Al Teatro Adriano inizia la rassegna di cinema buddhista
22 Ottobre 2023[red]
Dopo il successo della seconda edizione romana, il 4 e 5 novembre si apre a Cagliari, al Teatro Adriano via Sassari n. 13, la rassegna Incontri con il cinema buddhista con film provenienti da Birmania, Cina, Francia, Finlandia, Italia e Nepal.
Nel promuovere la cultura cinematografica mondiale ispirata al sentiero tracciato dal Buddha, la cui non-violenza affonda le sue radici nella coscienza religiosa dell’uomo, la rassegna, promossa e realizzata dalla Fondazione Maitreya– Istituto di cultura buddhista e Asiatica Film Festival, con il sostegno dell’otto per mille dell’Unione Buddhista Italiana (UBI) e in partnership con EGA European Gate to Arts proietterà i film, documentari, fiction e medio metraggi, testimonianza di una fede, un’etica, una spiritualità professata da popoli diversi, in epoche differenti e che perdura nella mente di una grande porzione dell’umanità.
Storicamente i monaci buddhisti in India facevano del camminare una parte cruciale della loro pratica quotidiana, rimanendo consapevoli, passo dopo passo. “Camminare come Buddha” è una forma di meditazione camminando legata al respiro diffusa anche nel buddhismo zen giapponese e coreano. Nel cammino alla ricerca di un maestro eremita, in “The Mountain Path” un giovane appassionato, il regista Edward Burger, incontra monaci, tra le montagne cinesi, apparentemente
Due giovani donne nel 1976 hanno la forza di salire sulle alte terre himalayane e filmare con la macchina da presi luoghi e maestri che incontrano nel loro cammino in Laddhak centro dei passi. Due pioniere il cui documentario, premiato al Festival di San Sebastian nel 1978, aprono la strada a tanti europei che come loro seguiranno le orme del Buddha.
Ancora più in alto sugli altopiani inesplorati tibetani, tra cielo e terra, un fotografo e un romanziere, si confrontano in una maestosa esplorazione in “The Velvet Qeen” di Marie Amiguet, Vincent Munier. Nel santuario del leopardo delle nevi, dove ogni immagine preziosa, può trasmettere emozioni, incontri inaspettati nelle valli e sulle alte cime della montagna dove vige la lealtà spontanea dei duelli del mondo animale lontani dal mondo, ma quotidianamente con i piedi sulla terra, la loro saggezza si trasmette come esperienza fondamentale nella pratica della cura del pianeta.
In “Tukdam: between worlds” Donagh Coleman indaga la soglia della morte in meditazione – ibrida la vita e la morte a un livello senza precedenti. In ciò che i buddhisti tibetani chiamano tukdam quando i meditatori esperti muoiono in modo consapevolmente controllato. Sebbene siano morti secondo i nostri standard biomedici, spesso rimangono seduti in meditazione, senza cambiamenti fisici e senza decomporsi per giorni. Il fenomeno è documentato in una prospettiva scientifica: inspiegabile per i neuro-scienziati, da indagare per il Dalai Lama, con una serie di dialoghi tra esperti e tradizioni nel tentativo di svelare il mistero del tukdam tibetano.
Ambientato e girato in un remoto monastero nello Stato Shan, in guerra decennale contro il governo autoritario militare del Myanmar, “Golden Kingdom” ha per protagonisti quattro orfani, giovanissimi monaci novizi, lasciati soli alle prese con la foresta e i suoi fenomeni magici nonché con eventi intrecciati alla politica e storia del Myanmar. Il lungometraggio è stato il primo girato nel breve periodo di riapertura del paese.
“Yomigaeru”, di Alessandro Trapani,è la testimonianza in presa diretta di un viaggio di un musicista jazz dall’Ilva di Taranto a Fukushima, colpita dallo tsunami e dal disastro della centrale nucleare; uno scambio tra la musica di un contrabbasso e le storie che gli abitanti di una natura contaminata offrono al musicista.
La tradizione buddhista è piena di grandi storie che si adattano bene al cinema, i due giorni d’incontri seguendo magari a zigzag il sentiero del Buddha, vogliono offrire oltre al piacere di un cinema diverso, inedito, presentato sul grande schermo in sala, un viaggio della mente in consapevolezza.