Ancora pessima edilizia nel centro storico di Cagliari
16 Marzo 2019[Stefano Deliperi]
Non c’è nulla da fare: quando la speculazione edilizia si lega alla “bruttezza” di forme e colori, lo scempio è assicurato. Fin dall’800 in molti Comuni esistevano e operavano le Commissioni d’ornato, che vigilavano sulla qualità architettonica dei progetti di nuovi palazzi e case. Seguirono, con analoghi compiti, le commissioni edilizie comunali e, dopo la legge n. 1497/1939 e i tanti provvedimenti di inclusione di centri storici fra le aree tutelate con vincolo paesaggistico, le Soprintendenze e i Servizi regionali di tutela del paesaggio.
Al di là di specifiche previsioni di pianificazione urbanistica, i contesti territoriali e ambientali perlomeno dei nostri centri storici avrebbero, quindi, dovuto avere efficaci strumenti di tutela. La realtà è sotto gli occhi di tutti ed è ben diversa. Centri storici riempiti di palazzoni dai colori improbabili, di supermercati, di edifici d’ogni dimensione, forma e stile architettonico (quando esiste).
Complici le necessità impellenti della ricostruzione post bellica e l’ignavia di molti amministratori e funzionari pubblici, per decenni hanno imperato nei nostri centri storici le peggiori “brutture” edilizie. E la situazione odierna, anche in Sardegna, nonostante il piano paesaggistico regionale (P.P.R.) e i tanti piani particolareggiati dei centri storici, non è cambiata di molto. A Cagliari, dove si sconta anche il perdurante mancato adeguamento del piano urbanistico comunale (P.U.C.) ai criteri e principi del P.P.R., i mostri e i mostricciattoli edilizi continuano a prosperare.
Uno è in procinto d’esser realizzato nel centro storico, fra Via Mameli e Vico Carloforte. Non accade spesso, ma è addirittura oggetto di una procedura partecipata – richiesta dal Servizio tutela paesaggistica della Regione autonoma della Sardegna – in relazione proprio alla sua pesantezza. Un progetto avviato parecchi anni fa e più volte modificato, in un’area dove sono stati effettuati ritrovamenti archeologici importanti, per vedere la realizzazione dell’ennesimo palazzone decisamente fuori luogo nel contesto ambientale-urbanistico della zona, seppure già in parte deturpato da precedenti brutture edilizie.
Si tratta della variante del piano di recupero PR 400 presentato dalla EL.FA. s.r.l. e autorizzata sotto il profilo paesaggistico quale piano attuativo (art. 9 della legge regionale n. 28/1998 e s.m.i.) con determinazione Servizio Tutela Paesaggistica per le Province di Cagliari e Carbonia Iglesias della Regione autonoma della Sardegna n. 2169 dell’11 maggio 2011, nonchè approvata definitivamente con deliberazione Consiglio comunale n. 14 del 22 marzo 2011.
Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra sono intervenute nel procedimento (10 marzo 2019) con un atto con il quale han chiesto al Servizio Pianificazione Strategica e Territoriale del Comune di Cagliari (titolare del procedimento) l’imposizione di sensibili modifiche progettuali perlomeno per attenuare l’impatto ambientale e visivo.
Infatti, l’impatto sul contesto urbanistico ambientale appare decisamente ingente, sia sotto il profilo volumetrico, che sotto il profilo cromatico, chiaramente visibile dalle simulazioni progettuali. Si tratta di 4.774,52 metri cubi su una superficie di 955 metri quadri, con una distonìa palese rispetto al contesto edificato fra la fine del XIX secolo e gli anni ’70 del XX secolo.
Insomma, sembra uno di quei dolci tipici della pasticceria inglese piazzato nel bel mezzo del centro storico: i ritrovamenti archeologici dell’area, tutelate con vincolo culturale e con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), devono esser destinati alla fruizione pubblica e meritano un contesto decisamente migliore.
Ma una domanda sorge spontanea: vista l’esistenza comunque del vincolo paesaggistico, Servizi regionali di tutela del paesaggio e Soprintendenze che ci stanno a fare?