Asinara e Porto Marghera
1 Febbraio 2011Red
Le notizie che affluiscono da Porto Torres, e da varie località della costa settentrionale della Sardegna non sono certamente buone. La multinazionale E.On cerca di sminuire, ma le amministrazioni comunali della Sardegna (la Regione praticamente tace) non brillano di incisività. Con un arco di straordinaria potenza simbolica, il bitume e il catrame hanno unito le celebri spiagge di S. Teresa Gallura e La Pelosa di Stintino.
D’altronde, da chi vuol costruire all’Asinara e non coglie la possibile, ricchezza ambientale ed economica di un luogo non alberghificato, non potremo attenderci grandi reazioni. Questo è un modo di produrre energia all’interno di un motore economico globale che territorializza il danno entro i quadri politici più servili, sapendo che il ricatto – spesso clientelare – dell’occupazione funziona sempre.
Il nostro territorio è attraversato da un aggressione totale (l’uranio arricchito di Quirra, i rifiuti industriali radioattivi di Portovesme, la ripugnate onda nerastra sulle celebri coste del Golfo dell’Asinara e oltre, avendo il catrame toccato Capo Testa e La Maddalena) che si intreccia con l’indebolimento progressivo del PPR operato dalla giunta Cappellacci (il presidente, lo ricordiamo ancora, fu peraltro attivissimo dirigente dei quella Gold Sardinian Mining che ha devastato il territorio di Furtei a caccia di qualche pepita).
Il discorso di un nuovo modo di produrre e di creare occupazione è ancora più urgente. Come quello di mettere al centro delle politiche economiche progressiste il mutamento radicale del modello di sviluppo. Acquista perciò un particolare significato che ‘oltremare’ rinascano attorno alla FIOM e agli operai FIAT che in gran numero hanno detto ‘no’, da Cassino a Mirafiori, al modello Marchionne, le aggregazioni operai-studenti.
Non è un sogno – né una proiezione un po’ retrò e magari nostalgica – e ci auguriamo che non lo diventi: negli incontri, nelle affollate assemblee di Reggio Emilia e Porto Marghera, nelle reti digitali e nella stampa militante si stanno producendo nuove riflessioni sull’economia ambientale, che vedono finalmente settori del sindacato porre il problema di un mutamento strategico, di una produzione che non usi energie e non crei merci dannose per il pianeta.
Proponiamo una serie di articoli apparsi sul ‘Manifesto’: selezionate qua uniticontrolacrisi, con scritti di Loris Campetti, Luca Casarini, Gianni Rinaldini, Rocco di Michele e ‘Atenei in rivolta) sulle iniziative che lievitano grazie alla FIOM, l’altro sulle energie rinnovabili (Il sole che lotta, di Nicola Cipolla).