Ballata triste di una tromba
8 Gennaio 2024[Gianni Loy]
Per alcuni giorni, la stampa ci ha informato di una trattativa in corso per l’obiettivo, da molti auspicato, di giungere all’appuntamento elettorale con una sola lista dell’area del centro sinistra ed identitaria.
Nel ripeterlo – anche riprendendo dichiarazioni delle maggiori organizzazioni interessate – ha riferito di un diffuso pessimismo sull’esito dei colloqui, che sono continuati sino a ieri ed hanno coinvolto la stessa segretaria del PD nazionale.
Oggi si viene a sapere che qualche pedina è stata mossa: uno dei due possibili candidati (Renato Soru) ha ufficialmente dichiarato la propria disponibilità a rinunciare alla candidatura in vista di un progetto comune, realizzabile con l’individuazione di una nuova candidatura diversa dalle due attualmente in campo.
Non sappiamo quale sia, ufficialmente, la risposta dell’altra componente che vede tra le principali forze dell’aggregazione il PD e il Movimento 5 stelle.
Si ipotizza che sarebbe stata rifiutata, ma non si è a conoscenza, se così fosse, di quale sia la controproposta “di mediazione” offerta dalla controparte.
Personalmente, mi pare evidente che che se due parti di impegnano in una mediazione, ciascuna, implicitamente, si dichiara disponibile a rinunciare a qualcosa.
Per essere ancora più chiaro, ritengo che allo stato dell’arte – e per il grado di avanzamento della campagna elettorale, praticamente già in atto da parte di entrambi i candidati in pectore –l’unica mediazione verosimilmente possibile sembrerebbe solo quella di un passo indietro reciproco da parte dei due schieramenti, in nome della costituzione di un unico schieramento unitario, perché solo in tale ipotesi lo schieramento di centro-sinistra avrebbe qualche chance di impedire il ritorno al potere del centro destra per altri 5 anni.
Vorrei anche ribadire, che ogni ragionamento improntato sullo stabilire chi sia il candidato migliore tra i due, o chi abbia ragione, o chi dei due ne abbia di più è un diversivo inutile. Se si insiste ad utilizzare la categoria delle ragioni, o del merito, di ciascuno dei due candidati proposti dai rispettivi schieramenti, abbiamo già perso, e quindi non mi interessa. Oltretutto, se così fosse, sarebbe stato più logico, e semplice, far decidere i militanti e simpatizzanti. Ma neppure questo mi convince. Le primarie sono una buona cosa, certo, ma non concordo sul fatto che siano indispensabili. Oltretutto, anche il tempo per questi ragionamenti è scaduto, quindi inutile parlarne ancora (magari qualcuno ci ritornerà, con il senno di poi , dopo aver preso una bastonata).
Altro aspetto da archiviare è quello di fingere che si tratti di una questione quasi personale tra due soggetti che fanno a gara in ambizione. I giocatori veri, quelli che ci interessano sono i partiti e i movimenti che ruotano intorno alla galassia. Smettiamola di insinuare che Alessandra Todde si sia imposta di suo. Al massimo potrà aver offerto la propria disponibilità, ma chi ha il potere di proporre la sua candidatura sono soprattutto due partiti di rilevanza nazionale e rimangono loro i principali interlocutori.
La rappresentazione di due candidati che dovrebbero incontrarsi per risolvere l’inghippo a livello personale, è un’altra deformazione della realtà. Tutte distrazioni! Ed è anche per questo che mai confesserò – forse neppure a me stesso – quale dei due candidati (posto che li voterei entrambi senza turarmi il naso) eventualmente preferirei.
Smettiamola di fingere di trovarci di fronte ad una competizione sportiva dove siamo chiamati a far tifo per uno o l’altro dei perdenti.
Smettiamola, e chiediamo ai partiti ed ai movimenti, se siano disposti a discutere su un’aggregazione comune capeggiata da una nuova, o un nuovo candidato. Che ci dicano, con franchezza, perché mai questa possibilità non possa mettersi in pratica. Chi e cosa lo impedisca. Certamente non il tempo … Che ci dicano se hanno coscienza del fatto che, senza riaggregazione, parteciperemo ad una tornata elettorale priva di suspence.
Che capiscano l’umiliazione di tanti elettori che verrebbero chiamati alle urne, non con la speranza di un successo, ma solo per regolare qualche conto da retrobottega.
Almeno l’illusione di poter tornare a vincere, la speranza di poter salvare il poco di salvabile che ci rimane, ce la dovere lasciare. Almeno l’illusione. Almeno un poco di suspence.