Aboliamo l’ergastolo

3 Gennaio 2017

Carcere di Poggioreale, foto Valerio Bispuri

Graziano Pintori

“E’ difficile pensare al male che hai fatto se ricevi male tutti i giorni”.

Carmelo Musumeci

Badu ‘e Carros fa parte, o ha fatto parte, di quelle strutture carcerarie da brividi, che solo i regimi totalitari sono in grado di giustificare perché identificano il crimine con chi lo commette, una filosofia che immancabilmente porta a trattamenti inumani, crudeli e degradanti simili alla tortura, nei confronti delle persone ristrette. Nel reclusorio nuorese, con l’incarico di assessore ai SS. Sociali del comune di Nuoro, ebbi modo di conoscere l’ergastolano Carmelo Musumeci, un incontro sollecitato dal detenuto perché privato del diritto allo studio: non otteneva il trasferimento al carcere di Firenze, sede dell’università in cui sosteneva gli esami per la laurea in giurisprudenza.

Carmelo Musumeci nel 1955 nasce ad Aci Sant’Antonio, paesino in provincia di Catania, con la famiglia si trasferì in Toscana quando aveva sei anni. E’ rinchiuso in carcere da un quarto di secolo condannato all’ergastolo perché è stato un boss criminale, con all’attivo omicidi, bische clandestine, estorsioni, traffico d’armi e droga. Subisce l’ergastolo ostativo (art.4 bis L.356/92), cioè la forma più dura prevista dal sistema carcerario italiano, essendo stato condannato anche di associazione mafiosa. Musumeci non è un pentito e mai lo è stato, anche se da collaboratore avrebbe potuto lasciare l’ergastolo ostativo se avesse rivelato nomi di complici, di boss o di semplici mafiosi. Musumeci ha preferito la “pena di morte viva”, cioè subire la vendetta sociale lenta e inesorabile dello Stato, scandita dal mangiare, dormire, camminare, salvo punizioni extra.

Dopo un lungo e faticoso riscatto culturale e intellettuale, Musumeci ha assunto la lucida consapevolezza di vivere con altri mille reclusi un’immane tortura senza soluzione di continuità per volontà dello Stato Italiano. Definisce “Uomo ombra” il condannato all’ergastolo ostativo, e ancora di più quando è ristretto nelle “celle lisce, tombe vuote, non c’era niente nessun oggetto e nessuna speranza”; a questi detenuti sono negati sia la libertà dopo venticinque anni di galera, sia l’accesso alle misure alternative e a ogni beneficio penitenziario (licenze per buona condotta, premi ecc.), rendendo questa pena un effettivo “fine pena mai”. Trattamenti che invece possono fruire stupratori e assassini di donne e bambini per il solo fatto che i loro delitti non rientrano tra quelli di associazione mafiosa o terroristica.

L’ergastolo ostativo (è più atroce che qualsiasi altra pena, è molto più lunga, dolorosa e disumana della normale pena di morte) fu adottato dalla legge penitenziaria italiana nel 1992, con l’intento di contrastare le stragi mafiose e terroristiche; non esistono dati ufficiali su questa tipologia di detenuti, si pensa che siano almeno 1000/1200 sparsi nelle carceri italiane. L’oncologo Umberto Veronesi intervenne sul Corriere della Sera a proposito di una condanna a morte eseguita negli Stati Uniti: ”…è stato dimostrato che il cervello si rigenera e si riplasma,  dunqu, la persona che è stata uccisa pochi giorni fa non è la stessa che ha progettato anni prima un crimine…”. “Anch’io” dice Musumeci “non sono più la persona di venti anni fa, eppure continuo a scontare la pena di chi ero prima, fino alla fine dei miei giorni sempre in galera. Sconto la “Pena di Morte Viva” che invece da morto si sconta da vivo”. Di seguito dice  “Bisogna capire che molti di noi sono nati colpevoli. Il delinquente esiste se ha la possibilità di scegliere fra due strade, la delinquenza o l’onestà; ma se tuo padre, tua madre, tuo fratello sono delinquenti tu che scelta hai? Non auguro il carcere a nessuno perché succedono cose terribili che fanno diventare cattivi, ma io ho usato il mio tempo per studiare, sono nato colpevole ma in 20 anni sono cambiato”.

Carmelo Musumeci in carcere ha conseguito tre lauree: Giurisprudenza, Filosofia, Sociologia, è scrittore (ha pubblicato sette libri), fa consulenza sui diritti dei carcerati, è un punto di riferimento per tutti quelli che vogliono scrivere e sapere della realtà carceraria italiana. E’ un grande uomo che ama la compagna e i suoi figli, usa esprimere i suoi sentimenti anche così: “Buon compleanno amore/ In questi 22 anni mi hai fatto esistere grazie al tuo amore/ E hai sempre sussurrato al mio cuore:/ I sogni a forza di crederci diventano veri/ Dopo tutto il tempo che è passato e con un fine pena nel 9999/ E’ difficile crederlo ancora/ Io non ci credo più, ma il mio cuore continua a crederci ancora”. Dall’ergastolo Musumeci si è fatto promotore della Proposta di Iniziativa Popolare per l’Abolizione della Pena dell’Ergastolo (art. 22 C.P.) perché è “…più atroce che qualsiasi altra pena perché ti ammazza lasciandoti vivo ed è una pena molto più lunga, dolorosa e disumana della normale pena di morte. Inoltre in Italia puoi uscire dal “fine pena mai” se metti un altro al tuo posto”, ossia diventare Collaboratore di Giustizia.

Dice il filosofo, membro della Fondazione Veronesi, Giuseppe Ferraro: ”Il grado di democrazia di un paese si misura dallo stato delle sue carceri e delle sue scuole; quando le carceri saranno scuole e le scuole non saranno carceri, tanto più alto sarà lo sviluppo democratico dello Stato”.

I detenuti (*) presenti nei 192 istituti italiani sono 55.251, di cui 18.714 sono stranieri e 5000 in più della capienza regolamentare; solo in sei regioni il tasso di affollamento non supera il 100% . I detenuti in attesa del primo giudizio sono 9846, condannati non definitivi 9565, condannati definitivi 35.456; detenuti per reati contro il patrimonio sono 30.723, per stupefacenti 18.941, per armi 9.980, per stampo mafioso 7.015 (N.B. ogni categoria è a sé stante, non è corretto sommare le frequenze). I suicidi in carcere dal 2000 al 2016 sono stati 927, il totale delle morti 2.602 (dati al 18 dic. 2016); i detenuti sottoposti al carcere duro ricorrono al suicidio 3,5 volte in più rispetto al resto della popolazione reclusa. Per ogni giorno di galera ciascun detenuto costa all’erario 150 euro, di cui l’83% per spese al personale.

A proposito della pratica della tortura l’Italia non ha ancora assolto a uno degli obblighi imposti dalla Convenzione Contro la Tortura e Altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti come stabilito nel 1984 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ovvero l’Italia non ha ancora rispettato l’obbligo di dotarsi di una legge interna che preveda e sanzioni qualsiasi atto di tortura. Ricordiamo le donne che hanno denunciato, rendendole ufficiali, le violenze e le morti subite dai propri familiari: Patrizia Aldrovandi, Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferruli.

Rifiutiamo in massa di far parte di quel popolo italiano in nome del quale si pronunciano condanne all’ergastolo e, ancor meno, all’ergastolo ostativo. Sottoscriviamo la Proposta d’iniziativa Popolare per l’Abolizione della Pena dell’Ergastolo (art.22 C.P.)

Buon 2017 a tutti i detenuti/e, in particolare a tutti gli ergastolani ostativi e no.

(*) Fonte Amm.ne Penitenziaria – 30 Nov. 2016  – Ass.ne ANTIGONE – le parti in corsivo sono tratte dal libro di U. Veronesi “Il mestiere di uomo” e dal blog di C. Musumeci.

2 Commenti a “Aboliamo l’ergastolo”

  1. Bachisio Lepori scrive:

    A costo di essere frainteso.
    Mi pare che la focalizzazione sulla persona del detenuto sia non più di 1/3 della questione: ci sono altri 2/3 (di cui raramente, molto raramente, si parla)costituiti in primo luogo dalle vittime (di cui troppo frequentemente in questo genere di discussioni manca la considerazione, come se fosero “accessori”) l’ultimo terzo (bello controverso e come tale, forse, irrisolvibile) è la necessità (si: la necessità) che persone pericolose stiano “fuori” dalla società (banalmente: per evitare nuove vittime).
    Che poi il singolo caso (mi riferisco a quanto raccontato nell’articolo) possa condurre a conclusioni molto differenti è un altro paio di maniche ma la Legge non può basarsi sui casi singoli.
    Ecco l’ho detto (e lo ripeto) bisognerebbe dedicare ben maggiore attenzione in primo luogo alle vittime e alla necessità di evitarne ulteriori.

  2. Graziano Pintori scrive:

    Gentile Sig. Lepori,
    l’intento del mio intervento è quello di mettere in risalto l’atrocità dell’ergastolo e la pena, ancora più profondamente crudele, costituita dall’ergastolo ostativo; pene di cui ho sottoscritto, e chiedo di sottoscrivere, il referendum per la loro abolizione. Dal mio punto di vista considero queste pene inutili nella loro durezza, perché finalizzate alla soddisfazione della vendetta di Stato e, molte volte, delle vittime tramite i famigliari. Infatti, il “fine pena mai” perpetua una tortura quotidiana che rende vana la speranza e, di conseguenza, la futilità di una eventuale redenzione e/o rieducazione del recluso. Ma non basta, il condannato fino al 9999 non ha futuro, non ha sogni, mai otterrà la libertà.
    I limiti del sistema carcerario italiano sono ampiamente dimostrati dalla recidività dei reati perpetrati da ex detenuti, vale a dire che il menzionato sistema va nel senso opposto dell’art.27 della Costituzione.
    Nel contesto Carmelo Musumeci è un’eccezione, però il richiamo alla sua tormentata quanto eccezionale esperienza potrebbe essere utile come esempio per favorire l’emancipazione della qualità della vita – a 360° – dei reclusi e degli operatori, al fine di restituire alla società tanti Musumeci consapevoli del male causato ad altri cittadini e loro famigliari. Figure sempre presenti nell’animo dello scrivente.
    Grazie per l’attenzione

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