Antifascismo a Terralba
16 Gennaio 2020[red]
Il Comitato Madiba Coscienza Civile si dichiara profondamente rammaricato per la mancata revoca, da parte dell’attuale maggioranza del consiglio comunale di Terralba, della cittadinanza onoraria concessa nel 1924 a Benito Mussolini e ad Asclepia Gandolfo. Cittadinanza, ribadiamolo ancora una volta, concessa da un Commissario e non dai cittadini terralbesi. Considera tale decisione errata nella forma che ha assunto durante il Consiglio, nei contenuti che tentano di giustificarla, e negli effetti negativi che tale provvedimento potrebbe provocare.
Il Comitato ha apprezzato il fatto che la maggioranza abbia riconosciuto il valore storico degli argomenti proposti e abbia rimarcato la fede antifascista della cittadinanza, sottolineando l’opportunità di un più esteso e più attivo coinvolgimento della popolazione.
Com’è potuto però accadere che questo apprezzamento si sia tramutato in una bocciatura? Una petizione popolare non è una questione amministrativa qualsiasi e dovrebbe sempre prevedere una libera discussione e una votazione secondo coscienza e senza vincolo di mandato. Invece la maggioranza consiliare ha letto un documento redatto preventivamente e proprio questo suo testo, non previsto all’ordine del giorno, è stato posto ai voti, scavalcando così quello sulla petizione. Impressiona molto che nessuno dei consiglieri di maggioranza abbia preso la parola.
Madiba pensa che quel testo contenga alcune gravi affermazioni. La prima sostiene che le circa 600 firme della petizione non siano rappresentative del corpo elettorale, negandone così la legittimità democratica. Che dire allora di chi governa grazie ad una legge elettorale profondamente anti-rappresentativa che permette a chi ha preso il 35% dei voti di chi si è recato alle urne (e non dell’intero corpo elettorale) di avere il 66% dei seggi? Oggi Terralba è amministrata da chi ha avuto 1.864 voti su di un corpo elettorale composto da 9.832 elettori, 3.027 dei quali sono a stati a sostegno delle minoranze.
La seconda, apparentemente moderata ma altrettanto pericolosa, dichiarando che il fascismo è morto, sta in realtà riaffermando la vulgata reazionaria secondo cui non serve più che l’antifascismo sia vivo, equiparando di fatto democrazia e dittatura. Circa le scelte politiche su quali siano i principi fondamentali della vita pubblica non ci possono essere ambiguità: le regole dettate dalla Carta Costituzionale condannano il fascismo e ogni altra forma di vita antidemocratica. La Repubblica Italiana non è la continuazione del regime fascista: è l’esatto contrario.
Dal rifiuto di assumersi una responsabilità politica su una prova “simbolica” come il disconoscimento della cittadinanza onoraria non poteva a questo punto non discendere l’affermazione populista, propria di una retorica del fare che abbiamo visto affermarsi trasversalmente in questo ventennio, secondo cui ci sarebbero questioni “pratiche” e non “ideologiche” che hanno la priorità, come se portare avanti le une impedisse il riflettere sulle altre.
Ora certamente il rapporto della memoria collettiva con i simboli meriterebbe una riflessione apposita che abbia come punto di partenza il bisogno di distinguere tra storia e memoria. La storia come scienza rimanda a un unico passato, cui nessuno di noi può sottrarsi, mentre la memoria condivisa di cui si parla tanto presume in realtà un’operazione più o meno forzosa di azzeramento delle identità e di occultamento delle differenze.
La nostra cittadinanza si ritrova purtroppo ancora in balia di memorie altrui e con pochissima consapevolezza del nostro passato, compreso quello più recente riguardante la storia della nostra bonifica e i soprusi subiti dal regime fascista, arrogante e sprezzante dei diritti dei terralbesi.
Noi pensiamo che solo tramite percorsi miranti a forgiare una cittadinanza attiva e non passiva, inclusiva e anti-razzista, democratica e anti-elitaria, si possa rafforzare la capacità dei singoli e delle comunità alla propria autodeterminazione. Solo in questo modo si potrà giungere all’elaborazione di una memoria collettiva (che è altro dalla memoria condivisa) realmente consapevole della nostra Storia.
Per questi motivi il Comitato intende ringraziare tutti coloro che hanno firmato la petizione, coloro che ci hanno sostenuto nelle più diverse forme e i consiglieri che hanno appoggiato la nostra proposta.
Madiba considera inoltre che bene abbia fatto l’amministrazione a promuovere eventi come la Giornata della memoria in convegni e approfondimenti, a essere partecipe a Milano alla manifestazione «L’odio non ha futuro» o farsi promotrice di azioni come la realizzazione del «Giardino dei Giusti» dedicato alla memoria del nostro concittadino Padre Vinci.
Perciò auspica un ripensamento collettivo su questa vicenda e sollecita l’amministrazione ad abbracciare un apposito programma di lavoro sul tema che possa realmente incidere sulla coscienza civica di questa piccola società e si concluda con la doverosa revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini e a Gandolfo, sia per una questione di umanità che di giustizia storiografica nei confronti di una comunità, come quella terralbese, ingiustamente disprezzata e trattata da un regime illiberale alla stregua dei nativi americani.