L’impronta culturale

16 Luglio 2008

Fingerprints
Raffaello Ugo

Gli italiani non sono razzisti, è noto. Lo ripetono soprattutto gli italiani. Personalmente provo una certa simpatia per il ministro Maroni con quei buffi baffi e quello strano sorriso o qualunque cosa sia. Maroni suona il giazz, come il mio dentista. Una volta gli ho anche morso una mano al mio dentista. In fondo si tratta anche lì di battere e levare. Non ci eravamo intesi sui tempi. E io, tra vedere e non vedere, gli ho morso una mano. Il giazz lo suonavano i neri un po’ arrabbiati di New York, il fri giazz. Se ti sentivano fare una scala ti mordevano una mano anche loro. Ora il giazz lo suonano anche nelle balere in Val padana ed è considerato una variante colta del gin fizz. C’è gente che ancora non se ne fa una ragione. Ma non il ministro Maroni, uomo solido e lineare. Probabilmente non gli hanno ancora morso la mano. Dice che è tutto in regola e che in Europa si sbagliano. Intanto dall’Europa ci fanno sapere che siamo sotto controllo. Dicono che “non è possibile riservare un trattamento diverso su base etnica”. Magari son rimasti a quando gli italiani usavano i gas in Africa. Sarebbe ingiusto. L’altro giorno ad Acerra sono stati usati i gas su cittadini italiani e nessuno (tranne gli acerrani) ha fatto storie. Un po’ di equilibrio, via. E’ tutto a posto. Non ci sono discriminazioni. Si tratta solo di un censimento, niente tatuaggi sul braccio per ora. E’ solo per fare un po’ d’ordine. Dice che il ministro è preoccupato dal fatto che gli zingarelli non vadano a scuola. E questo è un problema. Certo, un maligno potrebbe anche chiedersi che ci vadano invece a fare oggi tutti gli altri. Ma non è certo questo il nocciolo della questione, bisogna dirlo. Il vero problema sembra essere che gli zingari rubano i bambini. Non voglio dire che sia una bella cosa ma, d’altra parte, ci sono anche genitori che gli lasciano vedere tutti i giorni Alba D’Eusanio o che li portano in vacanza a Gardaland. Mi rendo conto però che una mamma può trovarsi in difficoltà non sapendo con buon anticipo quanti coperti sistemare a tavola o pianificare con precisione il numero di posti letto per la villeggiatura. Per fortuna le soluzioni non mancano. Quella classica dello zingabus risolverebbe entrambi i problemi. Non vogliono andare a scuola? E tu li carichi sul furgoncino, disegni colorati sulle fiancate e piccole sbarre ai finestrini. Ogni giorno gli zingarelli verrebbero accompagnati alla scuola tra canti e filastrocche da assistenti sociali forniti di merendine e spray al peperoncino e riportati al campo al termine delle lezioni. E’ un idea semplice ed efficace e mi risulta sia già stata utilizzata con successo in passato. Si eviterebbe così la presenza di inquietanti individui con baffo e fisarmonica davanti agli edifici scolastici consentendo ai bravi papà di aspettare tranquillamente in macchina i propri pargoli. Chissà se il simpatico ministro conosce Jean Baptiste Reinhardt, detto “Django”, detto “Occhio nero” per le saette che mandava a chi sbagliava la nota. Naturalmente avrebbe preso le impronte anche a lui. Ma non tutte comunque perché Django un paio di dita le aveva perse nell’incendio della sua roulotte. Come succede ancora d’inverno quando si accendano le stufe nei campi. E c’è chi arriva addirittura a sostenere che anche gli zingari ci rimangano male quando gli vanno a fuoco i figli. O anche solo un paio di dita. Dice che apprezzerebbero anche loro un’abitazione con un impianto elettrico a norme CEE e l’acqua corrente. E mentre alcuni cittadini si procurano roulottes per le vacanze estive loro prenderebbero volentieri una casa offrendo senza problemi la roulotte anche durante la mezza stagione. E’ uno dei casi in cui la domanda e l’offerta, per qualche motivo, non si incontrano per niente. C’è anche la possibilità però che il nostro ministro soffra un po’ il confronto culturale con gli zingari. E non ha tutti i torti. Da una parte un popolo misterioso partito dall’India un migliaio d’anni fa e dall’altra gli industriali padani con Ray ban, Suv e canottiera. Confido perciò molto, a questo proposito, sull’interessamento e il sostegno della signora Carfagna, che già aveva colto la difficoltà a contemperare una sana xenofobia con la necessità di trovare qualcuno a cui scaricare il nonno rompiballe perché si spenda con la stessa sensibilità per tentare una mediazione tra Maroni e gli zingari. Potrebbe, per esempio, cercare di convincere gli zingari ad andare ai concerti giazz di Maroni senza mordergli la mano in cambio, per esempio, di un certo numero di cessi chimici. Uno scambio alla pari insomma. Questo valorizzerebbe quella capacità di mediazione tipicamente femminile e consentirebbe a chi come me non ha trovato in edicola il suo calendario di farsi comunque una qualche idea del suo percorso politico. Chissà, può anche essere che già dopo un paio di concerti i “figli del vento” riprendano spontaneamente la loro migrazione senza bisogno di ulteriori provvedimenti. E’ un popolo fondamentalmente pacifico, non ama la guerra e una simile esperienza potrebbe essere considerata alla fine semplicemente uno sgarbo tra i tanti. Io dico che vale la pena tentare. Ma ci dev’essere un senso, qualche insegnamento anche nella parabola del giazz. Nato nei bordelli di New Orleans ha attraversato accompagnandola la stagione di fuoco dei diritti civili e del riconoscimento della dignità delle minoranze e adesso ce lo ritroviamo qua, un po’ ingrassato e con i baffetti. Un ritorno alle origini in questo grande, gorgogliante ventre molle dell’Italia del Popolo della Libertà.

3 Commenti a “L’impronta culturale”

  1. Patrizia Sanna scrive:

    bell’articolo , divertente calzante
    magari vorrete venire alla manifestazione antirazzista di oggi 17/07 in Piazza Costituzione a Cagliari. partirà un corteo lungo Marina e poi presidio festa in Piazza Darsena

  2. mauro medas scrive:

    buon giorno,vivo al nord e ti posso confermare che le impronte le prendono anche a noi cosidetti italiani del sud,isole comprese..non so quando e’ nato tutto cio’ pero’ esiste..e’ un razzismo sottile,perfido,per fortuna limitato..abbiamo le impronte anche noi quindi…dove devo andare a depositarle?

  3. Raffaello Ugo scrive:

    Sai Mauro, mi viene in mente una vignetta che era uscita sul Male diversi anni fa. C’era una signora che affacciata alla finestra commentava l’avanzamento dei consensi della Lega Nord col ragioniere del piano di sopra: Ormai siamo tutti leghisti ragioniere!
    Stia zitta lei che sta al piano di sotto.
    Credo che gli esseri umani nascano inetti e ottusi e la maggior parte terminino il percorso nella stessa condizione. Modificare la propria impronta culturale richiede un lavorio cerebrale che solo pochi eletti riescono a produrre;-)

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