La legge 194
Patrizia Ruiu
Quando all’indomani della pubblicazione delle linee guida della legge 40 (procreazione assistita) iniziammo a ridiscutere e ad avvertire il pericolo di un incombente attacco alla legge 194 (interruzione gravidanza) siamo state trattate come delle visionarie e delle paranoiche. Eppure ci appariva così banalmente evidente che un testo di legge che apre con un vero e proprio manifesto del diritto a nascere del concepito “ la repubblica tutela la persona umana fin dal momento della fecondazione” sarebbe entrato in collisione con il diritto della donna ad interrompere la gravidanza. Stavolta il pretesto per l’ignobile attacco alla 194 parte da una iniziativa di Giuliano Ferrara, che dalle pagine del suo quotidiano lancia la proposta di moratoria contro l’aborto, chiamato teatralmente ”pena di morte legale”. Ci chiediamo come mai Ferrara non provi lo stesso sdegno per le migliaia di bambini “già nati”; non semplici aggregati di cellule, che ogni giorno in più parti del mondo, muoiono per le guerre decise dai potenti, muoiono per la fame e per il lavoro minorile etc; forse perché anche stavolta quello che si vuole colpire è un altro obiettivo: l’autodeterminazione delle donne. Ma non è solo Giuliano Ferrara e la chiesa italiana a scendere vigorosamente in campo contro l’aborto, anche a livello internazionale si avverte un inasprimento della nuova crociata. Un vescovo inglese appartenente ad Amnesty ha dato le sue dimissioni dalla associazione “colpevole” secondo lui di aver inserito tra i diritti delle donne il ricorso all’aborto in caso di stupro. La donna nel pensiero comune della gerarchia ecclesiastica appare ancora come un soggetto privo di potere decisionale per quanto riguarda il proprio corpo e il suo destino, la volontà delle donne ad autodeterminarsi è il nuovo peccato originale. Il problema non è la posizione della chiesa sulla questione aborto; diventa tale però quando da parte delle gerarchie ecclesiastiche si tenta di imporre come unico comportamento moralmente valido quello professato dalla religione cattolica, di imporre il proprio moralismo di parte anche a chi cattolico non è. Nulla da obiettare se qualcuno per se stesso decide di ubbidire e appartenere al proprio dio; ho molto da obbiettare invece quando si tenta di influenzare le leggi dello stato con credenze religiose qualunque esse siano. Le leggi di uno stato laico devono rispettare tutte le componenti sociali che lo compongono; soprattutto quando si tratta di scelte personali e il più delle volte dolorose, che già senza il peso del severo giudizio della comunità religiosa, comportano un grosso carico di sofferenza. Nessuno ha il diritto di giudicare una donna che sceglie di interrompere una gravidanza, qualunque sia il motivo. La legge 194 non ha bisogno di nessun “tagliando”, parafrasando il grossolano accostamento donna-macchina utilizzato qualche tempo fa dall’Avvenire. Le donne italiane non utilizzano l’aborto come metodo contraccettivo, come qualcuno sostiene , infatti dalla sua entrata in vigore ad oggi, gli aborti nel nostro paese sono diminuiti. Una verifica invece la meriterebbe la legge sulla procreazione assistita, unica legge del mondo occidentale che entra in merito a terapie mediche in modo antiscientifico, basti pensare al divieto della diagnosi pre-impianto, chi si farebbe trapiantare un organo per verificare solo in un secondo momento se lo stesso è sano? Pertanto ci auguriamo che la Ministra Turco mantenga le sue posizioni sulla 194 e invece sottoponga a verifica la legge 40.