Accelera la privatizzazione della sanità pubblica in Sardegna
16 Settembre 2016Claudia Zuncheddu
In queste ultime settimane nel Governo Pigliaru è cresciuto il ritmo delle danze per le poltrone, à la belle étoile, senza veli né inibizioni perpetuando il sacco della cosa pubblica. Non è certamente un bello spettacolo né per i sardi né per la stessa classe politica Presidente!
Consiglieri di maggioranza che di fronte alla spartizione del potere chiedono maggiore dignità per i loro partiti, così dichiarano alla stampa, ormai lontani dalla consapevolezza che nella Massima Assemblea dei sardi, la dignità e gli interessi da difendere sono ben altri di quelli dei loro partiti e personali.
Nel gioco delle correnti e degli appetiti interni a questa maggioranza, c’è chi arriva persino ad una sorta di autodenuncia, Giunta e Pigliaru definiti “balbettanti e intimoriti dall’incredibile diktat di alcune correnti del PD e di altri partiti e partitini del centro sinistra, ansiosi di inaugurare una nuova stagione di spartizione del potere” (deputato sardo del PD – L’Unione sarda 14/09/2016).
Tutto ciò mentre i sardi piegati dalla crisi economica e sociale subiscono anche i tagli dei diritti inalienabili all’istruzione e alla sanità pubblica. Tagli voluti da un governo che ha al suo interno forze politiche di centro sinistra, di sinistra, comuniste, sovraniste e persino indipendentiste, così si dichiarano.
Nei territori cresce il fermento. E’ sul piede di guerra anche la Rete Sarda-Difesa Sanità Pubblica, costituita da numerosi comitati dell’Isola. E’ recente l’assemblea dove rappresentanti sindacali, sindaci, numerose associazioni e comitati dei vari territori, si sono confrontati per fare il punto della situazione sanitaria e per definire le strategie in difesa dei propri ospedali e del diritto all’assistenza sanitaria pubblica.
E’ palese che con la proposta sul Riordino della rete ospedaliera, la Giunta Pigliaru, attraverso ambigui ridimensionamenti intende privatizzare il Sistema Sanitario Pubblico. Un disegno cinico contro i sardi prima espoliati delle proprie risorse e poi privati dei diritti primari.
Il caldo estivo non ha fermato l’ondata di incontri ed assemblee popolari nei territori, da Isili ad Alghero, da Seulo a Villanovatulo, da Muravera ancora a Isili, a Sorgono, al Sulcis, etc etc. per fermare le decisioni scellerate di una classe politica che, in nome del risanamento di buchi di Bilancio, taglia il diritto alla salute dei cittadini, come se fossero loro i responsabili del crescente deficit.
Il Professore Pigliaru, esperto in conti, sa bene che la fonte degli sperperi è all’interno degli Assessorati, degli Enti, delle Agenzie regionali, degli apparati politici e nei loro giochi di spartizione: punti nevralgici che presidente, assessori e partiti che governano, non intendono affrontare e risolvere, perché da questi dipende la conservazione del potere finanziario e politico. Ne è un esempio la vicenda rimandata di settimana in settimana della nomina del Super-manager della Asl Unica. Tema di vitale importanza per una classe politica che ha disatteso i propri impegni e tradito le aspettative dei sardi per essere funzionale a poteri estranei.
Mentre gli ospedali dei nostri territori sono destinati ad essere declassati e chiusi, destino che non risparmia neppure gli ospedali cagliaritani anch’essi al collasso, il Presidente Pigliaru con la sua Giunta di professori, come rimedio a tutti i mali della Sanità, inventa la ASL Unica, una grande mangiatoia con sede a Sassari e centri amministrativi da decentrare in certi territori dell’Isola, come nuovi feudi di politici legati ora a questo ora a quel partito.
E’ così che territori che perdono l’ospedale pubblico potrebbero avere in cambio un centro burocratico per onorare gli accordi tra politici conniventi. Mentre i moderni feudi si affacciano all’orizzonte della Sanità sarda, si allontanano sempre più i diritti delle nostre collettività. Lo denunciano le stesse pagine della stampa, quotidianamente occupate dai conflitti interni ai partiti ed ai loro schieramenti. Molto si è scritto sui malumori attorno alla Asl Unica, qualcuno ne avrebbe voluto due, altri tre. Numeri di centri di potere dove alimentare il proprio clientelismo.
Ma a proposito di numeri, mai nessuna voce si è levata per porre il problema su quanti siano i sardi che già rinunciano alle cure perché non possono permettersele. Quali siano le aspettative di vita di un popolo sempre più impoverito e privato del legittimo diritto all’assistenza pubblica qualificata.
La proposta della Giunta Pigliaru sul Riordino della rete ospedaliera sarda, in attesa del momento favorevole per essere votata in Aula, è da respingere con fermezza, così come la proposta di singoli consiglieri che impauriti dalla perdita di consenso elettorale, vorrebbero demagogicamente combinare insieme ai comitati qualche emendamento alla proposta di legge. Una beffa, un inganno. La proposta non è né emendabile né presentabile.
La Rete Sarda-Difesa Sanità Pubblica con comitati ed associazioni espressione dei territori, in prima linea sindacati ed amministratori locali che non rispondono a nessun ordine di scuderia, chiedono che la Proposta Pigliaru-Arru, sul Riordino della Rete ospedaliera sarda non venga presentata in Aula, benché non da oggi, la dismissione dei nostri ospedali pubblici sia in corso dai territori più disagiati a Cagliari.
I processi di dismissione non sono sempre lenti, subdoli e formalmente civili, talvolta possono avvenire anche a colpi di piccone. Le immagini del San Giuseppe che girano nel Web, hanno fatto dell’ospedale di Isili il simbolo del vandalismo istituzionale. Alle criticità espresse dalle cittadinanze che fanno capo all’ospedale, sull’inopportunità di declassare la chirurgia da H24 a chirurgia programmata, le due sale operatorie al servizio del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, con l’alibi di un intervento sull’impianto di condizionamento, sono state distrutte. Muri abbattuti, porte comprese di cornici divelte, lavandini scardinati, costosi carrelli chirurgici di ottimo acciaio inox sommersi di macerie, è il desolante spettacolo su ciò che è rimasto della Chirurgia al servizio del vasto territorio. Eppure chi di dovere non ha badato a spese, forse per distrazione, forse per amore, naturalmente per il San Giuseppe, ha continuato a mandare in trasferta da Cagliari un anestesista a 700 euro a turno. Ma le logiche perdono di universalità. Al San Marcellino di Muravera invece, in tempi brevi si stanziano 5 milioni di fondi pubblici sul decoro dell’ospedale per poi annunciarne il declassamento, preludio di chiusura. La schizofrenia non è solo una malattia psichiatrica ma sempre più spesso si riscontra nelle scelte della Classe politica.
A chi governa la Sardegna si chiede di interpretare al meglio la volontà popolare. I sardi necessitano di una nuova Riforma studiata e concertata insieme ai sindaci liberi, ai comitati ed ai territori, in modo tale che le scelte tese a razionalizzare la spesa pubblica, migliorando e potenziando gli ospedali territoriali, sia una reale espressione delle esigenze delle collettività locali.
La Giunta Pigliaru chiude gli ospedali pubblici sardi e apre con le nostre casse ospedali privati, magari quello del Qatar a Olbia. Per analogia politica, è come il noto fiorentino che da Roma tranquillizza gli italiani: state sereni, mentre privatizza la sanità pubblica e gli ospedali li costruisce davvero, in Libia, ospedali militari al servizio della guerra.