta, per quanto insulse, ad una platea piú vasta possibile. Nasce da qui l´esigenza di filmare o fotografare le proprie gesta per rilanciarle nell´universo mediatico di Internet e, spesso, della grande stampa nazionale.
Al desiderio di “fama” e “celebritá” si unisce una nuova percezione dei rapporti sociali e un sentimento di superioritá per quel maschio bianco, eterosessuale e cristiano che la nostra cultura ci ripropone come modello dominante. Ma anche una forte assuefazione alla violenza e al disprezzo dell´altro, sopratutto se considerato inferiore. Dopo anni di guerre, bombardamenti, stupri etnici, fosse comuni a livello planetario e campagne xenofobe sulla sicurezza, omofobiche sulla famiglia, misogine sull´aborto a livello locale, é alquanto strano stupirsi dell´imbarbarimento dei rapporti sociali fra giovani e adolescenti.
I video su Internet di violenze su bambini down o stupri di timide ragazzine non ci ricordano in qualche modo i video e le foto delle violenze ad Abu Ghraib? Un gioco sadico e perverso ma che assicura spesso gli onori di una cronaca sempre piú morbosa e immorale che rappresenta e amplifica da una parte e fomenta dall´altra.
Da questa prospettiva l´ingresso nelle scuole di Sassari dell´arma dei carbinieri, per un programma antibullismo, ha dell´incredibile. Quegli stessi carabinieri autori di violenze inusitate durante le manifestazioni e sopratutto durante il G8 di Genova con sconfinamenti in vere e proprie torture come nella caserma di Bolzaneto, oggi si ergono a difensori degli oppressi e della legalitá.
Verdoliva, procuratore dei minori di Sassari presenta cosí la campagna nelle scuole: «Negli ultimi anni il bullismo ha assunto caratteristiche molto diverse dai fenomeni di branco e posso dire, senza avere motivo di esagerare, che oggi rappresenta l’anticamera della mafia. […] In una società dove troppo spesso gli interessi personali vengono anteposti a tutti gli altri è facile che il genitore pur di difendere il figlio si scagli contro l’insegnante, perchè deve dare ragione a ogni costo al componente della famiglia. E allora, che differenza c’è tra questa famiglia che difende il comportamento sbagliato del figlio attaccando le istituzioni, e la famiglia mafiosa che afferma la propria supremazia con le armi e le bombe?».
Nessuna analisi delle cause e delle dinamiche sociali giovanili, nessun approcio pedagogico o lontanamente riflessivo. Adolescenti o adulti sono uguali e intenzionalitá e scopi si sovrappongono. Gli adolescenti non piú elementi sociali da guidare in uno sviluppo responsabile e consapevole, ma semplici criminali da reprimere.
Le vittime del bullismo non piú adolescenti deboli e insicuri da fortificare ed aiutare nel difficile cammino dell´aquisizione di autostima e identitá, ma semplici vittime di un contesto che li travalica e li esclude.
L´educazione al rispetto, alla convivenza, al riconoscimento del valore della differenza sono concetti vecchi e superati. Gli adolescenti non esistono piú. Il rispetto deve nascere dalla paura della pena e delle conseguenze legali delle proprie azioni. Non é necessario che capiscano perché, l´importante é che ubbidiscano.
Specchio fedele della nostra societá e della sua sintesi politica.
Se si urla per anni che gli immigrati sono criminali e stupratori, come ci si puó stupire se nascono ronde di imbecilli che vanno in giro a massacrare “i criminali negri e musulmani”? Se i gay sono viziosi, pedofili, osceni e i loro diritti non vanno riconosciuti in quanto cittadini di serie B, perché stupirsi se gli adolescenti traducono in violenza privata e discriminazione tali insegnamenti? Se lo stupro diventa un´arma di guerra “convenzionale” con la riduzione della donna a mero strumento o “incubatrice” del possesso e della vittoria maschile, dimensione questa presente anche nell´attuale discussione sull´aborto. E, piú in generale, se le violenze su donne e minori si consumano per oltre l´80% nel chiuso delle mura domestiche, senza che questo porti ad una messa in discussione della struttura della famiglia etero patriarcale e dell´autoritarismo maschile, come stupirsi della rielaborazione adolescenziale di questa cultura misogina, omofobica e violenta?
Il Sindaco di Sassari plaude all´iniziativa dell´Arma e, con lui, tutto il centro-sinistra di Governo, quello stesso che per anni, in consiglio comunale, non ha fatto altro che ripetere che gay e lesbiche sono malati e viziosi, financo pedofili e discrimarli non é sbagliato. Quello stesso centro-sinistra che nelle discussioni sulla famiglia riproponeva una donna sottomessa e succube di un marito ancora capo famiglia.
Le lacrime di coccodrillo dei cattivi maestri che inviano la polizia a reprimere le conseguenze dei loro insegnamenti é preoccupante e foraggia quell´imbarbarimento e quella “devianza” che ipocritamente vorrebbe combattere.
In un incontro molto partecipato sull´omofobia alle Magistrali di Sassari, una ragazza intervenendo disse “Io sono contraria all´omosessualitá, ma non so perché … A me hanno sempre detto cosí”. Spaventarla con la polizia non avrebbe altro effetto che confermare la sua ignoranza e deresponsabilizzarne il comportamenmto all´interno di un percorso obbligato di lecito e illecito. A che scopo?
Paura e repressione confliggono totalmente con responsabilitá e consapevolezza. Credo invece che sia da qui che bisogna ripartire.
1 Maggio 2008 alle 09:30
Complimenti per l’articolo, una disamina della situazione completa a 360°. Sono anni che vado ripetendo che è ora di spegnere la televisione, veicolo di deformanti modelli educativi, e di far riprendere i giovani a vivere in miglior un clima di dialogo familiare; aggiungo che staccarsi dal tubo catodico (o dal pannello LCD, fate voi) farebbe bene anche ai genitori, che ormai sembrano non sentire più il peso di una responsabilità educativa verso i propri figli.
Grazie per questo articolo che è un vero invito alla riflessione, per noi e le istituzioni.
25 Maggio 2008 alle 14:52
Bell’articolo è quello ke cercavo!
mette a fuoco a 360° il fenomeno del bullismo!