Alati messaggeri

31 Dicembre 2008

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Raffaello Ugo

Il noto presidente George Bush è stato mancato dalle scarpe di Muntazer al-Zaidi. Il gesto del giornalista, come quello di Enrico Toti contro gli austriaci invasori, passerà senza dubbio alla storia e monumenti, lapidi, piazze e vie ne tramanderanno la memoria. George W. Bush passerà invece alla storia come il primo presidente americano ad uscire di scena a scarpate. Il curioso essere vivente che rappresenta questa vivace e irrequieta nazione ha affermato sorridendo di non capire e neanche noi ci capacitiamo ancora di come Muntazer abbia potuto mancarlo per ben due volte pur con dei lanci stupendi per forza e precisione. Semplicemente, all’ultimo istante il bipede si è abbassato e la scarpa lo ha superato senza colpirlo. Ho pensato ai bovini del suo ranch cui lui probabilmente spara personalmente tra gli occhi quando deve fare una grigliata tra amici. Qualcuno glieli tiene fermi, qualcuno gli passa la pistola. Molto americano. Al-Maliki (il signore con gli occhiali alla sua sinistra), invece di tenere ferma la testa di Bush durante il lancio ha fatto un gesto scomposto e improbabile per tentare di fermare la scarpa. Che sciocchezza. Un’ipotesi plausibile è che puntasse a una pensioncina per parziale invalidità. Non è evidentemente informato sul sistema pensionistico statunitense. Comunque, prima di George W. Bush, i sistemi utilizzati per cambiare presidente erano stati senza dubbio molto più efficaci. Nessuno, da Lincoln a Garfield, a McKinley a Kennedy, ha mai trovato nulla da ridire a mettersi immediatamente da parte in nome dello spirito di una grande democrazia e per il cambiamento mentre George si limita a guardare fisso in camera da ormai otto anni con la medesima espressione stupita e leggera dell’orso al baraccone del tiro a segno ma, purtroppo, molto più rapido di lui nello schivare. Sono tempi difficili. Alla fine può prevalere la stanchezza. Qualcuno lo ha sentito pronunciare le parole: non capisco perché ci odiano. Nessuno, naturalmente, è così ardito da immaginare che lo possa capire ma magari chiedendo all’esercito di terroristi, stupratori, assassini, torturatori, narcotrafficanti e spie che ha spedito in giro per il mondo, un’potesi abbastanza verosimile può anche emergere.
Perché i muri delle prigioni e dei macelli diventino di cristallo. Buon 2009. A quasi tutti.

2 Commenti a “Alati messaggeri”

  1. Gianfranco Pinna scrive:

    mà.caro sig.raffaello. dimentica una cosa importante ed essenziale, in seguito alla quale tutto il suo discorso perde significato.
    prima dell’arrivo di questo esercito di cattivoni, un giornalista non avrebbe neanche potuto parlare e per un tentativo simile di protesta avrebbero pagato con la vita lui e tutti i suoi parenti.

    Una buona memoria và coltivata forse.

    gianfranco

  2. Raffaello Ugo scrive:

    Caro Giafranco, ha proprio ragione. Una buona memoria va coltivata e il problema è che purtroppo spesso coltiviamo una memoria selettiva. E’ sacrosanto quello che dice sul fatto che al tempo di Saddam Hussein i giornalisti potevano essere uccisi con tutta la famiglia per aver detto cose sgradite al regime. Fatto sta che Saddam Hussein e gli americani hanno iniziato a collaborare quando Saddam era ancora all’università in Egitto, sono rimasti in ottimi rapporti quando è andato al potere (Donald Rumsfeld vendeva a Saddam i gas nervini da usare sugli iraniani e sui kurdi dissidenti) . L’idillio si è rotto solo quando gli americani gli hanno fatto credere che avrebbe potuto prendersi il Kuwait senza problemi e hanno colto l’occasione per testare le nuovissime piccole bombe atomiche sull’esercito straccione degli irakeni e fuori dalla portata di occhi indiscreti. Gli americani non sono peggio di altri criminali di guerra. Producono solo armi più potenti e distruttive. In ogni caso, se attualmente lei riceve notizie attendibili e diversificate dall’Iraq la prego di informarmi sul nome del giornalista o su quale canale, giornale, radio le riceve. Sarei, come lei, altrettanto interessato a sentire dalla voce di giornalisti indipendenti cosa succede per le strade, nelle baracche, in quel che resta degli ospedali, ai check-point dei soldati americani ecc.

    Un saluto

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