Accordo di volo e di programma
1 Ottobre 2008
Redazionale
Non ci sono dubbi: con la vertenza Alitalia il governo Berlusconi ha sferrato un attacco durissimo contro i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali. L’Alitalia è diventata il simbolo della nuova politica che il governo intende realizzare nei confronti di chi vorrà difendere una condizione di lavoro dignitosa e libera da qualsiasi forma di ricatto. Il Presidente del Consiglio non concepisce il governo come arbitro del conflitto tra padronato e lavoratori, questa ipotesi è estranea alla sua cultura; per lui il governo si identifica automaticamente col più forte, con la Confindustria e con i suoi interessi. Valorizzerà il mercato finché sarà possibile, ma quando il mercato non potrà risolvere più le sue contraddizioni, allora ci penserà lo Stato, l’importante è non dirlo e considerare questa scelta un’esigenza di italianità.
Ma nella vertenza Alitalia è emerso un altro aspetto decisivo, conseguenza di una sottovalutazione imperdonabile degli effetti del conflitto di interessi. Ciò che è successo in queste settimane dà la dimensione reale di quella sottovalutazione. La stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione ha fatto proprie le scelte del governo, considerandole giuste, come l’unica soluzione per uscire dalla crisi. Non c’è quotidiano o telegiornale che non abbia considerato la scelta della compagnia di bandiera indispensabile, la sola capace di conservare il prestigio della nazione. Al tempo stesso la CGIL è stata considerata l’artefice del possibile fallimento, perché ancorata alla vecchia ideologia comunista o comunque di sinistra. Poco importa che la CGIL, all’interno dell’azienda Alitalia, abbia una rappresentanza modesta; l’attacco condotto contro questo sindacato è funzionale alla propaganda del governo: far credere che la CGIL si comporta in modo irresponsabile, al di fuori degli interessi della nazione.
L’esempio che ci offre il governo di centrodestra è grave e al tempo stesso premonitore di ciò che potrà verificarsi in Sardegna se, alle prossime elezioni regionali, lo stesso schieramento risulterà vincente.
SEGNI DI SCHIZOFRENIA
Si è chiuso il primo evento importante fra quelli promossi dalla Regione Sardegna verso l’appuntamento del 2009 a La Maddalena. Temi scottanti, scienziati da tutto il mondo, tentativo di azione progressista condotto dalla Facoltà di Agraria di Sassari. Appello ai Cavalieri dell’Apocalisse, che naturalmente non sentiranno. È difficile rendere credibile un programma avanzato se a realizzarlo è preposta un’Istituzione, il G8, che con la sua politica è la causa principale dello scempio del pianeta. E’ come se il condannato chiedesse al boia di non giustiziarlo: al massimo verrebbe concessa una sigaretta e una benda. Tuttavia il documento noto come ‘Carta di Sassari’, ispirato da Vandana Shiva, dice cose importanti. Speriamo che ad altri le parole lascino traccia. L’irriducibilità a legittimare l’appuntamento del consesso illegittimo che si riunisce a La Maddalena si è espressa, in linea con la crisi della sinistra, in assenze, critiche e rifiuti scientifici. La memoria si esaurisce nella condanna dell’oscena mattanza genovese, le proposte assenti.
Il G8 si farà, eppure ciò che emerge dalla Sardegna non è solo l’inevitabile e offensivo convegno, ma anche la disponibilità a non fare sconti alla globalizzazione. E poi, quante delle cose di sinistra dette dalla ‘Carta di Sassari’ sono perseguite dalla Regione? Non vanno in questa direzione le scelte energetiche, le politiche di smaltimento dei rifiuti. Si tace sugli OGM, mentre i centri legati alla Sardegna Ricerche vanno a braccetto con le multinazionali dell’inganno biotech. Eppure uno dei più lucidi e disincantati scienziati firmatari del no OGM, Marcello Buiatti, era del convegno. Qualcuno dirà a Renato Soru del suo lavoro con la Regione Toscana, verso la qualità biologica pulita e il rifiuto delle multinazionali delle modifiche genetiche? Qualcuno troverà il coraggio di lanciare una riforma agricola basata sulla qualità e la biodiversità?
TUVIXEDDU
Il nostro appello prosegue. Ben 1400 adesioni e i commenti convergono: niente cemento, il Colle merita una difesa totale. Ma la situazione è assai dinamica. Il TAR ha appena annullato il provvedimento della RAS di sospensione dei cantieri, lo Stato ritiene con un suo organo periferico (la Soprintendenza Archeologica) che Tuvixeddu sia sufficientemente salvaguardata, ma con un altro organo periferico (la Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici) pensa che il sito sia danneggiato e a rischio, e dispone un ulteriore blocco dei lavori. La Direzione Regionale del Ministero ritiene ugualmente grave il pericolo. Un bel guazzabuglio istituzionale, una situazione inedita, e grave, di tensione fra gli organi della tutela che avevamo previsto. Si temono trasferimenti punitivi di Soprintendenti da parte del forzista Bondi.
Noi non possiamo che auspicare, come nell’appello, la salvaguardia integrale ‘senza se e senza ma’, e proseguire con la raccolta delle firme: rafforzano la difesa del sito, dimostrano una passione nazionale che dà fastidio e non può appartenere a chi non tiene in debito conto Tuvixeddu e altre aree e monumenti archeologici di Cagliari rresponsabilmente danneggiati.
La Soprintendenza Archeologica lancia ora un appello a difesa del sito e del suo operato: nessuno discute professionalità, attenzione e capacità editoriale degli attuali operatori, e in ‘Vissi d’Arte’ invitiamo a vedere la mostra. Ma l’appello – dubitiamo a ragion veduta che sia di tutto il personale – appare irrituale per un Ente di tutela che generalmente opera con strumenti di altro tipo. Neppure troviamo prudente affermare, in sede di presentazione dello stesso, che anche ai Fori Imperiali non ci sarebbe stati danni o, in misura più locale, che controllare la realizzazione delle orrende fioriere avrebbe fatto perdere troppo tempo. Insomma, ci dispiacerebbe che un appello di Soprintendenza venisse firmato da cementificatori e amici degli stessi. Tuvixeddu ha bisogno di una difesa integrale da parte di tutti, di un tavolo unitario che superi gli errori, le autodifese e le incomprensioni a favore di un’acquisizione ampia e non limitata del sito: a livello della migliore tradizione della tutela.
Per firmare la petizione: http://www.firmiamo.com/salviamo-tuvixeddu
4 Ottobre 2008 alle 12:56
Trovo del tutto ingeneroso il redazionale sull’incontro di Sassari, voluto dalla Regione sarda, alla presenza di Vandana Shiva e di tanti studiosi che, oltre alla competenza scientifica hanno avuto sempre un’attenzione particolare agli aspetti sociali.
Appare evidente la scarsa attenzione, da parte del Manifesto sardo, sui temi così pregnanti e complessi affrontati durante i lavori. I relatori sono trattati come persone sprovvedute, in quanto farebbero solamente inutili esercizi .
Considerare come “tentativo di azione progressista” l’impegno profuso dalla Facoltà di Agraria di Sassari e dalla Regione Sarda appare inaccettabile, sia per la Facoltà (che piuttosto che trattare argomenti di sinistra o di destra) affronta tematiche scientifiche che sono all’ordine del giorno a livello globale a prescindere dalle facili etichette, sia, inoltre, per la storia personale dei relatori, che non hanno chiesto la corda saponata ai capi di governo del G8, anche perché non solo a loro è rivolto il documento di sintesi, sotteso da meditate riflessioni su quanto risorse genetiche, acqua, desertificazione cibo e cambiamenti climatici incidano sulla vita di tutti.
Resta un mistero dove stia la schizofrenia, se anche a fronte del comune impegno con la Regione Toscana, nessun apprezzamento venga riconosciuto alla Regione Sarda e in modo particolare al suo Presidente, che sui temi del paesaggio, della biodiversità e dell’ambiente, mi pare, abbia ben poco da imparare.
5 Ottobre 2008 alle 11:36
Legittimo il risentimento di Camarda, arbitraria l’opinione di scarsa attenzione che ci attribuisce. Camarda commette un errore tipico di tanti intellettuali: non condividi il loro operato perché non hai prestato attenzione a quel che hanno detto o fatto, mai perché anch’essi possano avere sbagliato. E sui temi trattati a Sassari il Manifesto Sardo – basta scorrere archivio e documenti – non è assente.
Schizofrenia perché riteniamo contraddittorio promuovere una riflessione e un dibattito con tanti studiosi competenti e impegnati nel sociale e al tempo stesso non fare cenno alla cornice di questo dibattito, quei G8 che sostituiscono l’ONU e accentuano le differenze economiche, culturali e sociali fra paesi e classi con le guerre e la dilapidazione delle risorse planetarie. Avete fanno cenno a questi aspetti, non secondari, e non sarebbe stato opportuno farne? Proprio perché non ridimensioniamo ruolo o valore dei tanti scienziati presenti, apprezzandone il documento, non pensiamo negativo il termine ‘progressista’ per un’azione della comunità scientifica, che in ogni caso abbiamo il diritto di valutare politicamente. La questione di non chiedere posizioni politiche agli scienziati ci appare francamente mal posta: bisognerebbe allora partire dall’opportunità del coinvolgimento finanziario dell’Università da parte della RAS in un evento politico come il G8, sulla cui immoralità non abbiamo dubbi. Della politica di Soru sull’ambiente, il finanziamento di un evento imperniato sui massimi inquinatori del pianeta ci sembra uno degli episodi meno brillanti.