Biblioteca Satta: un lungo stato di crisi
16 Marzo 2012Red
Quando, appena dopo le 13 dell’ultimo giorno disponibile, l’on.le Carlo SaintJust ha postato la notizia dell’accordo raggiunto in Regione che avrebbe salvato la Satta, il tempo si è fermato per un attimo. Si è fermato per un attimo per il popolo di Facebook, 3600 iscritti in 3 giorni; per la Commissaria del Consorzio, Vannina Mulas e per il direttore Tonino Cugusi, che chiedono smobilitazioni annunciando la vittoria di popolo senza pensare che un partito virtuale rifugge le gerarchie. Quei 400.000 euro in tre anni ci sono per legge ed evitano il dissanguamento di un ente in grosse difficoltà. È stata una vittoria? No, è stato l’echeggiare del gong alla fine dell’ennesimo round tra il Consorzio Satta, la Regione e gli enti proprietari, la Provincia e il Comune di Nuoro. Questa è una crisi strisciante che dura da almeno 15 anni, in metastasi almeno dal 2001, quando Francesco Licheri, Presidente della Provincia, esprime la necessità di intensificare i servizi nel territorio anche perché, rispetto alle quote di partecipazione, la città capoluogo riceve troppo rispetto agli altri comuni consorziati. In questo periodo, e formalmente anche oggi, la Satta appartiene per il 40% alla Provincia, per un altro 40% al Comune di Nuoro; le due Comunità Montane del Nuorese e delle Baronie si spartiscono il restante 20 %.
Sul suo esplicito obiettivo Licheri dichiara la disponibilità dell’amministrazione provinciale a offrire ingenti risorse.Una proposta che, se venisse fatta oggi, sarebbe la manna. Pensa a un sistema provinciale di diretta emanazione della Provincia, in un periodo in cui le Province, anziché rischiare l’estinzione come oggi, si stanno moltiplicando e vogliono fagocitare il maggior numero di comunità di confine. Il Consiglio Direttivo della Satta fa resistenza, non vuole rinunciare al suo status di enclave politica e amministrativa e rivendica i suoi quarti di nobiltà organizzando un Forum regionale alla presenza del gotha della politica culturale regionale del periodo. In quell’occasione il giovane assessore alla cultura del Comune di Nuoro Roberto Deriu dirà che il sistema provinciale sta già nell’esistente, perché ricompreso nei limiti territoriali delle nuove province; adeguare gli ambiti di intervento sembra facile. Ma non succede niente. I momenti di reale difficoltà iniziano quando in regione la Presidenza Soru mette mano al riassetto della macchina regionale e al sistema degli enti locali. Le comunità montane vengono soppresse e i relativi contratti e compartecipazioni vengono assegnati agli enti territoriali superstiti. Il destino di quello del Consorzio Satta non viene esplicitato e così, al bilancio storico del Consorzio, iniziano a mancare € 96000 l’anno derivanti dalle quote di partecipazione dei due enti soppressi. Il Comune e la Provincia, che pure diventano i due soli proprietari dell’ente, accusano l’amministrazione regionale e chiedono che si faccia direttamente carico delle quota mancante. Il rischio di dissesto finanziario si somma a quello istituzionale.
È il caos: agli appelli del Consorzio si sommano le proteste degli enti locali, in un drammatico gioco di alleanze variabili, accuse incrociate, mancanza di assunzione di responsabilità in cui tutti affermano le proprie ragioni Per il primo anno la Regione pone rimedio garantendo, con un’incomprensibile delibera di giunta, la copertura della cifra mancante. Nel luglio del 2007 il Consiglio Provinciale approva, finalmente, una delibera per la creazione di un sistema bibliotecario e archivistico provinciale diretto dalla biblioteca Satta, ma, solo due mesi dopo, il Presidente del Consorzio, Priamo Siotto, lancia l’allarme: oltre le quote delle comunità montane soppresse mancano 111.000 della Provincia, che non ha provveduto al versamento di tutto il contributo. Il rischio è ora il commissariamento dell’ente. I dipendenti del Consorzio, a 48 ore dal comunicato del presidente, escono sulla stampa locale con un documento durissimo contro i propri vertici per la mancanza di progettualità e per l’urgenza di una trasformazione istituzionale e di servizio dell’ente. Parlano di “eutanasia della biblioteca”, di patto da riscrivere. Il direttore Tonino Cugusi replica con una frase altrettanto dura :”Niente di più falso”.
Lo stesso giorno la Provincia, ora presieduta proprio da Deriu, garantisce la rapida erogazione del dovuto. Per quanto riguarda la trasformazione dell’ente continua a non succedere niente, nonostante la legislazione sugli enti locali di fatto non ammetta più l’esistenza di un ente che abbia lo Statuto del Consorzio Satta.
Ma il gong suona un’altra volta e i toni si abbassano. Il 22 maggio 2008 è invece il consiglio comunale di Nuoro che invita il sindaco e il presidente della Provincia a occuparsi del problema “Satta”, all’unanimità e dopo l’audizione dei rappresentanti del consorzio Nel febbraio del 2009 i dipendenti della biblioteca lanciano un nuovo allarme, chiedono la trasformazione del Consorzio, il rilancio dei servizi, la valorizzazione delle professionalità, la certezza dei finanziamenti. L’assessore comunale alla cultura minimizza e parla di intervento avventato. L’”avventato gruppo” non digerisce la risposta, apre il suo primo gruppo su facebook e una mail dedicata, trova sponda tra utenti e intellettuali e cerca un contatto istituzionale serio: nel giro di pochi giorni il Presidente Deriu convoca un incontro con i dipendenti della biblioteca. La situazione sembra sbloccarsi perché Deriu affida in maniera esplicita al gruppo la redazione di un piano provinciale per i servizi bibliotecari da sottoporre alla sua attenzione.
Il piano viene preparato in poche settimane, il Presidente ne approva il contenuto. Di nuovo il gong. Come era prevedibile, nei mesi successivi, la situazione precipita: Priamo Siotto, che in precedenza, con tutto il consiglio direttivo del consorzio, aveva rinunciato all’indennità a causa della situazione di bilancio, si dimette dalla carica di Presidente del Consorzio adducendo motivi personali. Viene sostituito dal Consigliere anziano Giovanni Piga, che guida l’ente per breve tempo e in un periodo difficilissimo. Alla fine del 2010 anche Giovanni Piga finisce il suo mandato. La norma e la situazione istituzionale della biblioteca rendono improponibile la nomina di una nuova assemblea, anche perché sono soppressi due enti proprietari su quattro.
Ma lo Statuto, ancora fermo alla sua versione del 1982, parla chiaramente di un’assemblea con 12 componenti, tre per ogni ente proprietario.
Sarebbe l’occasione inevitabile per trasformare l’ente, ma il Comune e la Provincia non rinunciano a un immobilismo che ormai sfiora il grottesco. La soluzione è il commissariamento straordinario e la conseguente nomina di Vannina Mulas, ex consigliere regionale ed ex sindaco di Dorgali.
Oggi, dopo quindici mesi e nessuna trasformazione, si apprende dai quotidiani che anche l’esperienza del commissario straordinario deve essere considerata conclusa. Suona ancora il gong, inizia un altro round: fuori i secondi!