Notti padane. La legge del contrappasso
16 Aprile 2011Valeria Piasentà
Le leggi e i decreti approvati dal governo in carica vengono regolarmente smontati dai Tar e dalla Corte Costituzionale, dalla Corte dei Conti e dall’Unione Europea. Questo vale per le fantasiose e discriminatorie politiche scolastiche gelminiane, come per le ordinanze suggerite dall’ideologia xenofoba leghista. Nell’ultimo anno e sulla scorta di varie questioni sollevate dai Tribunali Amministrativi, la Corte Costituzionale sta mettendo ordine fra le norme del Decreto sicurezza. Dopo averne stabilito l’incostituzionalità dove intende punire con l’arresto lo straniero indigente e in stato di soggiorno irregolare; dopo aver censurato le ordinanze che sanzionano l’accattonaggio; ora lo ritiene illegittimo nella parte che recita «Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato provvedimenti, anche contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana.», quindi nelle ordinanze applicative, alcune decisamente fantasiose, che secondo la Consulta «ledono il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge». Si lamenta il consigliere lombardo Massimiliano Romeo: «Questa sentenza fa passare il messaggio che chi degrada le città la fa franca. Si tratta di una decisione che lascia gli amministratori locali disarmati: vorrà dire che quando i cittadini si lamenteranno per le prostitute sulle strade i sindaci li inviteranno a rivolgersi ai magistrati» Perché se c’è prostituzione e prostituzione come ci sono extracomunitari ed extracomunitari, i leghisti invocano restrizioni severe solo per la prostituzione sulla strada e per gli extracomunitari poveri. Comunque, il nostro consigliere può dormire sonni tranquilli, il ministro dell’Interno Maroni ha assicurato che una nuova legge sanerà i rilievi avanzati dalla Corte. Invece noi speriamo che ora le opposizioni nei Consigli comunali del nord Italia si attivino alacremente per far abrogare tutti quegli assurdi divieti che limitano la libertà dei cittadini.
Ma esiste la legge del contrappasso ed ecco un nuovo slogan: «Padani, fora da i bal!». Perché c’è sempre qualcuno più a nord di noi e, dopo la vittoria elettorale della Lega nel Canton Ticino, ora dalla Svizzera ci fanno sapere che i ‘ratti padani’ lì non sono più graditi. «Tremonti trema! Basta fiscovelox, le tasse dei frontalieri devono rimanere in Ticino, basta attacchi al segreto bancario!» Il leader Giuglio Bignasca detto ‘il Nano’ – imprenditore ed ex calciatore con una serie di reati alle spalle, caratterialmente un alter ego del torinese Borghezio – ora tuona: «Via gli italiani dal Ticino! invadono la Svizzera offrendo manodopera a basso costo e sottraendo lavoro ai giovani locali. Adesso comandiamo noi! Parleremo con Bossi affinché intervenga con Tremonti. Se non cambiano le cose, o con le buone o con le cattive, tagliamo i frontalieri» almeno 20.000, ha dichiarato. La Lega ticinese, nata nel 1991 come la Lega Nord, è diventata il primo partito cantonale con il 29,78% (+ 7,57) e ora pretende di dettar legge. E già: proprio come la Lega Nord anche loro chiedono l’applicazione del precetto «Padroni a casa nostra»! Ma che ne sarà dei 48mila lavoratori frontalieri, quelli che ogni mattina partono con gli autobus da Como, Varese, Verbania per raggiungere i posti di lavoro oltre i valichi di Chiasso, Porto Ceresio, Ponte Tresa? per occupare un lavoro subalterno e scarsamente prestigioso ma con uno stipendio di gran lunga più alto rispetto ai parametri italiani e con una serie di tradizionali privilegi, a partire dall’acquisto di benzina detassata? e che già hanno superato il risultato di due referendum? e presumibilmente in molti votano la Lega Nord? Nel frattempo le tranquille notti svizzere sono animate da voli aerei militari spediti da Berna e Locarno. Cercano clandestini in transito da Lampedusa alla Germania, giovani in fuga che violano i confini nei valichi abusivi aperti negli anni ’70 da ‘padani’ di frontiera per contrabbandare sigarette ed altro, quegli stessi ex contrabbandieri che oggi, al prezzo di un lauto compenso, accompagnano giovani magrebini sui sentieri di montagna attraverso i buchi nella recinzione. Contrabbandieri e frontalieri: queste sono le due tradizionali categorie di italiani che giorno e notte passano la frontiera con la Svizzera, più o meno legalmente. E mentre succede tutto ciò gli amministratori leghisti si congraturano con la Lega ticinese per il risultato elettorale e intanto pensano a salvaguardare il lavoro del loro elettorato. Volete sapere come? Il quotidiano varesino La Prealpina il 13 aprile lo ha chiesto a un giovane rampante leghista – esperto del problema avendo partecipato nel 2008 al summit fra la lega Nord e la Lega dei Ticinesi, che poi ha definito «una piccola Yalta leghista» – Giancarlo Giorgetti. Giorgetti è cugino di Pronzellini, presidente della Impregilo e della Banca Popolare di Milano; e molto vicino a Dario Galli, un altro potente leghista, ex senatore ora presidente della Provincia di Varese, consigliere di Finmeccanica (81mila euro l’anno) e amministratore della Fideuram di Intesa (10mila euro annui per 4/5 riunioni a Parigi). Galli, presidente della Regio Insubrica che promuove l’integrazione transfrontaliera (http://www.regioinsubrica.org/ ), una ‘invenzione’ leghista estesa fra le valli svizzere, lombarde e piemontesi intorno al Ticino, è quello stesso che recentemente ha dichiarato «I privati che votano centrosinistra e che hanno case di grandi dimensioni o certe associazioni umanitarie a cui non manca la disponibilità di spazi, diano la loro disponibilità» per accogliere i profughi, potrebbe farlo pure lui visti gli svariati e lauti stipendi che cumula grazie al partito (nel 2008 ha dichiarato 131.400euro). Oltre ai buoni natali e gli interessanti amici – malgrado la moglie imprenditrice sia stata condannata per truffa ai danni della Regione Lombardia – Giorgetti è parlamentare, segretario nazionale della Lega Lombarda, presidente della commissione Bilancio della Camera. Ecco uno stralcio dall’intervista: «come pensa di aiutare i frontalieri varesini e comaschi da mesi al centro della campagna denigratoria in Canton Ticino?», ha risposto: «Dico subito che proprio sull’onda dell’eclatante risultato elettorale alcune vicende meritano ancora più attenzione. Tra i frontalieri ce ne sono molti che votano per il Carroccio. Come li difenderemo? Aprendo un tavolo con gli Svizzeri». La domanda sorge spontanea: come verranno scelti i frontalieri meritevoli di lavorare in Svizzera? in relazione al partito che votano? E se poi gli svizzeri adottassero il suggerimento dell’europarlamentare Speroni: «Se uno invade le acque territoriali di un Paese sovrano, è lecito usare le armi» che racconterebbero i vari Galli e Giorgetti ai loro elettori?