Benvenuti
1 Aprile 2016Aristidis Baltas
Nell’ambito della nuova campagna greca dal titolo Benvenuti, lanciata in favore dei profughi, il ministro greco della Cultura, Aristidis Baltas, ha inviato la settimana scorsa una lettera aperta agli intellettuali di tutto il mondo chiedendo loro un gesto di solidarietà e di sostegno. (Red)
Mi rivolgo a voi, artisti e intellettuali di tutto il mondo, dalla Grecia, un Paese in cui sono intrappolati i rifugiati ogni giorno di più. E questo perché alcuni Paesi europei hanno chiuso le loro frontiere, rifiutando anche di garantire loro un passaggio sicuro verso una destinazione dove sarebbero accettati per vivere.
Mi rivolgo a voi dalla Grecia della crisi. Un Paese i cui abitanti sono vittime dell’austerità, soffrono di disoccupazione e di povertà e vivono un presente difficile e un futuro incerto. In un’Unione europea che sta attraversando la sua seconda grande crisi. Una crisi politica questa volta. O forse, esistenziale.
Tuttavia, i greci – benché vittime dell’austerità – fanno tutto il possibile per soccorere i rifugiati e migranti. Le vittime di guerra e di estrema indigenza. I dannati della nostra terra. Per soccorrerli in tutti i modi possibili. Con generosità e altruismo. Spesso offrendo quel poco che hanno, nonostante le loro scarse risorse. Perché la Grecia ha vissuto lo sradicamento. Ma anche perché su questo suolo il rispetto e l’accoglienza dello straniero è un dovere etico fin dai tempi antichi. La Grecia rimane la terra di ospitalità. “Metti sul tavolo un piatto di più”, non abbiamo mai smesso di cantare.
L’anima della Grecia è sempre stata la sua cultura. Voi, artisti e intellettuali di tutto il mondo, lo sapete molto bene. E lo sapete perché studiate il suo patrimonio culturale che è anche la vostra eredità. Lo sapete perché esercitate la vostra arte, in quanto che essa si trova in tensione permanente con questa eredità. Lo sapete perché avete sfiorato in diversi modi le attuali espressioni di questa cultura.
Le frontiere chiuse impongono alla Grecia di portare sulle spalle il peso del mondo. L’onere derivante dalla guerra e dalla povertà estrema, di cui la Grecia non ha alcuna responsabilità. Eppure, la Grecia ha assunto questo fardello. Volontariamente. Obbedendo all’antico imperativo etico. Dimostrando, e nello stesso tempo modellando, le sue attuali qualità morali. E salvando l’onore del mondo.
Però la Grecia è un piccolo Paese e questo carico è così difficile da sostenere. Né lo Stato né il popolo greco sono in grado di portare il peso da soli.
È per questo motivo che mi rivolgo a voi, artisti e intellettuali di tutto il mondo. A voi che sapete molto bene che l’uomo non può vivere di solo pane. A voi che sapete molto bene che, anche in condizioni di estrema povertà, anche di fronte alla morte, l’uomo non smetterà di cantare una canzone, di tracciare un disegno, di fare due passi di danza, di ricordarsi o scrivere qualche verso di poesia.
Mi rivolgo a voi, perché potete trasmettere e diffondere questa conoscenza in tutto il mondo. Per scuotere la coscienza globale. In mille modi. Quelli che la vostra creatività inventerà. Dimostrando a tutti che il peso del mondo appartiene a tutti. Così come il suo onore.
Mi rivolgo a voi, artisti e intellettuali di tutto il mondo, perché con le vostre creazioni e riflessioni state formando, ad ogni momento, la coscienza del mondo. Date forma a quel valore intangibile che salva la memoria dell’umanità e garantisce la continuazione della sua storia.
Molti di voi l’hanno già fatto. Molti di voi hanno già parlato. Purtroppo, la nostra -e anche vostra- poetessa Kiki Dimoula esorta tutti noi: ‘Parla. Dì qualcosa, qualsiasi cosa. Ma non stare lì come un’assenza d’acciaio’. Tutto come il nostro -e anche vostro- Giorgos Seferis ci ricorda: ‘La tua vita è tutto quello che hai dato’.
Nella foto: Aristide Baltas, ministro della cultura del governo Tsípras, foto di Stefania Mizara