Meglio Orgosolo di Disneyland
16 Giugno 2008
Andrea Mameli
In base a quali criteri si giudica l’importanza di un evento culturale? Il numero di spettatori? La fama degli ospiti? L’originalità dell’iniziativa? Il numero di edizioni? La ricaduta economica? Questa bizzarra domanda mi rimbalza in testa da quando si è conclusa la terza edizione del Festival della Scienza di Orgosolo. In Europa i Festival della scienza sono diffusi da anni (quello di Edinburgo è attivo dal 1987) e in Italia, a parte Genova (250 mila presenze dell’edizione 2007), si assiste alla nascita di iniziative di questo tenore in città di medie dimensioni, come Bergamo, Bolzano, Perugia.
Mi interrogo sul significato della parola importanza dopo aver ascoltato i versi che un poeta ultraottantenne ha dedicato alla manifestazione, ricordandoci che non è mai tardi per imparare. E dopo aver colto l’entusiasmo di alcuni insegnanti del posto, l’apprezzamento degli ospiti provenienti da varie parti d’Italia e l’opinione di un bambino di 4 anni: “Meglio Orgosolo di Disneyland”. Ciascuno di loro, con la propria scala di valori, ha tratto dall’iniziativa un diverso arricchimento. Occasioni diversificate, per età, preparazione, interessi e attitudini. Sembra quasi un dettato costituzionale. E in qualche modo lo è: se la Costituzione indica, all’articolo 9, cultura e scienza come virtù civili alla base della stessa nozione di “res publica” qualche attinenza deve pur esserci. Del resto, come hanno spiegato la presidente dell’associazione culturale orgolese “Viche! Viche!” (“Guarda! Guarda!”) Rosina Musina e l’assessore alla Cultura del Comune barbaricino, Luisa Muravera, la motivazione originale era proprio questa: fornire occasioni informali di avvicinamento alla scienza. L’intuizione delle donne di Orgosolo (sostenute, per le prime due edizioni, dall’associazione culturale di Parma “Gogool donne nella scienza”) è originale quanto semplice (e per questo efficace): portare la scienza a vicino alle persone. Dai bambini, appunto, agli anziani. Del resto, scrive Costantino Cossu (il manifesto, 24 gennaio 2008: “Orgosolo, periferia del mondo globalizzato”): “Orgosolo è un paese che reagisce, dove la gente, che ha gusto per il lavoro che apre strade nuove, sa fare scommesse difficili: lasciano la pastorizia, provano con il turismo. C’è persino un gruppo di ragazze che si è inventato un “Festival della scienza”, quest’anno alla terza edizione.”
Il concetto è sottolineato con altrettanta chiarezza da Manuela Scroccu – Manifesto Sardo, 1 febbraio 2008: Donne in Barbagia” – il “Ho digitato “donne orgosolo” su Google: il primo link che è apparso non è su faide e omicidi ma è quello dell’associazione “Donne e scienza” che organizza il festival della scienza ad Orgosolo.”
La prima edizione del festival, nel 2006, fu dedicata all’astronomia. La seconda all’acqua. Questa volta (dal 30 maggio al primo giugno) l’attenzione era invece puntata sulle energie rinnovabili e i cambiamenti climatici. Esperti delle due università di Cagliari, Padova e Sassari, del CRS4, dell’INFN, del SAR, del Forum Sociale Europeo e del Movimento per la Decrescita Felice hanno spiegato, con semplicità, quanta energia si consuma nel nostro pianeta e quanto sarebbe saggio puntare sulle energie rinnovabili. Mantenendo gli attuali consumi le scorte di combustibili fossili (carbone, gas, derivati del petrolio e uranio) si esauriranno in poche decine d’anni, senza contare gli effetti delle emissioni di anidride carbonica e del progressivo innalzamento dei prezzi. Pertanto, se non si adottano soluzioni forti, ovvero l’adozione massiccia di sistemi di trasformazione dell’energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica, unitamente all’utilizzo dell’idrogeno e di sistemi oggi ancora allo stato sperimentale (come gli aquiloni eolici d’alta quota) gli effetti saranno nefasti. Il valore dell’informazione e dell’educazione in questo campo è enorme, specie se si considera che il consumo critico e il risparmio energetico rappresentano le prime fonti di energia rinnovabile.
A garantire l’originalità dell’iniziativa la gara poetica in sardo (con i poeti Bruno Agus e Mario Masala accompagnati dal tenore di Orgosolo) e il murale a tema. Durante le giornate del festival i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie hanno giocato con la scienza grazie all’Università di Cagliari, al CRS4 e a Laboratorio Scienza Srl, al “Prof. Pietrosky e il coniglio nel cappello”, all’Associazione Culturale Googol e alle installazioni di Raffaello Ugo. Nella piazza principale di Orgosolo è stata poi montata la “Casa Eco-Logica“: un esempio reale (e vissuto) di impiego delle fonti rinnovabili e dei sistemi a basso consumo energetico. Un Film (Koyaanisqatsi, di Godfrey Reggio) e uno spettacolo (Cataprisma, di Rossana Luisetti e Roberto Tadeu De Azevedo) hanno rispettivamente aperto e chiuso il programma della manifestazione, a dimostrare che la comunicazione della scienza passa anche attraverso l’impiego di un’ampia varietà di forme espressive. Ma perché è importante comunicare la scienza, farlo dal vivo e, come si suole dire “nel territorio”? Intanto per un valore assoluto, non misurabile, che si chiama diffusione della conoscenza. Poi per il dovere di chi impiega fondi pubblici nella ricerca di far sapere come spende quei soldi. Infine perché se è vero che spesso siamo chiamati a compiere scelte che implicano una pur minima conoscenza scientifica (acquisti, referendum, elezioni) non è solo opportuno ma necessario un intervento divulgativo verso il pubblico più vasto. In altre parole la comunicazione della scienza è un elemento di democrazia.
Occasioni come quella di Orgosolo, a nostro parere, rivestono anche altri significati. Se non altro dimostrano che investire a sostegno di iniziative culturali paga. A giudicare dall’interesse suscitato intorno alla manifestazione. Inoltre, sebbene non possiamo parlare di strumento contro la dispersione scolastica (sarebbe irrealistico anche solo pensarlo) sicuramente un qualche effetto positivo, sui più piccoli partecipanti, potrà averlo. Chissà che in alcuni di loro l’attenzione critica verso le cose e i fenomeni, il desiderio di capire come funziona, non possano spingere a proseguire gli studi. O anche solo a mantenere intatta la fiamma della curiosità. In fondo, forse è proprio questo il metro per valutare l’importanza.
17 Giugno 2008 alle 10:40
Nella foto, scattata a Orgosolo il 31 maggio 2008, ragazze e ragazzi delle locali scuole medie, medie tra tester, pile a limoni, motore stirling, auto a idrogeno, fuel cell e pannellini fotovoltaici, in compagnia di Silvia Casu (Laboratorio Scienza Srl, Sestu).