Dissonanze

1 Marzo 2008

Marco Ligas

Sicuramente la sinistra non vive con slancio questa vigilia elettorale. Gli effetti dell’esperienza governativa appena conclusa si fanno sentire pesantemente: anche alcuni esponenti della Sinistra Arcobaleno manifestano delusione e sfiducia, ma non ne traggono le conseguenze, soprattutto non sanno mettersi da parte per favorire i ricambi nella direzione dei loro partiti. Così la nuova campagna elettorale costringe tutti ad accelerare, anche in modo artificioso, il processo unitario e a misurarsi con i cambiamenti profondi in corso nel Paese. E non sfugge l’impreparazione nell’affrontare questi nuovi compiti. L’ampiezza della crisi è accentuata dalle lungaggini con cui si preparano le liste e dalle resistenze che diversi parlamentari oppongono all’esigenza del rinnovamento. I propositi di aprire le liste ai movimenti, alle associazioni, al territorio rimangono ancora una volta esigenze astratte che si scontrano con atteggiamenti conservatori molto ben radicati e perciò difficili da sconfiggere. Molti dirigenti fanno così capire che l’impegno politico deve necessariamente esaurirsi all’interno delle istituzioni, sottovalutando l’importanza di un impegno nella società dove vivono e producono i lavoratori, dove operano le associazioni culturali e i movimenti nell’intento di rafforzare gli strumenti della democrazia partecipativa. Se osserviamo con attenzione ciò che succede nella nostra isola non possiamo non riscontrare una dissonanza tra l’attenzione dedicata alla formazione delle liste e quella riservata a situazioni pericolose che andrebbero contrastate con maggiore determinazione, a partire dalla difesa dei beni comuni che sistematicamente sono sottoposti ad attacchi concentrici. Proprio in queste settimane è in corso un tentativo di cementificazione della necropoli punica di Tuvixeddu. È unica in tutto il Mediterraneo e perciò è persino superfluo ribadire che deve essere tutelata da qualsiasi intervento che possa danneggiarla. Una recente decisione del Tribunale Amministrativo ha riaperto la possibilità del saccheggio. Prima una grave decisione del comune di Cagliari che ha autorizzato un intervento invasivo all’interno della necropoli, successivamente un errore della giunta regionale, al quale si cerca di porre rimedio riallineandosi al ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’, infine un eccesso di potere del Tar che non ha riconosciuto il primato del bene paesaggistico in materia di tutela: a causa di tutto ciò la necropoli rischia un danneggiamento irreversibile. Bisogna evitare che questo avvenga, con la massima tempestività e con tutti i mezzi consentiti perché l’impresa che ha vinto momentaneamente il ricorso è già pronta a riprendere i lavori.
Intanto nell’Isola cresce la preoccupazione per l’insicurezza e la precarietà del lavoro. In molte fabbriche continua lo stillicidio della cassa integrazione, della mobilità, dei licenziamenti e dei prepensionamenti. Ciò avviene nonostante, periodicamente, vengano sottoscritti tra le parti sociali accordi finalizzati alla prosecuzione delle attività produttive. Tutti sanno però che queste attività sono destinate alla interruzione definitiva: il mercato, lasciato a sé, ha le sue regole e spinge le imprese ad investire dove i costi del lavoro sono minori. Su questo terreno la sinistra deve dare prova di capacità di analisi e individuare risposte nuove. Non basta più rivendicare generici interventi finalizzati alla promozione di politiche attive per il lavoro o a garantire il cosiddetto reddito di cittadinanza. Serve qualcosa di più, servono proposte che indichino attività produttive più rispondenti ai bisogni delle persone e al tempo stesso capaci di garantire ai lavoratori una stabilità. Questa esigenza è tanto più necessaria perché in Sardegna la spesa pubblica pro-capite alla voce ‘lavoro’ è maggiore di quella del Mezzogiorno e di quella nazionale; ciò nonostante i risultati non sono positivi. Se, per esempio, il settore dei servizi è uno fra i più importanti dove investire occorre definire quali servizi offrire, anche attraverso il sostegno pubblico, a quali condizioni offrirli, e una volta per tutte valutarne i risultati perché possano essere corretti gli eventuali errori. Se la Sinistra Arcobaleno non si cimenterà su questi problemi rimarrà alla finestra, tanto più che gli altri (il Partito Democratico in testa) una risposta la danno, assumendo l’impresa come cardine della ripresa produttiva. Nel numero precedente del quindicinale abbiamo messo in evidenza la vicinanza tra Confindustria e Partito Democratico. Il patto che questi due soggetti hanno stipulato è stato rafforzato ulteriormente con l’ingresso nelle liste del PD di un teorico del binomio salari/produttività (Iachino). E come non bastasse è di questi giorni l’accusa che Veltroni ha rivolto alla Sinistra Arcobaleno di avere una concezione conservatrice sul lavoro. Secondo Montezemolo sarebbe ottocentesca, per Veltroni conservatrice: le distanze continuano a ridursi!
L’esigenza di un atteggiamento più propositivo è imposto anche dalla debolezza che mostriamo nella difesa dei valori. Non contrastiamo adeguatamente chi mette in discussione il principio della sovranità nazionale e perciò subiamo le decisioni di chi sostiene l’autonomia del Kosovo, anche se questa scelta avviene al di fuori del diritto internazionale. Grazie all’atteggiamento subalterno del nostro Governatore, ospiteremo il G8 che, a suo dire, darà lustro alla nostra isola perché la farà conoscere al mondo intero, come se non avessimo altre opportunità per ribadire il nostro diritto all’autonomia, al rispetto e allo sviluppo. Ma dobbiamo aggiungere che la Sinistra Arcobaleno, all’interno del Consiglio Regionale, non ha fatto assolutamente niente per contrastare questa decisione. Non elenchiamo altri ritardi, oggi è più importante ribadire la necessità di mantenere aperto un varco per condurre la lotta politica, e questa possibilità non può esserci se non attraverso una sinistra capace di assumere queste esigenze. Ma attenzione perché se non ci saranno, anche in queste settimane, segnali di marcia in questo senso il rischio che si corre alle prossime elezioni è duplice: o l’astensione o una scelta di ripiego verso il Pd.

10 Commenti a “Dissonanze”

  1. Andrea Pubusa scrive:

    Caro M.,
    il tuo giudizio e quello della Redazione sulla sentenza del Tar su Tuvixeddu è sconcertante perché la si definisce “grave” senz’alcuna argomentazione. Inoltre, non è la decisione a contenere un eccesso di potere, ma il provvedimento annullato della Giunta regionale, e lo contiene nella forma più grave: lo sviamento di potere, che vuol dire in buona sostanza che la Giunta afferma di voler tutelare il Colle e invece vuole soltanto consentire la realizzazione di un altro progetto, non acquisito dalla Giunta con una regolare procedura e dunque, sul piano giuridico, del tutto irrilevante ai fini dell’autoannullamento o revoca di quanto già disposto dalla Giunta medesima. Il Tar qui usa una terminologia severa più da giudice penale che da giudice amministrativo: parla di potere deviato. Ed allora perché non fare un’inchiesta sul finanziamento del progetto francese e come esso è pervenuto alla Giunta (posto che non c’è stata una procedura formale)? E quale compenso diretto o indiretto ai soggetti che hanno concorso in questa operazione?
    E’ sconcertante poi che nel n. precedente un vs. collaboratore (con qualche competenza sulla materia, essendo titolare della Cattedra di Diritto Amm. nel locale Ateneo) abbia espresso un’opinione tecnica sulla decisione e questa sia stata tenuta in non cale, senza alcuna argomentazione. Temo che con questa difesa acritica (più di Soru che dell’irripetibile Colle) Tuvixeddu, già votato alla distruzione, abbia i giorni contati.

  2. Gianni Loy scrive:

    Eppure attraversiamo una fase che potrebbe restituire chiarezza: meglio una possibilità di cedere il potere all’avversario che il rischio di aggrovigliati programmi impraticabili a causa di accordi improbabili tra la sinistra più radicale ed un centro spesso vocato alla destra. Forse questo rischio apre speranze per il futuro. Di fronte a tali possibilità sia il centro-sinistra che la sinistra, in Sardegna, ancora balbettano. Lo sport delle nomenclature dei partiti continua nel solco di un eterno referendum: pro o contro Soru?
    E non pochi intellettuali sacrificano energie ad una sorta di guerra santa in tal senso. Perchè Andrea, rispetto alla ampia e lucida riflessione di Marco Ligas, su temi profondi e inquietanti, raccoglie solo la questione della legittimità di un atto amminsitrativo? Sapere che Soru o i suoi consulenti abbiano sbagliato non mi fa regegredire di un millimetro sull’esigenza di tutelare, anche simbolicamente, un bene di tanta importanza. Non vogliamo sapere dove Soru ha sbagliato (personalmente, ed evitando accuratamente di farne un caso, mi sono dimesso dalla presidenza di un Ente quando non sono stato d’accordo…) vogliamo sapere quali sono le proposte che vanno nella direzione dei nostri obiettivi politici , inclusa evidentemente la salvaguardia del colle, e quali dirigenti politici possano credibilmente prometterci di realizzarli. Questo chiediamo ai partiti, e sulla base di queste risposte prenderemo le nostre decisioni.
    Gianni Loy

  3. andrea Pubusa scrive:

    Avete ragione Marco, Gianni e gli altri: oramai è conclamata e innegabile la mia pregiudiziale ostilità per Soru. Mi tormenta la notte e, di giorno, mi annebbia la vista. E’ questa ossessione a muovermi, non lo sport più praticato dai politici: l’illegalità, il fastidio per la legge. Bassolino, Loriero, il Nostro e gli altri, sono indagati o rinviati a giudizio? Nessun pregiudizio! Niente giustizialismo. Niente referendum pro o contra! Niente fantasmi! Affidiamo loro, fiduciosi, la tutela dell’ambiente, il risanamento delle Asl e la liberazione dalla monnezza.
    Secondo una sentenza l’Amministrazione dice di voler tutelare un colle e in realtà si propone di favorire un progetto piuttosto che un altro, se non intendo male colpire un’impresa in favore di qualcos’altro. Parla di poteri deviati? E’ grave (la sentenza, non quanto essa denuncia). E che è mai? Fottiamocene, dobbiamo occuparci dei punici.
    So che sono in preda alla mia ben nota ossessione, ma continuo a pensare che la tutela non possa essere disgiunta dall’esercizio legale e appropriato del potere politico e amministrativo. Ma ammetto che le mie sono armi spuntate e logore. Penso che chi è preposto alle pubbliche funzioni debba dare una risposta giuridicamente inattaccabile alla nostra ansia di tutela del Colle. Ma sò che il mio è cazzeggio giuridico. Beati voi che andate alla sostanza delle cose! Certo che essere privi di pregiudizi è un bel vantaggio! Affido a voi e al Presidente i nostri amati punici.

  4. Marcello Madau scrive:

    Che curiosa situazione: siamo accusati di essere, nello stesso tempo, a favore e contro Renato Soru. Sostanzialmente disinteressati all’imperativo categorico di schierarci pro o contro, proviamo ad elaborare una critica da sinistra che valorizzi le prospettive democratiche e segnali le rotture operate in tal senso. La storia di quasi undici mesi del ManifestoSardo lo mostra: lavoro, G8, Statutaria, beni culturali, parchi, biblioteche, tassa sul lusso. Con i contributi preziosi di tutti. Ora la questione Tuvixeddu (il sito meriterebbe una tutela anche più ampia di quella indicata dalla Commissione Regionale), che solo noi stiamo proponendo in un contesto complessivo, e reale, verso pratiche di confronto e azione democratica. Abbiamo ospitato come articoli redazionali dure critiche giuridiche e fanno parte del giornale: ma, oltre ad una sentenza nè intoccabile nè indiscutibile, c’è anche altro. E allora mi preoccupa che gli approfondimenti culturali creino resistenze, sarcasmi, contrarietà, con echi di forme vetero-comuniste, di categorie meccaniche di struttura/sovrastruttura dove la cultura (e l’ambiente) sono subordinate, meno importanti e, per riduzione, non importanti: della fabbrica ieri, della politica istituzionale oggi. Talora si percepisce l’onda lunga dell’invettiva sul ‘culturame’. Speriamo che sottolineare con contributi specialistici lo specifico di Tuvixeddu non abbia dato troppo fastidio. Ma se lo fosse, non potremo che esserne felici.

  5. Sandro Roggio scrive:

    Anche l’avv. Pubusa, proprio come un altro avvocato – che difende gli interessi di Coimpresa – scrive a proposito di Tuvixeddu che ci sarebbero, nell’atto di ampliamento del vincolo, fini diversi da quelli della tutela. E chiede: “quale compenso diretto o indiretto ai soggetti che hanno concorso in questa operazione?” E’ una brutta insinuazione che mi coinvolge insieme ad altri sette componenti della Commissione che hanno collaborato alla formazione di questa decisione ( che mischiando le carte si vuole far passare per i distruttori del Colle).
    Da questa accusa ci difenderemo; e non sarà difficile data la chiarezza dei documenti prodotti, apprezzati da stimati studiosi delle due Università sarde. Non ci sono argomenti per sostenere che la Commissione abbia voluto consentire manomissioni alternative di Tuvixeddu da parte di chicchessia. Quello che si può e non si può fare è nelle disposizioni di tutela con allegata cartografia (pubblicate nel sito della Ras) che valgono per tutti, nessuno escluso.
    Da anni mi occupo di difesa del territorio e non è la prima volta che le mie iniziative vengono direttamente e indirettamente prese di mira con infami tentativi di delegittimazione e con minacce.
    Sono dispiaciuto di essere fatto oggetto di accuse che penso di non meritare. Ma così è. E d’altra parte sono abituato alle durezze del dibattito: non mi impressiono di fronte alla lotta politica anche quando sconfina in modi irragionevolmente offensivi (e ossessivi ?).

  6. Tonino Dessì scrive:

    No Marcello, non ci sto proprio. E’ la redazione che non solo dice: “il punto è la tutela del colle, non la critica a Soru”, ma anche che chi critica Soru non vuole tutelare il colle. Addirittura i giudici del TAR sarebbero rei di avere, censurando il mezzo (l’azione dell’amministrazione regionale), in realtà posto in discussione il fine. Ho fatto troppa indigestione di veterocomunismo per non sentire echi di qualcosa che ho subito per anni. Per me nessun fine giustifica mezzi aberranti: anzi, l’uso di questi mezzi costituisce sempre un’eversione del fine. A Gianni Loy pertanto obietto che nessuno di noi ha indetto un referendum pro o contro Soru: nutro sufficienti speranze che arriveremo alle prossime elezioni regionali con questo problema risolto. Resterà però in capo a tutti noi (perchè noi abbiamo avallato, almeno all’esordio, questa esperienza e non ce la caveremo per il solo fatto di averne preso le distanze quando era troppo tardi) rendere conto di una forma di gestione della cosa pubblica che a tanti, sempre più, appare disastrosa. Sulle esperienze di governo nelle quali noi, sinistra e centrosinistra, siamo coinvolti, si giocheranno in parte le prossime elezioni. E il giudizio sulle proposte politiche e sulle candidature presenti e future non può essere (e, a prescindere da noi, non sarà) disgiunto dall’esigenza di un nuovo corso, nella cultura e nelle persone, che io auspico il più lontano e diverso possibile da una vicenda quantomeno inquietante.

  7. Marcello Madau scrive:

    Sono io che non ci sto più, caro Tonino. Anche noi, siccome non abbiamo lesinato critiche a Renato Soru, non vogliamo tutelare Tuvixeddu? Mi spiace dirlo, ma sostenere che questa redazione dice che “chi critica Soru non vuole tutelare il colle” consuma ogni possibilità di dialettica onesta per quanto aspra.

  8. Andrea Pubusa scrive:

    Non capisco a cosa alluda Roggio e perché si senta chiamato in causa da me. Io sulla vicenda non so nulla, salvo ciò che emerge dalla decisione. Pongo la necessità di capire se quanto dice (e cioè che la Regione non ha agito per difendere il Colle, ma per realizzare un altro progetto) è vero e se sì quali sono gli interessi in gioco. Qui vedo uno scontro fra interessi forti su Cagliari. E’ così? Non lo è? Ecco una materia d’inchiesta. E poi: come salta fuori il progetto francese? La sentenza dice che è fuori procedura. E’ o non è vero? E quale insinuazione c’è nel chiedere dei compensi? Molti sono dovuti. Che male c’è saperlo?
    La mia critica a M. e alla Redazione nasce dal fatto che una sentenza si critica con argomenti che mettano in luce l’erroneità dei presupposti o del ragionamento. Non si può dire che una sentenza è “grave” o è inficiata da “eccesso di potere” senza spiegare perché. Se no, senza accorgercene, cadiamo nell’opinione secondo cui i giudici quando fanno sentenze che non ci aggradano, lo fanno con secondi fini, con scopi politici. Tenete conto che sono gli stessi giudici che in altre decisioni hanno addirittura elogiato l’operato della Giunta.
    Per il resto è bene, non alzare i toni: siamo tutti per la tutela del Colle, non per farlo distruggere dall’uno (Coimpresa) piuttosto che dall’altro (progetto francese e chi c’è dietro). Ma bisogna farlo bene e secondo diritto. Non lo tutela chi lo fa male e illegittimamente. E’ grave dire questo?

  9. Tonino Dessì scrive:

    Marcello, io mi baso sulle cose scritte. Basta rileggersele. Se poi è sfuggita la mano, basta ammetterlo. Io sono partito dal segnalare appena un disagio su un’affermazione redazionale, circa la gravità della sentenza del TAR, della quale attendo ancora di conoscere le ragioni. Sono rimasto colpito dall’affermazione che un collegio giudicante avrebbe emesso una sentenza viziata da “eccesso di potere”: un’ipotesi del genere comporterebbe non solo l’annullamento della sentenza perchè infondata, ma anche l’apertura di un procedimento disciplinare e persino penale a carico del collegio stesso. Ho segnalato che trovavo imprudente quell’affermazione. Quel che ne è seguito è, per così dire, agli atti. Ci sollevi da un clima greve una rassicurazione: il Consiglio di Stato, come prevedo nei miei interventi che nessuno della redazione si è preso la briga di leggere per il solo fatto che sono ospitati in un sito sgradito, concederà quasi certamente alla Regione la sospensione cautelare della sentenza del TAR Sardegna, sulla base dell’ineccepibile motivazione formale che lo stato dei luoghi non deve essere alterato prima della pronuncia definitiva in ultimo grado. Io non sosterrò che il Consiglio di Stato avrà adottato una decisione “grave”. Non sosterrò nemmeno che lo stallo che ne deriverà sia addebitabile a un’ intenzione perversa. Tutti avremo fin troppo tempo per discutere ancora su come tutelare Tuvixeddu. Et de hoc satis.

  10. Marco Ligas scrive:

    Cari amici e cari compagni,
    rispettando le norme redazionali, con questo intervento preferiamo chiudere la fase attuale dei commenti. Non la riteniamo positiva perché siamo convinti che si possano esprimere opinioni molto lontane tra loro ma, al tempo stesso, rispettose dei giudizi degli altri. E così non è stato.
    Riteniamo che il centro del problema che abbiamo a lungo discusso sia la tutela, attraverso gli strumenti consentiti, dell’area di Tuvixeddu contro le destinazioni distruttive (tutte!). Con questa affermazione non ci sembra di separare i mezzi (cattivi) dai fini (giusti).
    Il giudizio che abbiamo espresso sull’eccesso di potere da parte del TAR è motivato, a nostro parere, dal mancato riconoscimento del primato del bene paesaggistico in materia di tutela. Non è così che recita il codice Urbani? Diamo una spiegazione parziale o scorretta? Può darsi, a noi non sembra. Questa posizione non esonera nessuno da eventuali colpe o responsabilità nella gestione del governo della Regione.
    Non abbiamo mai sostenuto che chi critica Soru non voglia tutelare Tuvixeddu. Non riusciamo neanche a capire come si sia diffuso questo convincimento, comunque questo binomio non ci appartiene.
    Siamo sorpresi nel notare, rispetto all’insieme dei problemi che abbiamo affrontato nell’ultimo numero del quindicinale, che sia stata la sentenza del TAR a monopolizzare l’attenzione. Non c’è un’anomalia in questo dibattito, o qualcos’altro che non è stato espresso in modo comprensibile?

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