E’ possibile cambiare

10 Maggio 2011

Francesco Mattana e Pierluigi Carta

Una breve chiacchierata in compagnìa di Massimo Zedda, principale candidato del centro-sinistra alla poltrona di sindaco di Cagliari. A pochi giorni dal voto, ci è sembrato opportuno riassumere i punti principali del suo programma. Questo è il resoconto di un incontro breve, ma ricco per il ventaglio di argomenti che abbiamo trattato.

Cerchiamo anzitutto di chiarire la tua posizione verso l’idea della giunta Floris di una ‘Cagliari capitale del Mediterraneo’. A noi è parso uno slogan ampolloso nella forma, ma nella sostanza povero di contenuto. Confermi quest’impressione?
Cagliari capitale del Mediterraneo è innanzitutto un’affermazione a-storica, perché dalla caduta dell’Impero romano non si sente più parlare di capitali del Mediterraneo. E l’Impero Romano fondava la sua esistenza su rapporti di potere e sudditanza, quindi di certo dobbiamo tenerci lontani da quel tipo di tradizione. Inoltre, andrà spiegato a ‘lor signori’ che nessuna città importante del Mediterraneo riassume in sé tutta la ricchezza etnica, linguistica e  culturale del Mediterraneo: non ce la fanno Barcellona e Istanbul, tantomeno possiamo aspettarcelo da Cagliari. Bisogna piuttosto immaginare, più realisticamente, una Cagliari porto del Mediterraneo, perché la sua posizione geografica è tale da giustificare un ampliamento dei rapporti, commerciali e non solo, coi paesi vicini. Rapporti che in passato erano più solidi: alla fine dell’ottocento ospitavamo una camera di commercio sardo-tunisina, e si stampavano i giornali in lingua araba. Ai rapporti culturali si affiancavano i rapporti commerciali. Questa è la strada da continuare a percorrere, una realistica affermazione di Cagliari come città del dialogo e dell’accoglienza

Parlare di Cagliari come crocevìa di razze e culture variegate significa posare l’occhio sull’attualità più stretta. Pensi che il flusso migratorio potrà essere gestito dalla tua giunta in maniera serena, senza cedere a quei facili allarmismi su cui sguazza la Destra?
Cagliari deve svolgere il proprio ruolo nell’Agenzia per lo sviluppo e la cooperazione nel bacino del Mediterraneo. In concreto, significa chiedere all’Europa di intervenire ulteriormente per aiutare quei paesi. E aiutare questi paesi significa aiutare la formazione delle classi dirigenti di quei paesi. Ed esportare le nostre conoscenze nel campo dell’agroalimentare, dell’edilizia, della sicurezza sul lavoro. La Sardegna poi ha una lunga tradizione in campo minerario, per cui abbiamo davvero di che dare suggerimenti a quei paesi dove la vita di miniera è ancora in piena attività, ma non è all’altezza delle tecnologie più avanzate, e perciò lavorano senza misure di sicurezza.
La presenza degli immigrati è già una realtà cagliaritana, e purtroppo è una realtà anche il sentimento di paura che molti cagliaritani provano nei confronti degli ospiti extracomunitari.
Chiariamolo: il problema della sicurezza si crea nel momento in cui gli immigrati vivono ghettizzati, emarginati dal resto della popolazione. Ma se si creano le condizioni per cui i cagliaritani possano vivere a stretto contatto con realtà culturali diverse, ecco che abbiamo risolto la gran parte del problema. Se i cagliaritani verranno messi nelle condizioni di poter circolare di più la notte-ad esempio aumentando l’illuminazione notturna, e  permettendogli di avere più soldi in tasca, alleggerendo l’esosità di alcune tasse-ecco che si creeranno i presupposti per la civile convivenza coi fratelli migranti. Ovviamente molto del lavoro lo dovrà fare la scuola pubblica e l’università, e per questo sarà necessario che si ricominci a investire sull’istruzione, a livello nazionale e regionale

Si ha l’impressione che finora le varie giunte che si sono succedute non abbiano voluto risolvere seriamente il problema della viabilità, della congestione del traffico. Eppure una città che vuol definirsi moderna dovrà pur porselo, questo problema
Abbiamo ogni giorno 170mila auto che dall’hinterland arrivano ogni giorno a Cagliari. E’ chiaro che quei mezzi privati, uniti a quelli dei residenti cagliaritani, contribuiscono notevolmente ad appesantire il traffico cittadino. Serve invertire questa tendenza. Come? Completando il progetto della metropolitana leggera, in città da piazza Repubblica a piazza Matteotti e poi verso il Poetto e Quartu, per ricongiungerla alle linee che uniranno la città ai comuni dell’area vasta. Valorizzeremo il trasporto pubblico urbano anche notturno, con nuove e più funzionali corsie preferenziali, con mezzi elettrici che dalla via Roma arrivino ai quartieri storici e alle zone a traffico limitato, con percorsi – e non solo piste per la classica passeggiata domenicale – ciclabili, con la possibilità di trasportare la bicicletta anche sui mezzi pubblici, e con l’incentivo pubblico per l’uso del taxi. Da un trasporto pubblico che sia davvero integrato trarrà giovamento tutta la città: in termini di qualità ambientale e della vita, ma anche in termini economici. Con risparmi per i cittadini – meno stress e meno multe, senza dimenticare il costo della benzina – e anche per l’amministrazione pubblica, perché la manutenzione delle strade (oltre 3000 segnalazioni di disagi nel 2010) incide fortemente sul bilancio comunale.

Un’amministrazione comunale, per quanto abbia dei poteri limitati, non può fare a meno di occuparsi del problema del precariato lavorativo. Facciamo l’esempio del Porto canale: e’ pensabile che il Porto diventi realmente un centro di attività produttive, e non soltanto uno spazio di smistamento merci, creando quindi nuovi posti di lavoro?
A proposito del lavoro, vediamo anzitutto di sfatare uno sciocco luogo comune, secondo cui la sinistra sarebbe sempre e comunque nemica dell’impresa. L’impresa, quella buona e sana, è presente in città e il confronto con quel mondo è uno dei pilastri del mio programma. Un’ amministrazione pubblica ha il dovere di creare le condizioni per cui il mondo dell’impresa, quello del commercio e dell’artigianato, la cultura e l’ambiente possano produrre nuove opportunità di lavoro. L’esempio è quello della edilizia di qualità, a cui propongo un patto per la riqualificazione della città. Fatta questa importante premessa, veniamo al Porto. E’ noto che siamo stati tagliati fuori dall’ ‘autostrada del mare’, per volontà del governo. Ma perché questo è avvenuto? Perchè è mancato un sindaco forte, una giunta comunale forte, che alzasse di più la voce, e si facesse sentire ai piani alti del governo, per permettere grossi investimenti su un’attività enormemente redditizia come il Porto canale. Bisogna dire che non sono solo i sindacati a lamentare l’assenza di dialogo con questa giunta sui temi del lavoro. E’ una lamentela generale, e questo è il motivo per cui è arrivato il momento di voltare pagina

Un programma di governo ha sostanza se pone fra i suoi punti principali la garanzia di una buona formazione universitaria, accompagnata da buoni servizi per i giovani che la frequentano
Isoliamo due problemi differenti, ma che si incrociano: da un lato la mancanza di servizi per gli universitari, e in particolare per l’anello più debole che sono gli universitari fuori sede; dall’altra il problema dell’alloggio per tutti i giovani, non solo universitari. Il progetto che abbiamo, di creare la Città universitaria, implica un’estrema attenzione verso i servizi da offrire agli studenti. I servizi non possono essere decentrati, permettendo così agli studenti di alleggerire le spese. L’idea della metropolitana leggera va in questa direzione: gli studenti trarranno enormi benefici dalla rapidità e dall’efficienza della metropolitana leggera. Gli studenti fuori sede sono parecchie migliaia, ma chi può usufruire della casa dello studente è un’esigua minoranza inferiore alle mille unità. Ecco quindi che nasce l’esigenza di riflettere seriamente, e concretamente, sulla realizzazione del campus universitario. Bisogna batterci a fondo su questo punto, perché il campus universitario è una necessità, una necessità che andrà attuata nei tempi più brevi possibili.
Ora spostiamo lo sguardo sul problema più generale dei giovani e delle loro spese. Le ricette le abbiamo ben chiare: creare degli incentivi per l’affitto della casa in maniera regolare; abbattimento ICI e TARSU; riappropriarsi dei patrimoni pubblici e privati riqualificando le zone. Il patrimonio di immobili pubblici nella nostra città è in proporzione il più alto d’Italia. Housing sociale non significa soltanto riqualificare un immobile pubblico per farne case d’abitazione, ma significa anche creare spazi per giovani professionisti. 20, 40, 50 metri quadri con un canone agevolato. Obiettivo: non destinare tutto il proprio budget mensile per l’affitto. Per un progetto così ambizioso, ma realizzabilissimo, bisognerà coinvolgere il mondo dell’edilizia. Teniamo conto poi che la progressiva dismissione delle servitù militari è solo un bene per la città: significherà la riconversione in quartieri vivibili, a misura d’uomo

Anche perché il degrado urbanistico, si sa, fa rima con degrado sociale. I primi esempi che vengono in mente sono il quartiere di S.Elia e S.Michele, che storicamente vivono una situazione difficile. Ma preoccupa anche il disinteresse mostrato dalla Giunta Floris sulle aree archeologiche.
Voi fate benissimo a citare S.Michele e S.Elia, ma non dimentichiamoci mai che le periferie in città sono tante. Barracca Manna, il CEP, S.Teresa a Pirri, sono tutti esempi limpidi di quartieri in cui, non avendo investito su un progetto urbanistico solido, il risultato è stato impoverire la vita sociale di quei quartieri. E perché non si è investito? Semplice, qualcuno aveva urgenza di investire un milione e trecentomila euro sulla ristrutturazione di piazzetta Maxia. Una cifra enorme, assolutamente ingiustificata, che ha impedito di occuparsi di altre urgenze
Anche sui temi che riguardano le aree archeologiche e i vasti parchi naturali è opportuna una maggiore attenzione. L’ambiente e i percorsi ambientalistici devono diventare uno dei motori di sviluppo della città. Lo stesso vale per Tuvixeddu e Tuvumannu: il rilancio dell’area archeologica sarà un grande regalo tanto per i cittadini quanto per i turisti, capace di qualificare la città e di darle nuovo slancio.
Per Tuvixeddu è stato un grave errore che a suo tempo Comune e Regione abbiano preso impegni su un bene che non era nella loro disponibilità e che è stato sottratto a tutti i cittadini. Il privato, a mio avviso, non ha responsabilità, e e l’impresa è stata anche messa in difficoltà da questa scelta. Sono contrario alla costruzione della strada di via Is Maglias, non ci sono risorse per la manutenzione dell’asfalto già esistente, figurarsi per altre strade».
Per quanto riguarda l’Anfiteatro è necessario un concorso di idee internazionale per avere un luogo di spettacolo e di cultura all’interno di un monumento archeologico, smantellare le strutture lignee e in modo speculare posizionare una platea con delle tribune nello spazio sterrato che c’è di fronte, in modo tale che il monumento faccia da quinta, né più né meno come succede a Roma nelle terme di Caracalla. Bisogna lasciare il sito archeologico visitabile.
Noi siamo dell’avviso che questi progetti siano sì ambiziosi, ma anche praticabili. Però, perché si possano realmente praticare, bisognerà creare i presupposti per un modello di democrazia partecipata.
Quello della mancanza di dialogo tra l’amministrazione pubblica e le varie realtà cittadine è uno dei problemi più evidenziati durante le centinaia di incontri che ho avuto in questi mesi: a tutti i livelli, dal mondo dell’impresa e del commercio a quello sindacale, dalle associazioni culturali all’Università, dagli studenti fuorisede ai precari ai disoccupati sino ai semplici cittadini. Il confronto è invece uno dei punti fondamentali del nostro programma: anche lo slogan che utilizziamo – “Ora tocca a tutte le Cagliari che ci sono” – ne è un chiaro riferimento. Il confronto è utile perché genera sostegno diffuso, per quelle decisioni che un sindaco dovrà prendere e non saranno popolari per tutti. Con un problema in più, cioè l’eliminazione delle circoscrizioni. Penso sia imprescindibile, a questo punto, fare riferimento ai vecchi comitati di quartiere come strumento di confronto tra le zone della città e l’amministrazione. Tutto senza dimenticare gli strumenti tecnologici e le enormi potenzialità della rete.

Municipalità di Pirri: è solo un’urgenza dei suoi abitanti, o sarebbe per tutta Cagliari?
Credo che il mantenimento della municipalità sia un risultato importante. Non è una semplice urgenza dei residenti di Pirri, non è una civetteria: io stesso, in Consiglio comunale, ho votato a favore della modifica dello statuto comunale in modo che Pirri fosse riconosciuta come Municipalità e non come circoscrizione Ma risulterà utile per quanto la Municipalità servirà da stimolo per il Comune di Cagliari, e viceversa. Non credo quindi che sarebbe utile un comune autonomo: dalle difficoltà Cagliari e Pirri possono uscire solo lavorando insieme.

1 Commento a “E’ possibile cambiare”

  1. Giocondo Zara scrive:

    Articolo opportuno e ben steso, vista la necessità di informare i tanti scettici o delusi della politica. Quì emerge la concretezza della “bella politica”.
    Sul piano giornalistico, se posso, obietterei che le risposte non devono essere nelle domande. Per esempio, se fossi un elettore di destra, avrei buon gioco a stigmatizzare come “domanda in ginocchio” la parte che recita “A noi è parso uno slogan ampolloso nella forma, ma nella sostanza povero di contenuto. Confermi quest’impressione?” Il cronista fà il curioso impertinente, non il piacione. Con chiunque.
    A parte questa chiosa che mi permetto come sprone alla buona qualità, in veste di estimatore delle competenze di Francesco Mattana, vi faccio i miei complimenti per il giornale.

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