Anpi, Carlo Smuraglia: “Casapound? Le parole della Boschi fuori dal mondo”
1 Maggio 2016Alessandro De Angelis
Carlo Smuraglia è il presidente dell’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani italiani, schierata per il no al referendum costituzionale: “Lei mi chiede di commentare le dichiarazioni della Boschi sul fatto che chi vota no sta con Casa Pound. Le dico la verità: mi sembrano affermazioni così incredibili, così fuori dal mondo, che avevo evitato anche di rispondere. Diciamo che mi rifiuto di accettare una impostazione, ripeto, di questo tipo: fuori dal mondo”.
Classe 1923, partigiano, poi più legislature nel Pci, membro del Csm tra l’86 e il ’90, Smuraglia ha il tono dei comunisti di una volta, forgiati in tante battaglie di difesa della democrazia, moderato nella forma ma tosto nella sostanza, abituato, come si diceva nei tempi in cui non era facile essere comunisti in Italia, a non cedere alle provocazioni. Usa proprio questo termine “provocazioni”, per qualificare le affermazioni della Boschi sulla sinistra che ha le posizioni Casa Pound.
Provocazioni?
Fuori dal mondo. Ma proprio perché sento la delicatezza del momento e di questo voto sulla Costituzione, io non voglio la polemica. Vorrei una campagna tranquilla, serena, sul merito. I cittadini ancora non conoscono la legge e sarebbe necessario un confronto sul merito dei vari punti di vista. Poi il referendum avrà l’esito che avrà. E il nostro auspicio è che la riforma venga bocciata perché non è una buona riforma.
Insisto. La Boschi dice che tra i fautori del no c’è Casa Pound, Renzi fa appello al popolo contro l’Italia dei no e dei talk.
Non è così che ci si approccia al voto sulla riforma. Noi, vorrei ricordare, stiamo parlando di una riforma costituzionale, ci sono milioni di argomenti per dire sì o dire no senza necessità di esasperare il confronto. E io vorrei parlare di questo, non di chi sta con Renzi e chi no, non del governo, ma della costituzione. Mi sembra altresì una prova di debolezza procedere per provocazioni. Invece che parlare di argomenti si creano le condizioni perché montino le reazioni.
Non si sente a disagio a stare in un variegato fronte del no?
È naturale e normale in un referendum. Ognuno fa la sua campagna con le sue idee. Io dico no sulla base delle mie ragioni, altri che non sono in sintonia con l’Anpi per altre ragioni. Mi permetta anche di ribadire che io rifiuto lo schema plebiscitario.
Mi pare che però lo schema ormai sia un dato di fatto, nelle intenzioni del premier.
Per me è una impostazione sbagliata. Il referendum è un modo di dare la parola ai cittadini su un argomento specifico. Io non mi pronuncio su Renzi, sul suo governo, sulla sua durata. La Costituzione, quando parla di referendum, dice che i cittadini si devono pronunciare sul merito: Senato, regioni, sistema delle autonomia. E le assicuro che di materia per discutere c’è. Introdurre un argomento squisitamente politico è grave dal punto di vista costituzionale e stravolge la natura del referendum.
Andiamo al merito.
Voto no senza se e senza ma. Ho criticato questa riforma sin dall’inizio. Innanzitutto perché è una riforma squilibrata. Veda, il sistema ideato dai costituenti era quello di avere un sistema di pesi e di contrappesi. Questo non dovrebbe essere turbato. Se c’è bisogno di correzioni perché si appesantisce il processo legislativo, si può correggere il processo legislativo differenziando il lavoro delle due camere. Quello che invece viene fuori dalla riforma non è un Senato, o una Camera alta e nemmeno il Senato delle regioni, perché non si capisce il ruolo di persone che fanno a mezzo tempo senatori e l’altro mezzo i consiglieri regionali o i sindaci. E non si capisce come sia eletto questo Senato. Non è elettivo e nemmeno di secondo livello. E su questo punto non c’è nulla di definitivo, perché la legge rimanda le modalità di questa scelta a una legge ordinaria che non c’è. Insomma, si vota sull’ignoto.
Come imposterete la campagna per il no, voi dell’Anpi?
Oltre allo sforzo per il no, noi faremo il possibile per raffreddare questo clima. Mi preoccupa questo costante tentativo di deviare l’attenzione rispetto all’oggetto effettivo del contendere. In qualche modo si intorbidano le acque che dovrebbero invece essere le più pacifiche del mondo.
Questo articolo è stato pubblicato dall’Huffington post il 10 maggio 2015