Alberto Ferrero della Marmora, personaggio bifronte: generale repressivo ma grande studioso della Sardegna

2 Luglio 2024

[Francesco Casula]

Alberto Ferrero della Marmora, scrittore, geografo e militare (Torino 1789- ivi 1863) visiterà la Sardegna, la prima volta nel 1819 e in seguito vi soggiornerà più volte, sebbene non stabilmente, per un arco di quasi quattro decenni, dal 1819 al 1857.

Per un totale di ben 13 anni. Di essa sottolinea che: “Difficoltà immense e gravi intralciano lo zelo del viaggiatore, che vuole percorrere quest’isola; la mancanza di strade, il difetto dei comodi più modesti, i pericoli in qualche contrada per il carattere irrequieto degli abitanti, infine le insidie del clima per parecchi mesi”.

   A proposito della figura complessiva di La Marmora, Giovanni Lilliu scrive che “Nel lavoro il Lamarmora pose onestà, lealtà e rettitudine, categorie che applicò anche nella vita, qualunque giudizio i Sardi possano oggi dare di lui che, per forza della storia e per la suggestione del potere non seppe resistere alla tentazione di oscurare i suoi giovanili ideali «rivoluzionari» con atti di reazione e repressione di cui soprattutto i Sardi soffrirono” 1.

   Il grande archeologo sardo si riferisce al ruolo che La Marmora esercitò nel 1849 quando divenne Commissario straordinario per la Sardegna, inviato nell’Isola con poteri eccezionali per gestire la difficile situazione venutasi a creare dopo la «fusione» con il Piemonte, con la rinuncia all’autonomia stamentaria, ovvero al Parlamento sardo.

   A proposito di questo suo ruolo l’intellettuale e scrittore Eliseo Spiga è molto più severo. Scrive che “giunse ai primi del 1849 come commissario per pacificare l’Isola, scossa dai continui tumulti esplosi dalle gravissime condizioni economiche e anche da rinnovati sentimenti repubblicani filofrancesi. Conservatore e militaresco, il generale si dedicò alla pacificazione, affrontando il dissenso e la protesta con la repressione più brutale e la violazione sistematica delle meschine libertà statutarie, per lui lo stato d’assedio divenne sistema di governo, inaugurando la pratica della dittatura militare, che poco più di dieci anni dopo diventerà usuale, durante la guerra di conquista del Mezzogiorno da parte della monarchia italiana” 2.

   Un personaggio dunque bifronte: generale autoritario e brutalmente repressivo e, nello stesso tempo, grande studioso della Sardegna.

   E’ infatti innegabile la sua capacità di studioso che consegna alla cultura sarda molti scritti: come Itinerarie de l’île de Sardaigne (1860) ma soprattutto quei monumenti che sono i quattro volumi di Voyage en Sardaigne, ou description statitique, phisique e politique de cette ile, avec des recherches sus ses produtions naturelles et ses antiquités (1826).

   I due scritti, entrambi in francese, diedero un profondo contributo alla conoscenza della Sardegna da parte dell’Europa colta di allora. Soprattutto il Voyage sarà utilizzato come un vero e proprio manuale sull’Isola, da parte di viaggiatori e studiosi. Il carattere enciclopedico dell’opera risente molto della cultura illuministica: ossia, quello di legare geografia, archeologia, descrizione della natura alla geografia umana, come scriverà Manlio Brigaglia e come sarà intitolato il primo dei quattro volumi.

   Nell’introduzione al Voyage, La Marmora si propone di far luce “sull’oscurità che avvolge le prime epoche storiche della Sardegna, su una regione che per tanti secoli ha avuto nella storia un ruolo puramente passivo”.

   E chiude l’introduzione con un augurio: “Possa la mia opera presentare la Sardegna nel suo vero aspetto e richiamare per un istante l’attenzione dei governanti e dei dotti su questa regione, che indubbiamente merita di essere conosciuta da una gran parte dell’Europa, meglio di quanto non lo sia stata sino ad oggi”.

   Il Viaggio in Sardegna, è un testo frammentario che si presenta come «libro totale» sulla Sardegna. E’ un testo di difficile lettura proprio per l’interdisciplinarietà: descrive infatti la geografia e la popolazione, le strutture amministrative e l’antropologia, l’agricoltura, il patrimonio boschivo e le intemperie, l’industria e le usanze tradizionali: di cui mi piace ricordanre due, così descritte da Lamarmora:

1. “Ponidura o paradura.  Quando un pastore ha subito qualche perdita e vuol rifare il suo gregge, l’usanza gli dà facoltà di fare quel che si dice la ponidura o paradura. Eglicompie nel suo villag­gio, e magari in quelli vicini, una vera questua. Ogni pastore gli dà almeno una bestia giovane, in modo che il danneggiato mette subito insieme un gregge d’un certo valore, senza contrarre alcun obbligo, all’infuori di quello di rendere lo stesso servizio a chi poi lo reclamasse da lui” 3.

2. Comparatico di S. Giovanni. – Oltre al comparatico per un bambino tenuto al battesimo o alla cresima, ve n’è un terzo detto di S. Giovanni, che è in uso solo fra i campagnuoli. Il legame, che lega un anno solo, non diffonde alcuna nube nelle famiglie ed è ri­spettatissimo. Ecco come avviene in alcune contrade.

Due persone di sesso diverso, ed in generale coniugate, si scelgono reciprocamente come compare e comare di San Giovanni: l’accordo si conclude presso a poco due mesi prima. Alla fine del mese di maggio, la futura comare prende un pezzo grande di cor­teccia di sughero, lo arrotola facendone un vaso, lo riempie di terra e vi semina un pizzico di grano della qualità migliore. S’innaffia, di tanto in tanto la terra con cura e il grano germina rapidamente, sì che in capo ad una ventina di giorni si vede un bel ciuffo detto erme o nènneri.

Il giorno di S. Giovanni il compare e la comare prendono que­sto vaso e, accompagnati da un corteo numeroso, s’incamminano verso una chiesetta dei dintorni. Giunti là, uno dei due getta il vaso contro la porta; poi tutti insieme mangiano una frittata colle erbe: infine ciascuno, mettendo le mani su quelle del suo vicino o della vicina, ripete ad alta voce ed a più riprese, queste parole: compare e comare di S. Gíovanni; si balla per parecchie ore e la festa è fi­nita” 4.

Note bibliografiche

1. Giovanni Lilliu, Presentazione al 2° volume del Voyage in Sardaigne di Alberto Ferrero della Marmora, Gianni Trois editore, Cagliari 1995.

2. Eliseo Spiga, La Sardità come utopia, Cuec edizioni, Cagliari 2006.

3. Alberto Ferrero della Marmora, Viaggio in Sardegna Gianni Trois editore, Cagliari 1955, Prima Parte, Libro primo, capitolo VII., pagina Viaggio in Sardegna di Alberto Della Marmora, Gianni Trois editore, Cagliari 1955, Prima Parte, Libro primo, capitolo VII., pagine 207-209] Viaggio in Sardegna di Alberto Della Marmora, Gianni Trois editore, Cagliari 1955, Prima Parte, Libro primo, capitolo VII., pagine 207-209] 207.

4. Ibidem, pagina 208.

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