Assuefazione
16 Dicembre 2009Marco Ligas
A volte, prima di scrivere l’articolo per il nuovo numero del quindicinale, mi chiedo se ci siano argomenti nuovi relativi alla politica del nostro paese o della nostra regione che valga la pena di approfondire. Mi pongo questo interrogativo perché ho l’impressione che nella fase attuale prevalga una ripetitività di analisi e di comportamenti, soprattutto colgo un’inerzia da parte di chi dovrebbe reagire in modo ben più incisivo alla violenza con cui vengono condotti gli attacchi alle istituzioni, ai diritti e alle libertà dei cittadini. Sorprende anche l’assuefazione diffusa che si coglie nel paese. Per queste ragioni mi viene il timore di ripetere cose già dette e mi sento poco stimolato a continuare. Al tempo stesso mi chiedo se sia proprio così e concludo che comunque è opportuno non abbassare la guardia.
Sicuramente da parte delle formazioni della sinistra, vecchie o nuove che siano, radicali o moderate, non arrivano sollecitazioni incoraggianti. Forse ha ragione Rossana Rossanda quando dice che è ora di finirla di aspettare qualche leader carismatico e che occorre chieder conto a chi abbiamo votato di quel che sta o non sta facendo, e che impariamo a rappresentarci da soli.
Questa sembra ormai la strada obbligata tanto più che la crisi nel nostro paese precipita e il rischio di una deriva autoritaria è molto concreto. È vero che il Presidente del Consiglio è sempre più preoccupato per le sue vicende giudiziarie, ma è altrettanto vero che reagisce in modo scomposto, attaccando congiuntamente i soliti giudici politicizzati, la Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica, insomma i baluardi importanti su cui si regge la democrazia. Man mano che si avvicinano le scadenze processuali accentua l’aggressività e va giù pesante. Ormai da lui c’è da aspettarsi di tutto avendo manifestato con chiarezza la sua cultura fascista. E sicuramente l’aggressione sconsiderata che ha subito nei giorni scorsi rafforzerà la sua arroganza. Sta cercando in tutti i modi di tenere lontani i processi che lo riguardano: in un Parlamento trasformato in studio legale i suoi avvocati stanno mettendo a punto le leggi sul processo breve e sul legittimo impedimento. Non si preoccupano del parere della Consulta perché, dicono, non è stata eletta dal popolo! Attraverso i continui rinvii per legittimo impedimento, come in una farsa, allungano i tempi dei processi e col processo breve cercano di ottenere la prescrizione degli stessi. Poco importa se ancora una volta si produrrà una disuguaglianza tra i cittadini: da una parte il processo breve per tutti e dall’altra l’allungamento a dismisura per quelli del Premier e, se nel frattempo passerà il lodo Alfano modificato, anche per quelli dei ministri e dei parlamentari. Fa da cornice a questo quadro una politica economica sempre più lontana dai problemi delle persone e dalle difficoltà che incontrano nel far quadrare i bilanci familiari.
Nella nostra isola paghiamo un prezzo alto per questa politica. Attualmente si moltiplicano le riunioni tra le parti sociali. Si incontrano attorno ai cosiddetti tavoli i delegati del governo, delle aziende e i dirigenti sindacali. Questi ultimi difficilmente riescono ad imporre ciò che domandano i lavoratori: il mantenimento dei posti di lavoro e degli ammortizzatori sociali, la fine della precarietà o della disoccupazione. Anche nei momenti di maggiore tensione sociale, caratterizzata dall’occupazione delle fabbriche, dall’incatenamento dei lavoratori ai cancelli delle stesse, dagli scioperi della fame non si riesce a raggiungere un accordo che scongiuri il blocco delle attività produttive. Le riunioni, nella migliore delle ipotesi, si concludono con degli aggiornamenti. Ed è evidente così l’obiettivo di logorare la combattività e la resistenza di chi non vuole cedere ai ricatti delle controparti.
Anche per queste ragioni occorre sconfiggere la rassegnazione e l’assuefazione. Servono progetti che devono essere elaborati da quanti hanno a cuore la ripresa della democrazia: non solo dai partiti e dai sindacati ma anche dalle associazioni politiche e culturali che svolgono un ruolo importante nella società. Ed è opportuno accantonare l’idea che questo processo possa avviarsi conservando la leggerezza dei partiti.