E’ nato un altro topolino?
16 Dicembre 2010Michele Podda
Nei giorni scorsi a Fonni si è svolto un convegno sulla lingua sarda. Michele Podda, “bisbetico” (come lui stesso si definisce) frequentatore del manifesto sardo, ci ha inviato questo articolo che pubblichiamo volentieri. (Red)
Nei giorni dal 9 all’11 dicembre, a Fonni, si è tenuta la conferenza annuale per la lingua sarda. Quasi sempre le conferenze si risolvono in inutile passerella di studiosi e studiati, politici e conferenzieri, e sopratutto di “addetti” regionali che svolgono a dovere il loro ruolo di cerimonieri dell’occasione. L’elenco dei partecipanti per la verità era di tutto rispetto, dato che molti di loro sono ben noti per aver concretamente lavorato individualmente per la lingua sarda. Il programma dei lavori per contro era tanto generico quanto ambiguamente ammiccante, come faceva intendere il titolo “Una Limba Normale”, proposto tutto con iniziale maiuscola nel sito RAS. Per un po’ ho pensato che la maiuscola per “Normale”, un aggettivo che solitamente non ha connotazione di particolare significato, come può essere per “Limba”, potesse indicare la volontà di tornare alla lingua sarda esistente, quella parlata comunemente in tutta la Sardegna con le mille sfumature dialettali, superando l’esperienza-artificio della Limba Sarda Comuna (LSC). Così non è stato. D’altronde altri segnali, come la nota presente nel sito RAS, non lasciava intendere grandi novità. Il titolo di tale nota, “La Regione punta allo sviluppo della lingua sarda. Presentata conferenza regionale”, annunciando che si intendeva “puntare allo sviluppo”, dimostrava che si era alle solite, utilizzando termini tanto vaghi quanto vuoti, vecchi dalla nascita più di trenta anni fa, chiaro esempio del politichese peggiore. Ma come, ancora si punta, si prende la mira, dopo oltre mezzo secolo dalla conquista dell’Autonomia? Non c’era da farsi illusioni. Pochi i riferimenti concreti contenuti nella nota: dare alla lingua sarda collocazione normale e non occasionale (non è detto come); volontà di dare solidità alle radici, alla tradizione e alla lingua (ma che belle parole!); che non si vuole che la lingua resti relegata in zone sempre più ristrette (con quali atti concreti?); che anche in quelle zone ristrette, solo il 13% dei bambini ormai parla in sardo con i genitori (scoperta, finalmente, l’acqua calda); che si intende puntare…(per cinquant’anni non si è trovata la mira, ora invece…); che si chiederà di poter inserire, nel progetto ministeriale “Scuola digitale”, fra gli argomenti scientifici (?), anche la lingua sarda (gli addetti regionali, previdenti, hanno già varato il correttore ortografico CROS); che anche nel Nuorese non si parla più in limba (ma dove son finite le belle tradizioni?); che non ci si deve vergognare di essere sardi (coraggio, dunque!); che la Regione intende reperire altre fonti di finanziamento per lo sviluppo della politica culturale e linguistica (almeno piovesse!). “Grandi” le premesse e le promesse, come si vede. Unica novità il progetto nazionale di “Scuola digitale”, in cui inserire l’argomento scientifico “lingua sarda” e in cui ritengo si voglia utilizzare il CROS appena partorito. Desolante. Spero che contenuti concreti siano arrivati dai numerosi partecipanti che hanno a cuore le sorti della lingua sarda. E in attesa che vengano pubblicati i risultati della conferenza, è a costoro, e a tutti gli intellettuali sardi, che rivolgo un caloroso appello, affinchè vigilino giorno per giorno sull’operato degli “addetti” regionali per la lingua sarda, e incidentalmente anche dell’Assessore di turno. In particolare affinchè:
si ostacolino progetti artificiosi ed insulsi che si ammantano di funzioni e valori che non hanno per la lingua sarda, perchè non sarebbero soltanto inutili, ma dannosi;
si accantoni, almeno per il momento, la LSC e si proponga lo studio del sardo che c’è, quello ancora vivo, in tutte le sue varianti e dialetti esistenti, compresi sassarese e gallurese; rinviando per qualche anno l’uso veicolare della lingua sarda;
si chieda, si pretenda SUBITO l’istituzione della cattedra di lingua sarda in tutte le scuole della Sardegna, con 2-3 ore settimanali per cominciare; e si predispongano testi adeguati;
si precisi che non è questione di soldi, perchè al limite l’intero ammontare delle somme previste per lingua e cultura sarda (addetti regionali, convegni e pubblicazioni, premi, cotillons e quant’altro) si può destinare a questo basilare obiettivo;
venga ricordato all’Assessore che SOLTANTO L’OBBLIGO SCOLASTICO potrà ridare quel prestigio che, unico e solo, riuscirà a interrompere il processo di estinzione della nostra lingua;
nell’insegnamento venga salvaguardata la lingua sarda da qualunque ingerenza di quella italiana TRAVESTITA DA SARDA, che deve restare ASSOLUTAMENTE DISTINTA; in caso contrario si sancirà la morte del sardo per asfissia;