Vicinanze pericolose
1 Agosto 2009Marco Ligas
Abbiamo visto spesso questa immagine nel corso della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale. Molto comunicativa: un Presidente del Consiglio sorridente nel consueto tentativo di apparire rassicurante mentre parla alla sua gente, un candidato Governatore anch’egli sorridente e scelto opportunamente fra quelli più idonei nell’osservare la politica del governo, un Arcivescovo accogliente verso il Premier: ogni volta che questi arrivava in Sardegna non mancava di riceverlo con evidente compiacimento. Di questa immagine colpisce soprattutto l’intesa che sembra sussistere tra il Premier e il massimo rappresentante della Chiesa sarda, la presenza del candidato Governatore appare quasi una formalità che ne sancisce la subalternità.
Nei mesi successivi alle elezioni siamo venuti a conoscenza dei comportamenti certo non lineari del Premier. Non ci riferiamo al disinteresse mostrato per le sorti dell’economia isolana: non avevamo dubbi che una volta vinte le elezioni le sue scelte sarebbero state diverse da quelle propagandate durante la campagna elettorale. Ci riferiamo invece alle sue attività di uomo che ama la vita e perciò bisognoso di svaghi. Così abbiamo scoperto che le sue ville sono state trasformate in bordelli, frequentati da escort (la raffinatezza dei neologismi!), dove si faceva scambio tra prestazioni sessuali e promesse di incarichi istituzionali. È difficile sostenere che questa dissolutezza riguardi la sola sfera privata delle persone, così come è impensabile che un capo di governo coinvolto in questa organizzazione possa rappresentare il proprio paese con onorabilità. Ma è ancora più difficile riscontrare in tutto ciò un’etica coerente con i principi di una religiosità che rispetti la persona, la famiglia e la solidarietà sociale, valori fortemente difesi dalla Chiesa.
Ebbene, proprio per queste ragioni, dopo la diffusione di queste notizie, ci saremo aspettati anche dall’Arcivescovo Mani una presa di distanze dalle attività del Premier, una critica severa per come questi trascorre le sue attività di svago e per come disprezza la dignità delle persone e delle istituzioni. Invece non abbiamo registrato alcunché. Dai vertici della Chiesa sarda c’è stato solo un silenzio che, nella situazione specifica, alimenta sospetti di un’alleanza insana che non giova alla sua credibilità. Eppure, anche nel corso degli ultimi anni, le posizioni della Chiesa sono state sempre nette, persino rigide e ultraconservatrici, in difesa della famiglia tradizionale contro le unioni di fatto e la sessualità vissuta fuori dal matrimonio. È comprensibile l’imbarazzo per la fiducia concessa precedentemente forse per calcolo (può essere sempre conveniente avere il sostegno delle istituzioni dello Stato), ma perché la Chiesa sarda manifesta ancora una prudenza ingiustificata nel condannare una condotta squalificante, non a caso diventata oggetto di ironia da parte della stampa internazionale?
Pensiamo comunque che l’Arcivescovo non mancherà di esprimere, seppure in ritardo, la sua critica nei confronti del Presidente del Consiglio. Non solo darebbe un segnale di coerenza ma restituirebbe fiducia a quei credenti che hanno vissuto il silenzio della Chiesa sarda con imbarazzo.