Ambiente, salute e lavoro ricattato
9 Giugno 2017Lilli Pruna
Il titolo del convegno di Sinistra Italiana, “Ambiente e Salute”, che si è svolto questo pomeriggio nell’aula consiliare di Capoterra, nascondeva un altro tema, molto legato ai primi due e altrettanto importante: il lavoro. Ambiente e salute hanno infatti un legame stretto con il lavoro, “il lavoro ricattato”, come lo ha definito Claudia Zuncheddu nel suo intervento: “la Sardegna è sotto ricatto occupazionale da cinquant’anni”, l’inquinamento ambientale e i danni alla salute sono il frutto di questo ricatto, che peraltro si è rivelato un pessimo affare anche dal punto di vista occupazionale. Il lavoro continua a mancare e non è mai stato sufficiente, mentre il profitto di pochi ha danneggiato la salute di tutti. Le industrie inquinanti, presenti ormai da decenni in varie zone del nostro territorio regionale, hanno comportato una esposizione prolungata dei cittadini a sostanze dannose (anche con danni epigenetici), senza creare benessere collettivo. Perché il benessere è legato all’integrità fisica delle persone, non solo alla loro condizione economica. Dal benessere collettivo dipende il benessere individuale, non il contrario. Alessandro Casula (ingegnere ambientale) ha spiegato che cos’è l’AIA, uno dei tanti acronimi che sembrano irrilevanti ma che sono soprattutto inspiegabili: l’Autorizzazione Integrata Ambientale, infatti, è stata rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare anche alla Fluorsid. Del resto, le centraline e le altre apparecchiature per il controllo dell’ambiente non rilevavano fluoro nell’aria: allora a che cosa servivano? Se lo chiede opportunamente l’ingegnere, che descrive il fluoro come uno degli elementi più pericolosi della tavola degli elementi, e ce lo chiediamo tutti noi. La fluorite utilizzata dalla Fuorsid nell’impianto di Macchiareddu non arriva più dalla miniera di Silius (inattiva da anni) ma dal Messico, ed è ricca di arsenico. Sono 29 i punti di emissione della Fluorsid, rispetto ai quali non sono mai state rilevate tracce di inquinamento, almeno fino alla segnalazione da parte dei pastori di Assemini e all’intervento delle autorità competenti. Massimo Dadea ha ricordato che oggi è la giornata mondiale dell’ambiente, ed è significativo celebrarla in un territorio che ospita la Saras, una delle 100 industrie più inquinanti in Europa. Nel corso degli anni sono state ignorate le denunce e perfino gli studi più autorevoli, tra cui i risultati e gli aggiornamenti del progetto SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento – promosso e finanziato dal Ministero della Salute. Uno studio recente di Lagambiente, che fa un bilancio dell’applicazione della legge n. 68/2015 (Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente), rivela che la Sardegna è prima per numero di persone fisiche denunciate, e seconda dopo la Campania per numero di ecoreati contestati. Il nostro modello di sviluppo ha posto in conflitto due diritti fondamentali – lavoro e salute – e tale conflitto si è risolto con una sconfitta di entrambi i diritti. Occorre dunque individuare le responsabilità, anche quelle attuali: questo governo regionale ha compiuto scelte dannose e antistoriche. L’avvocato Riccardo Schirò ha ricordato che per i reati ambientali arrivare al processo penale significa avere già perso. Vuol dire infatti che il danno è compiuto, e le pene e i risarcimenti non possono ripagare i disastri provocati. Racconta la sua esperienza come difensore di un gruppo di cittadini coraggiosi che hanno deciso di costituirsi parte civile nel processo penale a carico dei vertici di Eurallumina, accusati di disastro ambientale. Ci vuole coraggio ad opporsi ai poteri forti, ma le istituzioni devono intervenire in anticipo, prevenire i danni all’ambiente, evitare che vengano commessi i reati ambientali. La politica deve agire prima, e deve agire meglio.