Un altro poligono: Macomer
1 Ottobre 2014
Graziano Pintori
Dal Barrigadu/Guilcier, cioè dal Lago Omodeo dove si esercitano a fuoco i poliziotti del CAIP di Abbasanta, al Marghine, dove un altro fronte di fuoco è stato attivato, cioè le esercitazioni dei dimonios guastatori della Brigata Sassari, la distanza è a un tiro di schioppo, o di cannone. Fate voi. Le distanze si assottiglierebbero se dovessimo osservare la Sardegna da una nuvola, sotto un unico sguardo. Da la su potremmo notare che brillano altri fuochi: Quirra, Teulada, Capo Frasca, poi Guardia del Moro con il suo deposito bellico, Capo Marrargiu che ospita un CAG (Centro Addestramento Guastatori), noto per essere stato uno dei centri delle attività eversive di tipo militare, l’aeroporto militare di Decimomannu, depositi di carburanti e munizioni disseminati un po’ in tutte le caserme Un insieme di territorio sottratto alla buona terra per oltre 200 chilometri quadrati, terra resa inospitale, malefica dal punto di vista sanitario e improduttiva perché inquinata. Anche il Marghine, da tanto tempo, è sottoposto ai famosi decreti “con procedura d’urgenza” dal Ministero della Difesa, o più opportunamente dal Ministero della Guerra Permanente. Infatti, con l’ultimo decreto si riprende a sparare e a lanciare bombe a mano dal 23 settembre fino al mese di novembre, l’imposizione avviene secondo un calendario che si può leggere all’albo pretorio del Comune di Macomer, dove si dispongono giorni e orari (dalle ore 08,00 alle ore 23,00) e l’interdizione della presenza umana dalla zona di S’Ena Ruggia; non si menzionano gli animali, la cui sorte, evidentemente, è affidata all’imponderabilità dell’inferno di fuoco dei militari. L’area sottoposta all’addestramento dei diavoli rossi fa riferimento alle coordinate che intersecano sul nuraghe Tamuli (da cui il nome dell’intera zona archeologica), nuraghe Su Tighinzu, Domus de Janas di Sa Punta Ruggia e nuraghe Fiorosu. Insomma i veraci e resistenti guerrieri nuragici sono stati sostituiti dai militari guastatori della Sassari, ossia dall’esercito italiano che imperterrito continua a praticare l’esercizio alla guerra. Pratica eufemisticamente definita come un gioco, pur devastando e inquinando i territori, mentre altrove quelle simulazioni non sono un gioco, ma un fatto reale e atroce che si riverbera sulle persone e sulle cose. Non mi stancherò mai di ricordare che sulla Sardegna grava il 65% del totale delle servitù militari, e come tale assoggettata a essere il teatro dello studio e delle strategie di guerra. Siccome la fantasia ci appartiene come dote naturale e molte volte anticipa la realtà, immagino che anche i nostri ipotetici nemici, cioè coloro che subiscono gli effetti reali della guerra simulata nella nostra isola, siano in grado di attaccare l’Italia con i loro cacciabombardieri; secondo voi dove dovrebbero orientare le loro fusoliere? Penso proprio che una parte di questi strumenti di morte si orienterebbero proprio su di noi, sono convinto che la Sardegna nello scacchiere mondiale bellico sia un obiettivo assai sensibile, perciò bersaglio da colpire a tutti i costi. Sotto quelle ipotetiche bombe si troverebbe la popolazione civile, compresa quella che “ripudia la guerra come strumento di offesa…” in virtù dell’art. 11 della Costituzione. “Questa è pura fantasia”, risponderebbe pronto lo stratega militare, “noi siamo sufficientemente armati e addestrati per respingere qualsiasi attacco da qualsiasi fronte esso provenga. Quindi, non pensate a queste cose, noi siamo qui per difendervi e tutelare i confini di terra, mare e aria”. “Miei cojoni” direbbe lo sfaccendato pacifista, pensando di trovarsi al posto di chi subisce, come detto prima, gli effetti devastanti della guerra simulata in terra sarda. Si parlava di S’Ena Ruggia, luogo di addestramento dei diavoli rossi, che fa capo al Comune di Macomer con sindaco un esponente di Sardegna e Libertà, un movimento d’ispirazione sardista ideato e creato dall’on. Paolo Maninchedda, ex sardista e attuale Assessore ai Lavori Pubblici della regione Sarda.Il sindaco Succu, già militante del Psd’Az, magari sotto la bandiera dei quattro mori, mentre molti sardi dimostravano a Capo Frasca contro la presenza militare e i danni arrecati dalla loro guerra, sentiva il dovere di esordire davanti al comandante del 5° Genio Guastatori della Brigata Sassari, di stanza a Macomer, con queste parole:“Felici della presenza militare a Macomer”(*), inoltre non lesinava considerazioni positive per il ritorno economico che la presenza militare garantisce da tempo, sottolineando “la sinergia tra i militari guastatori e la popolazione”(*). Non entro nel merito del ruolo istituzionale del sindaco, però immagino, non per effetto della fantasia, personaggi come Emilio Lussu, Camillo Bellieni, Pietro Mastino, Simon Mossa e tanti altri che hanno sacrificato la propria esistenza per l’autonomia della Sardegna. Questi, trovandosi in un frangente come quello del primo cittadino di Macomer, di sicuro non avrebbero mai pronunciato quelle frasi docili e accondiscendenti. Perché sono parole in netto contrasto con il sardismo e l’autonomismo, il sovranismo e l’indipendentismo che per gli storici personaggi avevano significati ben precisi e soprattutto trovavano coerenza con le idee e la loro pratica. Mi chiedo, se il ciancione Renzi volesse estendere lo “Sblocca Italia”, il mezzo con cui vorrebbe annullare le competenze regionali sull’impatto ambientale (vedi Progetto Eleonora), anche alle servitù militari, restringendo il ruolo della Regione Sarda, incluse quelle del Comipa, a semplici ratificatori delle decisioni del governo centrale, come reagirebbero sardisti, autonomisti, sovranisti, indipendentisti come quelli macomeresi?